lunedì 13 novembre 2017

Papa Albino Luciani diventa venerabile


Martedì il Congresso dei cardinali decreterà le “virtù eroiche”. Per la beatificazione si vagliano due guarigioni miracolose


di Francesco Dal Mas
05 novembre 2017





CANALE D’AGORDO. Il 7 novembre, martedì prossimo, il Congresso dei cardinali e dei vescovi coinvolti nel processo di beatificazione di Papa Luciani voterà il decreto per il riconoscimento delle virtù eroiche di “don Albino”, come lo chiamano ancora al suo paese natale. Spetterà, quindi, a Papa Francesco l’attesa firma. I teologi, come è noto, hanno già proceduto in questo senso, ancora lo scorso giugno. Dopo l’atto del pontefice, Luciani diventerà venerabile. Il che potrebbe accadere, come ha auspicato anche il vescovo di Belluno monsignor Renato Marangoni, entro l’anno.

Bisognerà, invece, attendere per la conclusione della causa di beatificazione. È infatti necessario un miracolo, e che sia accertato come tale. Quindi ci vuole un altro processo. Sono due i casi di guarigione straordinaria sotto esame. Uno già sottoposto a causa diocesana ad Altamura, in Puglia; un altro in via di conclusione. Siccome, però, la postulazione ha a disposizione altre segnalazioni, potrebbero maturare ulteriori indagini. A Canale d’Agordo, l’intera comunità si augura che anche questo capitolo possa concludersi entro il 40° anniversario dell’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio. 

Intanto la vicepostulatrice, Stefania Falasca (il postulatore è il cardinale Beniamino Stella di Pieve di Soligo, che ha avuto Luciani come vescovo a Vittorio Veneto) ha dato alle stampe un libro intitolato “Papa Luciani, cronaca di una morte”, (edizione Piemme), con prefazione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che certifica, sulla base della documentazione autentica e dei riscontri, le circostanze naturali della morte del pontefice. Ovvero, Luciani è morto d’infarto nella tarda serata del 28 settembre 1978. Il suo decesso venne certificato dal medico Renato Buzzonetti, la mattina del 29. Il 12 maggio 2009, a Trento, la Postulazione raccolse la testimonianza di suor Margherita Marin, che è stata fra le prime a vedere il papa morto. 

Ecco il suo racconto così come lo raccolse Stefania Falasca. «Verso le 5.15 di quel mattino, come ogni mattino, suor Vincenza aveva lasciato una tazzina di caffè per il santo Padre in sacrestia, subito fuori dell’appartamento del Papa, davanti alla cappella. Il santo padre uscendo dalla sua stanza era solito prendere il caffè in sacrestia prima di entrare nella cappella a pregare. Quella mattina, però, il caffè rimase lì. Passati circa 10 minuti, suor Vincenza (Taffarel, ndr.) disse: “Non è ancor uscito? Ma come mai?” Io ero lì in corridoio. Così ho visto che ha bussato una volta, ha bussato di nuovo, non ha risposto… Ancora silenzio, allora ha aperto la porta e poi è entrata. Io ero lì, mentre lei entrava rimasi fuori. Sentii che disse: santità, lei non dovrebbe fare di questi scherzi con me. Poi mi chiamò uscendo scioccata, entrai allora subito anch’io insieme a lei e lo vidi. Il santo padre era nel suo letto, la luce per leggere sopra la spalliera accesa. Stava con i suoi due cuscini dietro la schiena che lo tenevano un po’ sollevato, le gambe distese, le braccia sopra le lenzuola, in pigiama, e tra le mani, appoggiate sul petto, stringeva alcuni fogli dattiloscritti, la testa era girata un po’ verso destra con un leggero sorriso, gli occhiali messi sul naso, gli occhi semichiusi… sembrava proprio che dormisse. Toccai le sue mani, erano fredde, vidi e mi colpirono le unghie un po’ scure». 

Alla domanda se avesse visto qualcosa fuori posto, suor Margherita ha risposto di no. «Niente di caduto a terra, niente di scomposto che potesse far pensare a un malore di cui si fosse accorto». Le due suore chiamarono i segretari personali di Luciani e questi fecero arrivare i più stretti collaboratori, primo fra tutti il medico Pietro Buzzonetti. A vestire Luciani provvide, tra l’altro, l’aiutante di camera Angelo Gugel, di Miane, che in questi 40 anni non ha mai detto neppure una virgola su Luciani e sugli altri papi di cui è stato a servizio. «Ricordo l’andirivieni dei prelati, ricordo che andavano avanti e indietro nel corridoio e sentii che non sapevano come fare a dare al mondo la notizia – si legge ancora nell’interrogatorio – che il Papa, che in poco tempo aveva conquistato tutti, era morto così, tanto che solo due ore dopo, da quando noi suore l’avevamo rinvenuto, diedero la notizia ufficiale». 

Suor Margherita accenna alla visita di una nipote di Luciani. «Una ragazza giovane, si fermò in disparte e pianse con suor Vincenza». Padre Magee «ci disse di prendere alcuni effetti personali del santo padre. A suor Vincenza diede gli occhiali, le pianelle ed altri oggetti, io tenni con me la sua radiolina che conservo come una reliquia». 

Gli occhiali si trovano oggi al museo di Canale. Uno dei breviari di Luciani, come si ricorderà, è stato trasformato, in occasione dell’apertura della causa diocesana di beatificazione in reliquia. L’allora vescovo Vincenzo Savio volle donare una pagina del breviario a ciascun prete della diocesi. Alla domanda di Falasca se qualcuno avesse intimato alle suore di dire questo o quello in merito alla morte del papa, Marin ha fatto sapere che padre Magee invitò le suore a non dire che erano state loro a trovarlo morto, «perché avevano deciso di dire che erano stati i segretari a trovarlo per primo». 

Quanto ai fogli che Luciani aveva in mano, suor Marin non li lesse, ma ha riferito di aver sentito che erano di preparazione dell’udienza del mercoledì. Riferendo di ricordi successivi alla permanenza in vaticano, suor Margherita ha raccontato: «Dopo che ritornai nella comunità di Vittorio Veneto, ricordo che mi chiamò al telefono il vescovo di Belluno, mons. Ducoli. Era molto addolorato e mi chiese di dirgli come veramente il papa fosse stato trovato, se era a terra, caduto in qualche modo. “No, eccellenza”, gli dissi, “guardi che il santo padre era nel suo letto, l’abbiamo visto morto, e non aveva neanche una piega”». Il volume di Stefania Falasca rende pubblici i documenti medici, finora segreti, che certificano la morte per infarto. Il dottor Renato Buzzonetti, medico vaticano e il dottor Antonio Da Ros, medico curante di Luciani a Vittorio Veneto e a Venezia, scrivono di cardiopatia ischemica da aterosclerosi coronarica. Da Ros, che ancora risiede a Vittorio Veneto, non ha mai voluto entrare nel merito delle polemiche sulla morte. Dalla documentazione emerge che la sera del decesso, Giovanni Paolo I ebbe un dolore che è continuato per oltre 5 minuti. Un dolore che Luciani aveva già patito in precedenza e che riteneva di natura reumatica. 




martedì 29 agosto 2017

Iter per Papa Luciani beato „Papa Luciani potrebbe diventare presto beato, Parolin: "Con un miracolo tempi brevi"

Iter per Papa Luciani beato

L'iter per la canonizzazione dell'ex Pontefice e patriarca di Venezia è aperto. Il segretario di Stato Vaticano: "Speriamo che Giovanni Paolo I possa arrivare agli onori degli altari"

La redazione

28 agosto 2017 18:16




"Speriamo fortemente che Giovanni Paolo I possa arrivare agli onori degli altari. Voi pregate anche per questo". Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, si è rivolto ai giornalisti che gli chiedevano degli sviluppi della Causa di beatificazione di Papa Luciani. A margine della presentazione di una rivista sui soggiorni in Cadore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Parolin ha aggiunto che "una volta approvato il decreto sull'esercizio eroico delle virtù cristiane, se c'è il miracolo credo che alla conclusione della Causa non mancherà molto. Il requisito è il miracolo. Credo che ci sia già qualche cosa. Se il miracolo verrà approvato si procederà in tempi brevi".
MIRACOLO AL VAGLIO

Uno dei patriarchi più amati dai veneziani potrebbe presto diventare beato, il primo passo verso la santificazione. Albino Luciani, da Canale d'Agordo, potrebbe nel tempo allungare l'elenco dei santi veneti, sempre che il suo secondo miracolo, al vaglio della Congregazione per le Cause dei Santi, sia ufficializzato. Si tratterebbe di un evento che si sarebbe verificato in Sud America. 
IL "PAPA DI SETTEMBRE"

Papa Giovanni Paolo I è stato il 263esimo vescovo di Roma, l'ultimo di nazionalità italiana. Fu eletto il 26 agosto 1978 e il suo pontificato fu tra i più brevi nella storia della Chiesa cattolica: la sua morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro. A lui è stato dedicato un museo, situato in un edificio seicentesco a fianco della Pieve di Canale d'Agordo, suo paese natale. Venne nominato patriarca di Venezia il 15 dicembre 1969, per poi diventare Papa 9 anni più tardi.





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Papa Albino Luciani “beato” - Prima di Savio ci provò Ducoli


Lo ha rivelato l’arcidiacono di Agordo, monsignor Giorgio Lise che fu segretario dell’allora vescovo In ricordo di Giovanni Paolo Primo volle erigere anche un centro pastorale in Costa d’Avorio 

di Francesco Dal Mas

28 agosto 2017



BELLUNO. Il processo di beatificazione di Papa Luciani che si avvia a conclusione, e che è stato avviato nel 2003 dall’allora vescovo Vincenzo Savio, era stato tentato ancora a metà degli anni ’80 dal vescovo dell’epoca, Maffeo Ducoli. Lo rivela, nel quinto anniversario della morte di Ducoli – 28 agosto 2012 – il suo segretario, mons. Giorgio Lise, oggi arcidiacono di Agordo. 

«Per Papa Luciani, di cui il vescovo Maffeo aveva avvertito la fama di santità presente nel popolo di Dio, aveva cercato – appena passati i 5 anni canonici dalla morte – di avviare il processo di beatificazione, senza peraltro riuscirci. Impegno ripreso poi da mons. Vincenzo Savio nel 2003. Come Postulatore diocesano, in una intervista parlavo dei tempi di attesa per il riconoscimento della virtù eroiche: 10/15 anni. Siamo a tiro! Speriamo che tutto proceda per il meglio…». 

Forse pochi ricordano che in ricordo di Papa Luciani, mons. Ducoli volle erigere in Africa, diocesi di Grand-Bassam in Costa d’Avorio, un Centro pastorale intitolato proprio a “Jean Paul I”. Ma Ducoli si è adoperato di far memoria del Papa di origine bellunese anche con il Centro Papa Luciani di Col Cumano. 

«Le opere di Dio si fanno sempre con la collaborazione di tutti e, comunque, sono frutto primario della divina Grazia» è una delle frasi che il vescovo morto 5 anni fa a Verona, dopo essere stato vescovo di Belluno per 20 anni, usava per stimolare alla collaborazione in ogni circostanza. 

«In realtà tante sono le opere che egli ha realizzato con la collaborazione di persone ed Enti ai quali prospettava in maniera chiara progetti e obiettivi di quello che aveva in mente di realizzare» ricorda Lise. Oltre che il Centro Papa Luciani, ecco il Santuario del Nevegal. Ma non è da dimenticare l’impegno per il Villaggio “San Paolo” al Cavallino («ricordo tra l’altro i viaggi a Roma per salvarlo quando si stava prospettando la possibilità che venisse “incamerato” dallo Stato in quanto costruito su terreno del demanio»), come pure l’incoraggiamento per l’ammodernamento della Casa di San Marco di Auronzo. L’ultima sua opera, seguita con passione anche dopo il ritorno della “sua” Verona, è stato il Santuario del Nevegal dedicato all’Immacolata (Giovanni Paolo II il 30 agosto 1992 benedisse la statua a Domegge). 

«A chi – come me – gli chiedeva perché si impegnasse in un’opera così ardua e anche contestata, rispondeva facendo capire che la chiesa di pietre è un bene che resta, consegnato alle generazioni future, destinato ad impreziosire per secoli la storia, oltre che il patrimonio spirituale e culturale di una intera comunità di credenti». 

In questa estate in più occasioni e luoghi è stato celebrato il trentennale della prima vacanza di Giovanni Paolo II in Cadore (1987). «Penso di poter dire che solo da una mente sempre fervidamente in attività poteva nascere questa idea (poi realizzata) di portare nella nostra Provincia il Papa per una vacanza (la prima ma non l’ultima) – è di nuovo il ricordo di Lise –. In quell’anno e in quelli seguenti sono sorti momenti irripetibili per la nostra diocesi: le “udienze” a Lorenzago”, l’incontro da vero “buon pastore”con la popolazione di Costalta, la messa in Val Visdende, la visita al cimitero del Vajont a Fortogna, l’incontro con migliaia di persone al Centro Papa Luciani, i tanti incontri non programmati con le più svariate categorie di persone nei boschi, tra le nostre montagne o vicino a Rifugi alpini. Personalmente, mi piace pensare che la visita pastorale di Giovanni Paolo II alla nostra diocesi, il 26 agosto 1979, anche questa voluta pervicacemente da mons. Ducoli (ad una prima richiesta – penso di poterlo dire visto che i protagonisti non ci sono più – gli fu risposto: “figurarsi se il Santo Padre viene a Belluno…. ”), sia stata quasi una “premessa” a quelle che avrebbe fatto successivamente». 

Ducoli è ricordato per le opere “materiali”. Tuttavia chi gli è stato vicino conosce il suo impegno per il rinnovamento della catechesi, per la liturgia, per la crescita della spiritualità, per la formazione di laici e sacerdoti, per la cultura. «Allora, penso che il Vescovo Maffeo, per quanto ha donato al popolo di Dio nei suoi venti anni di ministero a Belluno-Feltre – conclude il suo segretario –, meriti certamente di ricevere da quello stesso Popolo la gratitudine più sincera e duratura». 




«Il papato era un peso troppo grande»

La testimonianza su papa Luciani del cardinale Giovanni Battista Re a lungo prefetto della Congregazione dei vescovi 





26 agosto 2017

CANALE D’AGORDO. Oggi pomeriggio, alle 16, nella chiesa arcipretale di Canale, la celebrazione per i 39 anni dell’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio e ritorna il tema delle condizioni di salute di Giovanni Paolo I, che morì dopo soli 33 giorni. È di ieri la testimonianza del cardinale Giovanni Battista Re, per lungo tempo autorevole prefetto della Congregazione dei vescovi. «Volle incontrarmi, mi disse che considerava il Papato come un peso troppo grande», ha detto Re, che in un’intervista fa sapere anche che Paolo VI era intenzionato a dare le dimissioni, come fece anni dopo Benedetto XVI. C’è chi, ieri, ha immaginato che anche Luciani fosse intenzionato a presentarle. Mai, però, è emersa un’eventualità del genere, anche perché il “papa del sorriso” non ebbe neppure il tempo di rendersi puntualmente conto di quanto la responsabilità fosse davvero stressante per un fisico fragile come il suo. 

A Vittorio Veneto è ancora vivo il medico personale di Luciani, Antonio Da Ros, ma questi non ha mai violato il riserbo che si era imposto sullo stato di salute dell’illustre assistito. Oggi, dunque, la memoria di un pontefice che già tutti, qui a Canale, pregano come fosse già agli onori degli altari. Sarà il vescovo monsignor Renato Marangoni a presiedere la solenne concelebrazione e a ricordare ancora una volta la figura e l’opera del candidato alla beatificazione. 

«La causa di canonizzazione di Giovanni Paolo I è giunta ormai alla sua fase finale – puntualizzava a suo tempo la rivista Humilitas del Centro Papa Luciani, per la penna di Stefania Falasca, dell’Ufficio postulazione –. Si avvia infatti all’esame di giudizio conclusivo da parte degli organi collegiali della Congregazione delle cause dei santi per la proclamazione delle virtù. Si chiude così la fase romana del processo sulla vita, le virtù e la fama di santità di Albino Luciani, che si era aperta il 13 giugno 2008, dopo che erano pervenuti a Roma gli atti dell’Inchiesta diocesana svoltasi dal 2003 al 2006 nella diocesi di Belluno-Feltre». 

La Positio, quindi tutta la documentazione, è stata completata. L’ha stampata e rilegata in cinque volumi per oltre 3600 pagine complessive la Tipografia Piave di Belluno, quella stessa in cui Albino Luciani collaborò, durante gli anni bellunesi, per le colonne del settimanale diocesano L’Amico del Popolo e dove nel marzo 1950 fece stampare la sua tesi dottorale. 

Sulla Positio devono ora esprimersi collegialmente con voto due sessioni di esami: quella del Congresso dei teologi e quella del Congresso dei vescovi e cardinali. L’iter di giudizio finale si chiuderà con il decreto sancito dal Papa per la proclamazione delle virtù. 

«Attendiamo pertanto con fiducia questo felice esito e che dunque presto Albino Luciani sia dichiarato “Venerabile”», si dice ora al Centro Papa Luciani. «Per quanto riguarda casi di presunte guarigioni miracolose per intercessione del servo di Dio Albino Luciani, che sono trattate con processi distinti – si ha modo di leggere ancora in Humilitas –, fino ad oggi si registra il solo caso per il quale – tra il maggio 2007 e il maggio 2009 – si è svolta l’inquisizione canonica presso la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Tuttavia, come è noto da prassi, tale processo non può essere avviato e concluso nella fase romana, prima che siano proclamate le virtù. Giovanni Paolo I gode di una vasta fama di santità che si è diffusa spontaneamente ed è andata crescendo dopo la morte in tutto il mondo. Numerose sono le grazie pervenute e tra queste ci sono alcune, anche provenienti dall’America latina, che destano considerazione». 

Francesco Dal Mas