lunedì 13 novembre 2017

Papa Albino Luciani diventa venerabile


Martedì il Congresso dei cardinali decreterà le “virtù eroiche”. Per la beatificazione si vagliano due guarigioni miracolose


di Francesco Dal Mas
05 novembre 2017





CANALE D’AGORDO. Il 7 novembre, martedì prossimo, il Congresso dei cardinali e dei vescovi coinvolti nel processo di beatificazione di Papa Luciani voterà il decreto per il riconoscimento delle virtù eroiche di “don Albino”, come lo chiamano ancora al suo paese natale. Spetterà, quindi, a Papa Francesco l’attesa firma. I teologi, come è noto, hanno già proceduto in questo senso, ancora lo scorso giugno. Dopo l’atto del pontefice, Luciani diventerà venerabile. Il che potrebbe accadere, come ha auspicato anche il vescovo di Belluno monsignor Renato Marangoni, entro l’anno.

Bisognerà, invece, attendere per la conclusione della causa di beatificazione. È infatti necessario un miracolo, e che sia accertato come tale. Quindi ci vuole un altro processo. Sono due i casi di guarigione straordinaria sotto esame. Uno già sottoposto a causa diocesana ad Altamura, in Puglia; un altro in via di conclusione. Siccome, però, la postulazione ha a disposizione altre segnalazioni, potrebbero maturare ulteriori indagini. A Canale d’Agordo, l’intera comunità si augura che anche questo capitolo possa concludersi entro il 40° anniversario dell’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio. 

Intanto la vicepostulatrice, Stefania Falasca (il postulatore è il cardinale Beniamino Stella di Pieve di Soligo, che ha avuto Luciani come vescovo a Vittorio Veneto) ha dato alle stampe un libro intitolato “Papa Luciani, cronaca di una morte”, (edizione Piemme), con prefazione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che certifica, sulla base della documentazione autentica e dei riscontri, le circostanze naturali della morte del pontefice. Ovvero, Luciani è morto d’infarto nella tarda serata del 28 settembre 1978. Il suo decesso venne certificato dal medico Renato Buzzonetti, la mattina del 29. Il 12 maggio 2009, a Trento, la Postulazione raccolse la testimonianza di suor Margherita Marin, che è stata fra le prime a vedere il papa morto. 

Ecco il suo racconto così come lo raccolse Stefania Falasca. «Verso le 5.15 di quel mattino, come ogni mattino, suor Vincenza aveva lasciato una tazzina di caffè per il santo Padre in sacrestia, subito fuori dell’appartamento del Papa, davanti alla cappella. Il santo padre uscendo dalla sua stanza era solito prendere il caffè in sacrestia prima di entrare nella cappella a pregare. Quella mattina, però, il caffè rimase lì. Passati circa 10 minuti, suor Vincenza (Taffarel, ndr.) disse: “Non è ancor uscito? Ma come mai?” Io ero lì in corridoio. Così ho visto che ha bussato una volta, ha bussato di nuovo, non ha risposto… Ancora silenzio, allora ha aperto la porta e poi è entrata. Io ero lì, mentre lei entrava rimasi fuori. Sentii che disse: santità, lei non dovrebbe fare di questi scherzi con me. Poi mi chiamò uscendo scioccata, entrai allora subito anch’io insieme a lei e lo vidi. Il santo padre era nel suo letto, la luce per leggere sopra la spalliera accesa. Stava con i suoi due cuscini dietro la schiena che lo tenevano un po’ sollevato, le gambe distese, le braccia sopra le lenzuola, in pigiama, e tra le mani, appoggiate sul petto, stringeva alcuni fogli dattiloscritti, la testa era girata un po’ verso destra con un leggero sorriso, gli occhiali messi sul naso, gli occhi semichiusi… sembrava proprio che dormisse. Toccai le sue mani, erano fredde, vidi e mi colpirono le unghie un po’ scure». 

Alla domanda se avesse visto qualcosa fuori posto, suor Margherita ha risposto di no. «Niente di caduto a terra, niente di scomposto che potesse far pensare a un malore di cui si fosse accorto». Le due suore chiamarono i segretari personali di Luciani e questi fecero arrivare i più stretti collaboratori, primo fra tutti il medico Pietro Buzzonetti. A vestire Luciani provvide, tra l’altro, l’aiutante di camera Angelo Gugel, di Miane, che in questi 40 anni non ha mai detto neppure una virgola su Luciani e sugli altri papi di cui è stato a servizio. «Ricordo l’andirivieni dei prelati, ricordo che andavano avanti e indietro nel corridoio e sentii che non sapevano come fare a dare al mondo la notizia – si legge ancora nell’interrogatorio – che il Papa, che in poco tempo aveva conquistato tutti, era morto così, tanto che solo due ore dopo, da quando noi suore l’avevamo rinvenuto, diedero la notizia ufficiale». 

Suor Margherita accenna alla visita di una nipote di Luciani. «Una ragazza giovane, si fermò in disparte e pianse con suor Vincenza». Padre Magee «ci disse di prendere alcuni effetti personali del santo padre. A suor Vincenza diede gli occhiali, le pianelle ed altri oggetti, io tenni con me la sua radiolina che conservo come una reliquia». 

Gli occhiali si trovano oggi al museo di Canale. Uno dei breviari di Luciani, come si ricorderà, è stato trasformato, in occasione dell’apertura della causa diocesana di beatificazione in reliquia. L’allora vescovo Vincenzo Savio volle donare una pagina del breviario a ciascun prete della diocesi. Alla domanda di Falasca se qualcuno avesse intimato alle suore di dire questo o quello in merito alla morte del papa, Marin ha fatto sapere che padre Magee invitò le suore a non dire che erano state loro a trovarlo morto, «perché avevano deciso di dire che erano stati i segretari a trovarlo per primo». 

Quanto ai fogli che Luciani aveva in mano, suor Marin non li lesse, ma ha riferito di aver sentito che erano di preparazione dell’udienza del mercoledì. Riferendo di ricordi successivi alla permanenza in vaticano, suor Margherita ha raccontato: «Dopo che ritornai nella comunità di Vittorio Veneto, ricordo che mi chiamò al telefono il vescovo di Belluno, mons. Ducoli. Era molto addolorato e mi chiese di dirgli come veramente il papa fosse stato trovato, se era a terra, caduto in qualche modo. “No, eccellenza”, gli dissi, “guardi che il santo padre era nel suo letto, l’abbiamo visto morto, e non aveva neanche una piega”». Il volume di Stefania Falasca rende pubblici i documenti medici, finora segreti, che certificano la morte per infarto. Il dottor Renato Buzzonetti, medico vaticano e il dottor Antonio Da Ros, medico curante di Luciani a Vittorio Veneto e a Venezia, scrivono di cardiopatia ischemica da aterosclerosi coronarica. Da Ros, che ancora risiede a Vittorio Veneto, non ha mai voluto entrare nel merito delle polemiche sulla morte. Dalla documentazione emerge che la sera del decesso, Giovanni Paolo I ebbe un dolore che è continuato per oltre 5 minuti. Un dolore che Luciani aveva già patito in precedenza e che riteneva di natura reumatica. 




martedì 29 agosto 2017

Iter per Papa Luciani beato „Papa Luciani potrebbe diventare presto beato, Parolin: "Con un miracolo tempi brevi"

Iter per Papa Luciani beato

L'iter per la canonizzazione dell'ex Pontefice e patriarca di Venezia è aperto. Il segretario di Stato Vaticano: "Speriamo che Giovanni Paolo I possa arrivare agli onori degli altari"

La redazione

28 agosto 2017 18:16




"Speriamo fortemente che Giovanni Paolo I possa arrivare agli onori degli altari. Voi pregate anche per questo". Così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, si è rivolto ai giornalisti che gli chiedevano degli sviluppi della Causa di beatificazione di Papa Luciani. A margine della presentazione di una rivista sui soggiorni in Cadore di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Parolin ha aggiunto che "una volta approvato il decreto sull'esercizio eroico delle virtù cristiane, se c'è il miracolo credo che alla conclusione della Causa non mancherà molto. Il requisito è il miracolo. Credo che ci sia già qualche cosa. Se il miracolo verrà approvato si procederà in tempi brevi".
MIRACOLO AL VAGLIO

Uno dei patriarchi più amati dai veneziani potrebbe presto diventare beato, il primo passo verso la santificazione. Albino Luciani, da Canale d'Agordo, potrebbe nel tempo allungare l'elenco dei santi veneti, sempre che il suo secondo miracolo, al vaglio della Congregazione per le Cause dei Santi, sia ufficializzato. Si tratterebbe di un evento che si sarebbe verificato in Sud America. 
IL "PAPA DI SETTEMBRE"

Papa Giovanni Paolo I è stato il 263esimo vescovo di Roma, l'ultimo di nazionalità italiana. Fu eletto il 26 agosto 1978 e il suo pontificato fu tra i più brevi nella storia della Chiesa cattolica: la sua morte avvenne dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro. A lui è stato dedicato un museo, situato in un edificio seicentesco a fianco della Pieve di Canale d'Agordo, suo paese natale. Venne nominato patriarca di Venezia il 15 dicembre 1969, per poi diventare Papa 9 anni più tardi.





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Papa Albino Luciani “beato” - Prima di Savio ci provò Ducoli


Lo ha rivelato l’arcidiacono di Agordo, monsignor Giorgio Lise che fu segretario dell’allora vescovo In ricordo di Giovanni Paolo Primo volle erigere anche un centro pastorale in Costa d’Avorio 

di Francesco Dal Mas

28 agosto 2017



BELLUNO. Il processo di beatificazione di Papa Luciani che si avvia a conclusione, e che è stato avviato nel 2003 dall’allora vescovo Vincenzo Savio, era stato tentato ancora a metà degli anni ’80 dal vescovo dell’epoca, Maffeo Ducoli. Lo rivela, nel quinto anniversario della morte di Ducoli – 28 agosto 2012 – il suo segretario, mons. Giorgio Lise, oggi arcidiacono di Agordo. 

«Per Papa Luciani, di cui il vescovo Maffeo aveva avvertito la fama di santità presente nel popolo di Dio, aveva cercato – appena passati i 5 anni canonici dalla morte – di avviare il processo di beatificazione, senza peraltro riuscirci. Impegno ripreso poi da mons. Vincenzo Savio nel 2003. Come Postulatore diocesano, in una intervista parlavo dei tempi di attesa per il riconoscimento della virtù eroiche: 10/15 anni. Siamo a tiro! Speriamo che tutto proceda per il meglio…». 

Forse pochi ricordano che in ricordo di Papa Luciani, mons. Ducoli volle erigere in Africa, diocesi di Grand-Bassam in Costa d’Avorio, un Centro pastorale intitolato proprio a “Jean Paul I”. Ma Ducoli si è adoperato di far memoria del Papa di origine bellunese anche con il Centro Papa Luciani di Col Cumano. 

«Le opere di Dio si fanno sempre con la collaborazione di tutti e, comunque, sono frutto primario della divina Grazia» è una delle frasi che il vescovo morto 5 anni fa a Verona, dopo essere stato vescovo di Belluno per 20 anni, usava per stimolare alla collaborazione in ogni circostanza. 

«In realtà tante sono le opere che egli ha realizzato con la collaborazione di persone ed Enti ai quali prospettava in maniera chiara progetti e obiettivi di quello che aveva in mente di realizzare» ricorda Lise. Oltre che il Centro Papa Luciani, ecco il Santuario del Nevegal. Ma non è da dimenticare l’impegno per il Villaggio “San Paolo” al Cavallino («ricordo tra l’altro i viaggi a Roma per salvarlo quando si stava prospettando la possibilità che venisse “incamerato” dallo Stato in quanto costruito su terreno del demanio»), come pure l’incoraggiamento per l’ammodernamento della Casa di San Marco di Auronzo. L’ultima sua opera, seguita con passione anche dopo il ritorno della “sua” Verona, è stato il Santuario del Nevegal dedicato all’Immacolata (Giovanni Paolo II il 30 agosto 1992 benedisse la statua a Domegge). 

«A chi – come me – gli chiedeva perché si impegnasse in un’opera così ardua e anche contestata, rispondeva facendo capire che la chiesa di pietre è un bene che resta, consegnato alle generazioni future, destinato ad impreziosire per secoli la storia, oltre che il patrimonio spirituale e culturale di una intera comunità di credenti». 

In questa estate in più occasioni e luoghi è stato celebrato il trentennale della prima vacanza di Giovanni Paolo II in Cadore (1987). «Penso di poter dire che solo da una mente sempre fervidamente in attività poteva nascere questa idea (poi realizzata) di portare nella nostra Provincia il Papa per una vacanza (la prima ma non l’ultima) – è di nuovo il ricordo di Lise –. In quell’anno e in quelli seguenti sono sorti momenti irripetibili per la nostra diocesi: le “udienze” a Lorenzago”, l’incontro da vero “buon pastore”con la popolazione di Costalta, la messa in Val Visdende, la visita al cimitero del Vajont a Fortogna, l’incontro con migliaia di persone al Centro Papa Luciani, i tanti incontri non programmati con le più svariate categorie di persone nei boschi, tra le nostre montagne o vicino a Rifugi alpini. Personalmente, mi piace pensare che la visita pastorale di Giovanni Paolo II alla nostra diocesi, il 26 agosto 1979, anche questa voluta pervicacemente da mons. Ducoli (ad una prima richiesta – penso di poterlo dire visto che i protagonisti non ci sono più – gli fu risposto: “figurarsi se il Santo Padre viene a Belluno…. ”), sia stata quasi una “premessa” a quelle che avrebbe fatto successivamente». 

Ducoli è ricordato per le opere “materiali”. Tuttavia chi gli è stato vicino conosce il suo impegno per il rinnovamento della catechesi, per la liturgia, per la crescita della spiritualità, per la formazione di laici e sacerdoti, per la cultura. «Allora, penso che il Vescovo Maffeo, per quanto ha donato al popolo di Dio nei suoi venti anni di ministero a Belluno-Feltre – conclude il suo segretario –, meriti certamente di ricevere da quello stesso Popolo la gratitudine più sincera e duratura». 




«Il papato era un peso troppo grande»

La testimonianza su papa Luciani del cardinale Giovanni Battista Re a lungo prefetto della Congregazione dei vescovi 





26 agosto 2017

CANALE D’AGORDO. Oggi pomeriggio, alle 16, nella chiesa arcipretale di Canale, la celebrazione per i 39 anni dell’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio e ritorna il tema delle condizioni di salute di Giovanni Paolo I, che morì dopo soli 33 giorni. È di ieri la testimonianza del cardinale Giovanni Battista Re, per lungo tempo autorevole prefetto della Congregazione dei vescovi. «Volle incontrarmi, mi disse che considerava il Papato come un peso troppo grande», ha detto Re, che in un’intervista fa sapere anche che Paolo VI era intenzionato a dare le dimissioni, come fece anni dopo Benedetto XVI. C’è chi, ieri, ha immaginato che anche Luciani fosse intenzionato a presentarle. Mai, però, è emersa un’eventualità del genere, anche perché il “papa del sorriso” non ebbe neppure il tempo di rendersi puntualmente conto di quanto la responsabilità fosse davvero stressante per un fisico fragile come il suo. 

A Vittorio Veneto è ancora vivo il medico personale di Luciani, Antonio Da Ros, ma questi non ha mai violato il riserbo che si era imposto sullo stato di salute dell’illustre assistito. Oggi, dunque, la memoria di un pontefice che già tutti, qui a Canale, pregano come fosse già agli onori degli altari. Sarà il vescovo monsignor Renato Marangoni a presiedere la solenne concelebrazione e a ricordare ancora una volta la figura e l’opera del candidato alla beatificazione. 

«La causa di canonizzazione di Giovanni Paolo I è giunta ormai alla sua fase finale – puntualizzava a suo tempo la rivista Humilitas del Centro Papa Luciani, per la penna di Stefania Falasca, dell’Ufficio postulazione –. Si avvia infatti all’esame di giudizio conclusivo da parte degli organi collegiali della Congregazione delle cause dei santi per la proclamazione delle virtù. Si chiude così la fase romana del processo sulla vita, le virtù e la fama di santità di Albino Luciani, che si era aperta il 13 giugno 2008, dopo che erano pervenuti a Roma gli atti dell’Inchiesta diocesana svoltasi dal 2003 al 2006 nella diocesi di Belluno-Feltre». 

La Positio, quindi tutta la documentazione, è stata completata. L’ha stampata e rilegata in cinque volumi per oltre 3600 pagine complessive la Tipografia Piave di Belluno, quella stessa in cui Albino Luciani collaborò, durante gli anni bellunesi, per le colonne del settimanale diocesano L’Amico del Popolo e dove nel marzo 1950 fece stampare la sua tesi dottorale. 

Sulla Positio devono ora esprimersi collegialmente con voto due sessioni di esami: quella del Congresso dei teologi e quella del Congresso dei vescovi e cardinali. L’iter di giudizio finale si chiuderà con il decreto sancito dal Papa per la proclamazione delle virtù. 

«Attendiamo pertanto con fiducia questo felice esito e che dunque presto Albino Luciani sia dichiarato “Venerabile”», si dice ora al Centro Papa Luciani. «Per quanto riguarda casi di presunte guarigioni miracolose per intercessione del servo di Dio Albino Luciani, che sono trattate con processi distinti – si ha modo di leggere ancora in Humilitas –, fino ad oggi si registra il solo caso per il quale – tra il maggio 2007 e il maggio 2009 – si è svolta l’inquisizione canonica presso la diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Tuttavia, come è noto da prassi, tale processo non può essere avviato e concluso nella fase romana, prima che siano proclamate le virtù. Giovanni Paolo I gode di una vasta fama di santità che si è diffusa spontaneamente ed è andata crescendo dopo la morte in tutto il mondo. Numerose sono le grazie pervenute e tra queste ci sono alcune, anche provenienti dall’America latina, che destano considerazione». 

Francesco Dal Mas

lunedì 25 luglio 2016

Papa Luciani santo? Spunta miracolo per causa beatificazione

Pubblicato il 8 luglio 2016

di Redazione Blitz



ROMA – Papa Luciani santo? Spunta miracolo per causa beatificazione. La causa di beatificazione per stabilire la santità di Papa Giovanni Paolo I, il predecessore di Wojtyla al soglio pontificio che durò solo un mese, aggiunge alla corposa documentazione un miracolo che sarebbe avvenuto in Centro America quando Albino Luciani era ancora patriarca di Venezia.
Un altro miracolo non convinse. Miracolo sul quale si mantiene il più stretto riserbo. Il nuovo postulatore della causa di Papa Luciani  – altra novità – è il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, che ha sostituito il cardinale Del Covolo. Il motivo di tanta prudenza sta soprattutto nella delusione per un altro presunto miracolo attribuito all’amato e sfortunato pontefice morto a 66 anni il 29 settembre 1978 dopo appena 33 giorni di pontificato.
La presunta guarigione miracolosa, attribuita all’intercessione di Giovanni Paolo I, di Giuseppe Denora, un fedele pugliese della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, che si ristabilì in pieno da un tumore maligno allo stomaco apparentemente senza spiegazioni scientifiche, non ha convinto la commissione medica vaticana.
Per Ratzinger Papa Luciani è già santo. E’ emerso che tra le numerose testimonianze raccolte nell’istruttoria coordinata dal precedente postulatore, il salesiano monsignor Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, ce n’è una anche del Papa emerito Benedetto XVI. Una circostanza mai accaduta prima d’ora nella storia della Chiesa: Joseph Ratzinger, depositando una sua testimonianza scritta a inchiesta diocesana già conclusa, l’ha potuto fare proprio in quanto Pontefice emerito, quindi non coinvolto direttamente nel giudizio finale sulla causa.
Già nel 2004, tra l’altro, l’allora cardinale Ratzinger, giunto a Belluno per una conferenza in veste di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, disse ai cronisti che lui pregava Giovanni Paolo I come fosse già santo.

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/papa-luciani-santo-spunta-miracolo-per-causa-beatificazione-2505617/


Un Museo per Papa Luciani

16/07/2016 13:33

Inaugurerà il prossimo 26 agosto a Canale d'Agordo, in provincia di Belluno


Giovanni Paolo I: quei 33 giorni di Pontificato che hanno lasciato un segno indelebile

Arriva nel cuore delle Dolomiti, a Canale d'Agordo, in provincia di Belluno, il Museo dedicato a Papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani: un Pontificato, il suo, che durò solo 33 giorni. Trentatre, come gli anni di Nostro Signore Gesù su questa terra. Un Papa che è stato amato, rispettato, e che ancora oggi è ricordato nonostante la sua troppo breve permanenza sul trono di Pietro. Il progetto del Museo reca la firma degli Architetti Antonio Pollazzon e Willi Guidolin, che hanno curato la ristrutturazione dell'edificio. L'allestimento interno viene invece da uno studio dell'Architetto Marino Baldin, affiancato dal curatore del Museo Loris Serafini. Un tempo in quei locali c'era il Municipio, proprio sulla piazza, il palazzo è sottoposto a vincolo ambientale, paesaggistico e storico: quattro piani, 380 mq per la mostra e 600 per il Centro Studi. Poi, in un corpo edilizio adiacente, l'ex albergo Cavallino, è previsto lo spazio per le varie attività logistiche al Museo: l'obiettivo è quello di creare un polo culturale per cittadini e turisti. Il buon Papa Luciani ne sarebbe contento. Recita infatti un passo del comunicato stampa che annunciò il progetto del Museo: "Il complesso, dall’atmosfera arcaica e maestosa, ma al contempo calda e accogliente, appare dunque perfettamente adatto ad inquadrare Albino Luciani, quasi come si trattasse di una 'grande casa' costruita apposta per accogliere lui e i suoi fedeli, esaltando il valore iconico della figura del Santo Padre". L'Agordino è il territorio che diede i natali a Giovanni Paolo I il 17 ottobre 1912, un luogo che lo rappresenta dunque simbolicamente anche perché costituì per lui il posto dove formò la sua personalità sia dal punto di vista culturale che spirituale. Vi tornò anche da vescovo, e da cardinale, a testimoniare così il suo legame con quella terra. E nacque proprio a Canale d'Agordo, Albino Luciani. All'epoca era Forno di canale, in mezzo alla Valle del Biois. Una terra che dalla morte del Santo Padre, avvenuta il 28 settembre 1978, è diventata meta di pellegrinaggio. Nessun luogo d'Italia, insomma, avrebbe avuto maggiore significato che questo spicchio di mondo incastonato nelle Dolomiti, per celebrare degnamente la figura di questo Papa scomparso troppo presto e che ha saputo lasciare un segno indelebile nella comunità cristiana pur nel brevissimo tempo che gli venne concesso. Si chiama MUSAL, Museo Albino Luciani, ed è stato voluto fortemente dal Comune di Canale d'Agordo e dalla Fondazione Papa Luciani. Quest'ultima venne istituita nel 2009, è un ente senza scopo di lucro creato per far conoscere al meglio la figura di Papa Luciani. A dare cita alla Fondazione la stessa amministrazione comunale, con la volontà precisa proprio di dare il via al Museo che sta per essere inaugurato e al centro studi, ma anche per gestire i tantissimi fedeli che si recano in pellegrinaggio nei luoghi simbolo di Papa Albino Luciani. Un lavoro, quello della Fondazione, che prende il via nel 2010, e da allora ha lavorato instancabilmente per arrivare ai traguardi di oggi. Nel frattempo, nel corso degli anni, essa si è occupata di organizzare eventi, presentazioni di libri, conferenze, incentrati sulla figura del Pontefice, ma si è anche impegnata su tematiche di solidarietà sociale a vari livelli. Insomma ha cercato, negli anni, di portare avanti proprio la missione di Luciani, quella pastorale.

La data del 26 agosto, prevista per l'inaugurazione del Museo,non è casuale: fu in quel giorno del 1978 che Albino Luciani salì al Soglio Pontificio.

I pellegrini avranno così una nuova meta per ricordare la bella figura di questo Pontefice, e riflettere sulla sua semplicità, sul suo donarsi ai bisognosi, sulla sua umiltà. Un Museo che si inquadra in un territorio ricco di bellezze artistiche, storiche, paesaggistiche, naturalistiche, il territorio di Agordo, centro della valle del Cordevole e dell'Agordino.

L'amministrazione della Fondazione è affidata a Chiara Fontanive, affiancata dal curatore del Museo Serafini e da Laura Busin, responsabile della biblioteca specializzata. Figure che operano di concerto con il sindaco Rinaldo de Rocco, con il vicesindaco Marco Arcieri e con il consigliere comunale Paola Binotto.

Quattro piani per raccontare la pastoralità e l'umiltà di un Pontefice ancora molto amato e per illustrare le bellezze paesaggistiche locali


"Trasmettere i valori e le opere"

 Filmati originali e contributi audio coinvolgeranno i fedeli, saranno esposti oggetti, musiche, scenografie

Quanto al Museo, una parte dell'esposizione sarà dedicata alla benefattrice tedesca Leni Wittke, che si impegnò a tener vivo il ricordo di Albino Luciani, e alla benefattrice Lina Zandò che donò al Comune gli stabili del Museo.

“Per riuscire a raccontare la vita, il percorso culturale e religioso del Santo Padre e per trasmettere i valori e le opere che lo hanno reso profondamente amato da tutti - dicono Baldin e Serafini - abbiamo voluto creare un’atmosfera calda e coinvolgente, grazie allo studio di un percorso che non fosse esclusivamente scientifico e didattico con documenti ed oggetti di vario genere, ma che fosse anche emotivamente coinvolgente con filmati e audio che ripropongono la voce di Albino Luciani”.

Un percorso quindi anche sensoriale, che lascerà emergere la personalità di Albino Luciani insieme ai luoghi in cui egli nacque e visse e dove maturò la sua vocazione. Oggetti, musiche, scenografie disposti lungo i quattro piani del Museo: due stanze nel seminterrato per raccontare la storia e il tessuto sociale della Valle del Biois, la storia della Pieve di Canale nel primo locale, i personaggi illustri del territorio, in ambito artistico, culturale e religioso nel secondo. Al primo piano troveremo tre ambienti, con la storia di Canale d'Agordo e la vita di Albino Luciani in questo paese che gli diede i natali e in cui visse l'infanzia e la giovinezza, fino all'ordinazione pastorale. Sarà raccontata anche l'opera dei parroci don Antonio Della Lucia e don Filippo Carli, che per il giovane Albino furono importanti punti di riferimento. E poi il periodo degli studi del giovane fino alla sua consacrazione e al periodo che trascorse nella diocesi di Belluno. Al secondo piano saranno raccontati gli undici anni di episcopato nella diocesi di Vittorio Venero, l'esperienza del Concilio Vaticano II e i nove anni del patriarcato di Venezia, quindi la nomina a Cardinale del 1973. C'è anche un piccolo locale che ospita la ricostruzione ambientale del Conclave del 1978, quello in cui Albino Luciani divenne Pontefice. L'ultima stanza di questo piano di esposizione ci trascina quindi a quei 33 giorni di Pontificato, che in fondo nel cuore dei fedeli durano fino alla contemporaneità: e infatti proprio alle testimonianze dei fedeli è dedicato un settore del Museo.

emoriconi@ilgiornaleditalia.org

Emma Moriconi

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/879251/Un-Museo-per-Papa-Luciani.html

venerdì 10 giugno 2016

PAPA GIOVANNI PAOLO I: 33 GIORNI DI PONTIFICATO CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO

Una Fondazione e un Museo dedicati a Papa Giovanni Paolo I per far conoscere la figura di Albino Luciani, la storia e la bellezza dei territori dove è cresciuto.

 

http://www.fondazionepapaluciani.it  
Milano,
 
La Fondazione Papa Luciani Giovanni Paolo I di Canale d’Agordo (Belluno), istituita nel 2009, è un ente senza scopo di lucro creato per far conoscere la figura di Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I), nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale, ora Canale d’Agordo, e salito al Soglio Pontificio il 26 agosto 1978, dopo essere stato vescovo di Vittorio Veneto e patriarca di Venezia.
Il suo pontificato di soli 33 giorni ha lasciato un segno indelebile nei fedeli che, ancora oggi, lo ricordano con grande affetto, come testimonia il flusso ininterrotto di pellegrini giunti in visita al suo paese natale dal 28 settembre 1978 - data dell’improvvisa e prematura scomparsa - fino ai giorni nostri.
Per accogliere adeguatamente i fedeli, gestendo i gruppi durante il soggiorno con il sostegno di volontari, e per svolgere le numerose attività culturali, l’amministrazione comunale ha dunque dato vita alla Fondazione, che si occupa anche di:
- creare e gestire un nuovo Museo, di prossima apertura, sulla figura, l’opera e il pensiero di Albino Luciani;
- costituire il più completo centro studi specializzato su Giovanni Paolo I grazie alla realizzazione e all’apertura al pubblico di una biblioteca dedicata che raccolga libri, rassegna stampa, testimonianze audiovisive, fotografie e sia consultabile da tutti gli interessati.

PAPA GIOVANNI PAOLO I: 33 GIORNI DI PONTIFICATO CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO

- offrire la possibilità di consultare in forma digitale documenti e rassegna stampa relativi a papa Luciani;
- gestire i pellegrinaggi effettuati a Canale d’Agordo con servizi di assistenza ai gruppi che prenotano tramite la Fondazione;
- instaurare e coltivare rapporti con Enti culturali, Fondazioni o Istituzioni accomunati da medesimi scopi, per far nascere collegamenti tra luoghi e realtà diverse;
- valorizzare la Valle del Biois, dando vita a una rete di collaborazioni per sviluppare ed implementare un’economia etica.

Dal 2010 la Fondazione pianifica un ricco calendario di appuntamenti estivi per promuovere la figura di Albino Luciani, la storia e le bellezze del territorio dove è nato e cresciuto. Tra questi ci sono la presentazione di libri o l’organizzazione di mostre, concerti, letture, conferenze e incontri.
Inoltre, nel 2012 è stato celebrato il centenario della nascita del Pontefice con un programma di iniziative ed eventi dedicati, racchiusi sotto un unico logo realizzato per l’occasione.
Da ricordare, infine, le numerose attività a scopo sociale e umanitario svolte negli anni passati, come l’accoglienza di profughi nell’ambito del progetto “Emergenza migranti dal Nord Africa” o l’importante iniziativa relativa alla costituzione di un apposito centro diurno per gli anziani abitanti della Valle di Biois, in collaborazione con gli enti locali che si occupano di servizi e volontariato.
L'amministrazione della Fondazione è affidata a Chiara Fontanive affiancata da Loris Serafini, attuale curatore del museo, e da Laura Busin responsabile della biblioteca specializzata. L'organo amministrativo opera in concerto con il consiglio di indirizzo formato dal Sindaco Pro tempore di Canale d'Agordo Rinaldo de Rocco, dal Vicesindaco Marco Arcieri - ideatori questi ultimi già dal 2008 di una nuova proposta di turismo religioso - e da Paola Binotto consigliere comunale.

Il Museo avrà sede presso l’antica sede della Confraternita dei Battuti ed ex municipio, un palazzo storico risalente al 1600 e restaurato attraverso un intervento mirato, situato accanto alla parrocchia di San Giovanni Battista nel centro del paese.
Una parte dell’esposizione verrà dedicata alla benefattrice tedesca Leni Wittke, che si impegnò a tener vivo il ricordo del Santo Padre, e alla benefattrice Lina Zandò, che donò al Comune di Canale d’Agordo gli stabili del Museo.
Un percorso culturale ricco e prezioso, alla scoperta di una figura religiosa entrata in soli 33 giorni nel cuore della gente.

Per maggiori informazioni visitare il sito www.fondazionepapaluciani.it

http://www.informazione.it/c/B0783603-936A-4D0D-91AC-12AC681357DB/PAPA-GIOVANNI-PAOLO-I-33-GIORNI-DI-PONTIFICATO-CHE-HANNO-LASCIATO-IL-SEGNO

giovedì 26 maggio 2016

Papa Luciani, il museo apre il 26 agosto

Canale d’Agordo. È stata scelta la data in cui è salito al soglio pontificio. Ultimi lavori nella struttura




CANALE D'AGORDO. Il nuovo museo dedicato a Papa Luciani sarà inaugurato il 26 agosto, nell'anniversario dell'elezione a pontefice dell'illustre 'compaesano'. Con ogni probabilità sarà il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, a presiedere la cerimonia, in occasione della solenne concelebrazione in piazza a Canale, con la partecipazione del nuovo vescovo Marangoni. Il Museo ha sede presso l'antica sede della Confraternita dei Battuti ed ex municipio, un palazzo storico risalente al 1600 e restaurato attraverso un intervento mirato, accanto alla parrocchia di San Giovanni Battista, nel centro del paese. Si sta per completare, in questi giorni, l'allestimento delle sale, quindi Loris Serafini, il direttore, e i suoi collaboratori procederanno alla collocazione dei materiali.

Una parte dell'esposizione verrà dedicata alla benefattrice tedesca Leni Wittke, che si impegnò a tener vivo il ricordo di Luciani, e alla benefattrice Lina Zandò, che donò al Comune gli stabili del Museo.

Un percorso culturale ricco e prezioso, alla scoperta di una figura religiosa entrata in soli 33 giorni nel cuore della gente. Luciani, nato il 17 ottobre 1912 a Forno di Canale, ora Canale d'Agordo, è salito al soglio pontificio il 26 agosto 1978, dopo essere stato vescovo di Vittorio Veneto e patriarca di Venezia. Il suo breve pontificato ha lasciato un segno indelebile nei fedeli che, ancora oggi, lo ricordano con grande affetto, come testimonia il flusso ininterrotto di pellegrini in visita al suo paese natale dal 28 settembre 1978 - data dell'improvvisa scomparsa - fino ai giorni nostri.

Per accogliere adeguatamente i fedeli, gestendo i gruppi durante il soggiorno con il sostegno di volontari, e per svolgere le numerose attività culturali, l'amministrazione comunale ha dunque dato vita nel 2008 alla Fondazione, che si occupa anche di creare e gestire il Museo, di costituire il più completo centro studi specializzato su Giovanni Paolo I grazie alla realizzazione e all'apertura al pubblico di una biblioteca dedicata che raccolga libri, rassegna stampa, testimonianze audiovisive, fotografie, e sia consultabile da tutti, e di offrire la possibilità di consultare in forma digitale documenti e rassegna stampa surelativi a papa Luciani. La fondazione gestisce anche i pellegrinaggi effettuati a Canale con servizi di assistenza ai gruppi che prenotano tramite essa.

Tra i suoi scopi anche la valorizzazione della Valle del Biois, dando vita a una rete di collaborazioni per sviluppare ed implementare un'economia etica. Dal 2010 la Fondazione pianifica un ricco calendario di appuntamenti estivi per promuovere la figura di Albino Luciani, la storia e le bellezze del territorio dove è nato e cresciuto. Tra questi, la presentazione di libri o l'organizzazione di mostre, concerti, letture, conferenze e incontri. Numerose le attività a scopo sociale e umanitario svolte negli anni passati, come l'accoglienza di profughi nell'ambito del progetto "Emergenza migranti dal Nord Africa" o la costituzione di un apposito centro diurno per gli anziani della Valle di Biois,
in collaborazione con gli enti locali che si occupano di servizi e volontariato. L'amministrazione della Fondazione è affidata a Chiara Fontanive affiancata da Loris Serafini, attuale curatore del museo, e da Laura Busin responsabile della biblioteca specializzata.

Francesco Dal Mas

30 aprile 2016


http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2016/04/30/news/papa-luciani-il-museo-apre-il-26-agosto-1.13391733

venerdì 28 agosto 2015

Luciani progressista? Nient'affatto!


Ho visto in rete qualche intervista di quasi mezz'ora dove Gesù è completamente assente dal discorso sulla personalità di Luciani...
Invece, era tutto centrato sul CVII. A sentire chi parlava, sembrava che Giovanni Paolo I aveva come priorità fondamentali l'applicazione del concilio, l'ecumenismo, la libertà religiosa, cioè tutti temi che, negli ultimi anni hanno sollevato non poche perplessità per come vengono interpretati. Forse anche l'implementazione delirante di una "nuova chiesa". A questo aggiungiamo un certo "aperturismo" che Luciani avrebbe impostato alla Chiesa, più o meno, in sintonia con l'attuale successore. Nulla di tutto ciò! Chi veramente si prende la briga di leggere i nove volumi dell'Opera Omnia, si farà un quadro di Luciani completamente diverso a quello che tentano di farci ingoiare certi mezzi di comunicazione che portano l'acqua verso i loro mulini del progressismo, dell'aperturismo, del pauperismo nella Chiesa. Chi parla, e scusatemi se devo usare dei toni un po' duri, è una che ha studiato Luciani per anni, che ha vissuto nei suoi luoghi, che ha condiviso con la sua famiglia tanti ricordi, che ha seguito da vicino la sua causa di beatificazione ed a contatto con chi di dovere.
Scusate, però questo dipinto di Luciani che ci vogliono far passare non corrisponde al vero! Forse mi sono sbagliata io che non ho capito nulla, dalla lettura dei suoi scritti, dalle sue prese di posizioni, qual'è il vero pensiero di Luciani sulla Chiesa?

Ho scelto questo articolo che mi sembra rifletta meglio chi era Luciani, trascurando però il paragrafo finale perché veramente, chi conosce Luciani e conosce Bergoglio, sa che tra lui e Bergoglio c'è un abisso!
Ad esempio, la chiarezza e fermezza dottrinale di Luciani! Ma non voglio approfondire perché sarebbe molto lungo il discorso.
Poi si fa cenno ad una Chiesa dal "volto umano" incarnata da Luciani ed, adesso, dal suo attuale successore. Perché? La Chiesa non era umana prima? Non esercitava la misericordia? E' una nuova scoperta questa?

Come ben dice l'autore dell'articolo: "In realtà la storia di Luciani, è la storia di un cardinale tutt’altro che progressista". Un vescovo, come Luciani, che ha preferito provocare un mini-scima anzicché consegnare la sua autorità episcopale alle pretese di un gruppo di parrocchiani disobbedienti, può farci immaginare quale impronta avrebbe dato alla Chiesa come Sommo Pontefice. Una mostra di come avrebbe esercitato la sua autorità pontificia è la sua lettera postuma indirizzata ai gesuiti: http://www.papaluciani.com/ita/insegnamenti/vaticano1978/discomelie.htm#AI%20GESUITI , dove, tra l'altro, invita loro a presentare "una dottrina solida e sicura, pienamente conforme all’ insegnamento della Chiesa" e gli esorta all'obbedienza. Ma la lettera merita di essere letta per intero!

Chi voglia intendere, intenda!

Gloria C. Molinari
Ioannes Paulus PP.I - Papa Luciani - Blog​
papaluciani.com


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La vera storia di Papa Luciani, in odore di santità
 
28 agosto 2015, Americo Mascarucci
 
 
La vera storia di Papa Luciani, in odore di santità
 
 
Altro che progressista, Papa Luciani era un conservatore nel vero senso della parola, un integerrimo difensore delle prerogative della Chiesa e delle sue gerarchie. Giovanni Paolo I sarà presto elevato agli onori dell’altare, il processo di beatificazione sembra ormai giunto alle fasi finali. 

Anche il Papa emerito Benedetto XVI ha deposto in favore della beatificazione del suo amico Albino Luciani ed è la prima volta nella storia della Chiesa che un papa testimonia in favore di un predecessore. Giovanni Paolo I fu papa per soli trentatrè giorni , eletto nell’agosto del 1978 dopo la morte di Paolo VI.  

Sulle cause del suo decesso, inatteso quanto improvviso, se ne sono raccontate e scritte tante, tesi e congetture hanno tenuto banco per anni, come quella più frequente di un complotto ordito dal potente presidente dello Ior Paul Marcinkus che Luciani, si disse, voleva licenziare. Altri sostengono che sarebbe stato avvelenato perché intenzionato a riformare la Curia, fare piazza pulita di tutti i potenti cardinali del “partito romano”; altri ancora riferiscono di un suo eccessivo progressismo che avrebbe rischiato di danneggiare la Chiesa aprendo a concessioni troppo rivoluzionarie. 

Quest’ultima tesi, quella del papa aperto al mondo, eccessivamente sensibile al tema dei diritti civili e dell’utilizzo dei contraccettivi, desideroso di modernizzare la Chiesa, è stata anche sposata dalla fiction che alcuni anni fa ha tentato di raccontare la vita del Pontefice. In realtà la storia di Luciani, è la storia di un cardinale tutt’altro che progressista. 

E’ la storia di un vescovo che a Vittorio Veneto arrivò a provocare uno scisma nella comunità di Montaner dove un gruppo nutrito di fedeli si era ribellato alla nomina di un parroco non gradito alla popolazione. I parrocchiani ribelli bloccarono l’ingresso della Chiesa ed impedirono di fatto al nuovo parroco di mettervi piede. Non solo, gli stessi fedeli scesi in piazza per chiedere a Luciani la nomina di un altro prete in sostituzione di quello scelto dal vescovo, arrivarono persino a minacciare l’adesione alla Chiesa ortodossa nel caso in cui non fosse tornato sui suoi passi. 

Il futuro pontefice non soltanto non indietreggiò, ma scortato dai carabinieri andò personalmente a Montaner dove sconsacrò la chiesa parrocchiale vietando a qualsiasi altro sacerdote di celebrarvi l’Eucaristia dietro la minaccia di provvedimenti canonici. Un gesto di forza rivolto a ristabilire l’autorità del vescovo diocesano messa in discussione dalla ribellione dei parrocchiani. Lo scisma ci fu veramente ma Luciani restò fermo sulle sue posizioni. 

La stessa fermezza la ebbe anni dopo da patriarca di Venezia quando la Fuci veneziana, la federazione degli universitari cattolici, si schierò in occasione del referendum sul divorzio del 1974 contro l’abrogazione della legge Fortuna-Basili seguendo le indicazioni dei cattolici progressisti in contrasto con le gerarchie. Di fronte all’indisponibilità degli studenti a rivedere le loro posizioni, Luciani sciolse l’organizzazione studentesca. Un uomo fermo, risoluto, anche autoritario sotto certi aspetti. 

Da vescovo proibì nelle sue diocesi i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo perché, essendo vissuto al fianco del vescovo di Padova, il cappuccino Girolamo Bortignon grande nemico di Padre Pio non ha mai creduto alla sua santità. La sua elezione avvenne all’insegna della mediazione fra conservatori e progressisti, i primi decisi a sostenere l’arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, i secondi orientati sull’ex segretario di stato di Paolo VI Giovanni Benelli. Alla fine fu scelto lui che sin da subito si mostrò per certi versi innovativo. 

Avrebbe voluto chiamarsi Pio XIII per dimostrare la sua continuità ideale con Pio XII ma fu sconsigliato dal farlo perché quel nome poteva suonare come un ritorno al passato, una sconfessione del Concilio Vaticano II. Scelse allora di chiamarsi Giovanni Paolo in onore ai suoi predecessori, Giovanni XIII e Paolo VI, il primo lo aveva voluto vescovo, il secondo cardinale. Avrebbe voluto parlare alla folla in piazza San Pietro il giorno dell’elezione ma gli fu spiegato che il protocollo non lo prevedeva (Giovanni Paolo II due mesi dopo avrebbe infranto questa regola che né Benedetto XVI, né Francesco hanno più rispettato); sostituì la cerimonia dell’incoronazione con una sobria celebrazione di inizio pontificato; abolì il pluralia maiestatis parlando in prima persona ai fedeli, rinunciò ai formalismi in favore di un linguaggio semplice, chiaro, anche schietto in certi momenti, scandalizzando i rigidi custodi del protocollo vaticano. Che non amasse Marcinkus è risaputo, già da vescovo e da cardinale ebbe a lamentarsi di lui e del suo modo di gestire lo Ior. 

Forse è anche vero che fosse sul punto di licenziarlo, ipotesi però che non ha mai trovato conferme ufficiali. Guidò la Chiesa per soli trentatre giorni ma seppur per poche settimane seppe conquistare il cuore della gente per la sua semplicità, la sua timidezza sbandierata e mai nascosta e per il suo straordinario sorriso. Voleva riformare la Chiesa? Voleva liberarla dall’eccesivo potere dei curiali? E’ stato tolto di mezzo per questo? Lasciamo queste teorie, per giunta mai dimostrate, agli appassionati di dietrologie, complotti e misteri. 

La beatificazione renderà onore ad un grande papa che, seppur per pochi giorni, ha saputo mostrare al mondo l’immagine di una Chiesa dal volto “umano”, la stessa che oggi è incarnata da papa Francesco, da quella sua semplicità forse riscontrabile soltanto in Albino Luciani.  Ma per favore, non dipingetelo per quello che non era, perché il patriarca che sciolse la Fuci veneziana perché favorevole al divorzio, non avrebbe potuto da papa comportarsi in maniera opposta. 
 
 
 


Mons. Bressan: “Albino Luciani maestro e fratello”




Molta gente a Canale d’Agordo per la cerimonia del  37mo anniversario dall’elezione al soglio pontificio. La causa di beatificazione alla fase conclusiva.




http://www.telebelluno.it/wp/28138

 

L'annuncio della conclusione della "Positio"




http://video.gelocal.it/corrierealpi/locale/papa-luciani-beatificazione-nella-fase-conclusiva/44118/44239?ref=search


Galleria fotografica della Santa Messa per il XXXVII anniversario dell'elezione



Benedetto XVI testimonia in favore di Papa Luciani



Canale d'Agordo

Giovanni Paolo I, passo verso gli altari 


Giuseppe Bratti


Il Papa emerito, Benedetto XVI, ha voluto inserire la sua testimonianza personale nella positio di papa Luciani: per la prima volta, nella storia della Chiesa, un Papa testimonia per la causa di beatificazione di un altro Papa. A dare la notizia ai fedeli, radunati ieri pomeriggio, mercoledì 26 agosto, in piazza a Canale d’Agordo nell’anniversario dell’elezione di papa Giovanni Paolo I, è stato il vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, nel saluto iniziale della Messa presieduta quest’anno dall’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan. Con la testimonianza di papa Ratzinger, la positio è ultimata.

«Annuncio quindi con gioia che la causa di beatificazione entra ora nella sua fase conclusiva – ha proseguito il vescovo Andrich – e preghiamo che si avvii a conclusione il riconoscimento della santità da parte della Chiesa».

Queste parole tanto attese sono giunte in una piazza, accarezzata da un sole estivo, nell’ottantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Albino Luciani. «Nel 1935 – ha ricordato l’arcivescovo Bressan nell’omelia – per alcuni mesi, fu vicario cooperatore in questa stessa parrocchia; a voi agordini grazie di averlo preparato per la Chiesa universale».

Il breve pontificato di Giovanni Paolo I è stato descritto da due prospettive: quella della Segreteria di Stato vaticana, dove Bressan era allora in servizio da due anni, e quella di Trento, con la gioia dell’arcivescovo di allora, Alessandro Maria Gottardi, legato da amicizia a Luciani fin dagli anni giovanili. Gottardi si recò la sera dell’elezione da Antonia Luciani, sorella del Papa, che abitava in Valsugana e tre giorni dopo celebrò nella cattedrale di Trento la Messa di ringraziamento.

In Segreteria di Stato, nel frattempo, ha raccontato Bressan, «ammiravamo un Papa innovativo, con capacità di pronta decisione, iniziando dall’adozione di un nome composito, come non era mai avvenuto nella storia della Chiesa».

E a Trento, nelle stesse ore, il vescovo Gottardi rendeva omaggio alla sapienza pastorale di Luciani descrivendolo, in Cattedrale, come «un umile figlio del popolo, un sacerdote semplice e retto, un pastore zelante e fedele». A Roma, ecco l’atteggiamento di Bressan e di quanti erano con lui in servizio nell’estate 1978. «Seguivamo con rispetto e ammirazione la vasta dedizione di Giovanni Paolo I per il mondo intero».

Una dedizione che portava il nuovo Papa «a curare subito i contatti con tutti, nel desiderio di raggiungere tutti; portava un’aria  nuova di comunicazione tra il Papa e il suo popolo e tutti eravamo nella gioia». «Arrivederci alla proclamazione a venerabile e a beato di Giovanni Paolo I», ha concluso, prima della benedizione, arcivescovo Bressan. Tra i fedeli presenti, anche i familiari di papa Luciani e il direttore di Avvenire,  Marco Tarquinio. 

domenica 10 maggio 2015

"Papa Albino Luciani non sarà beato subito"

L'intervista

Il vescovo Pizziolo: «Per me è già santo, diciamo che l’annuncio subisce un ritardo». «La diocesi è realtà viva, c’è sensibilità e fiducia per la tradizione cristiana»


INVIATO A VITTORIO VENETO. Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, già vescovo di Vittorio Veneto, non sarà santo subito. Nemmeno beato: il miracolo non è stato riconosciuto dalla commissione di esperti. «Per me è santo, ma occorre attendere. Il cammino ha le sue regole». Il successore, monsignor Corrado Pizziolo, in questa intervista fa il punto della situazione religiosa e sociale nella diocesi che comprende anche parte di Sacile, Brugnera e Caneva.

Eccellenza, la gente attende l’annuncio della beatificazione di Albino Luciani, suo predecessore alla guida di questa diocesi.

«Il processo è bloccato in quanto quello che si riteneva un miracolo operato non è stato approvato dalla commissione per la beatificazione: si trattava di una guarigione attraverso l’invocazione del pontefice, che non è stata riconosciuta come tale. Questo, ad ogni modo, dimostra che la Chiesa si muove con scrupolo e serietà. Occorre, dunque, attendere un evento prodigioso e non spiegabile e da lì ripartire. Sono convinto della santità di papa Luciani, ma il cammino ha le sue regole. Al momento non è noto un nuovo miracolo. I tempi si sono allungati, quindi, allo stato, nulla è programmabile».


Articolo completo qua:  http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2015/04/26/news/l-intervista-parla-pizziolo-1.11309219


Via i rosari dalla statua del Papa

Spogliata l’effigie di Luciani, sconcerto a Ceneda: sospetti su una donna. Il parroco minimizza






VITTORIO VENETO. Spogliata dei rosari la statua di Papa Luciani. Incredulità ieri mattina in piazza Giovanni Paolo I a Ceneda per la scomparsa di decine di coroncine collocate sull’effigie del pontefice, già vescovo di Vittorio Veneto.
Il parroco don Silvano De Cal, minimizza: «Sarà stato qualcuno un po’ zelante che aveva desiderio di recitare il rosario nel mese di maggio nella propria casa». I rosari sono stati trovati ammucchiati all'interno della cripta della cattedrale vittoriese, davanti alla grotta della Madonna di Lourdes.
«Giovedì sera erano ancora attorcigliati tra le mani della scultura», raccontano alcuni testimoni. L’azione sarebbe stata compiuta, secondo alcune voci, ieri mattina da una donna che non è ancora stata identificata.
Le manifestazioni spontanee di devozione popolare erano iniziate tre anni fa quando un ignoto fedele sistemò per primo tra le mani della statua di Papa Luciani una corona del rosario. Un esempio presto seguito da altri. Nel tempo è divenuto un luogo di preghiera e di ex voto, una pellegrinaggio silenzioso e continuo per il Papa del sorriso, pregato da molti già come un santo.
Il quartiere vittoriese, intanto, si divide sull’opportunità o meno di lasciare i rosari esposti. «Li avrei visti meglio raccolti in una teca», sottolinea un sacerdote. C’é chi afferma di averne visto qualcuno a terra, c’è pure chi riferisce di altri gesti non proprio religiosi: qualche passante avrebbe tentato di portarsene uno a casa.


mercoledì 31 dicembre 2014

Trova in un garage e rimette a nuovo la vecchia auto di Papa Luciani

Canale d'agordo 
 
L’eccezionale scoperta di Antonio De Nardo: era in un’autorimessa di Codognè «Era come un ferro vecchio, ora può viaggiare: vorrei offrirla a Papa Francesco»


CANALE D’AGORDO Per anni era rimasta, come un ferro vecchio, abbandonata in un'autorimessa. È l'auto di Papa Luciani, una Fiat 1100, che utilizzava quando era vescovo di Vittorio Veneto. Il reperto unico e storico si trova a Codognè ed è stato esposto sabato al pubblico per la prima volta. L'eccezionale ritrovamento è stato fatto da un ristoratore, Antonio De Nardo. «Mi piacerebbe che qualcuno la valorizzi, chissà che Papa Francesco possa farci un pensierino», racconta il proprietario
. A svelare un segreto, rimasto celato per anni, è Pio Dal Cin, che ha raccolto la sua testimonianza nel libro «Codognè cuore Veneto». «L'ho trovata per caso in un'autorimessa, era ferma, tutta sporca di escrementi», racconta De Nardo, gestore della storica trattoria Campocervaro di Codognè e appassionato di vettura d'epoca, «non sapevo a chi era appartenuta, quando ho visto il libretto di circolazione mi è venuto quasi un colpo». Nella carta di circolazione appariva l'intestazione del primo proprietario: «S. E. Luciani Mons. Albino, nato a Forno di Canale il 17.10.1912» e la residenza, il castello di San Martino di Vittorio Veneto, la sede vescovile. La data d'immatricolazione è il 18 agosto 1960. Albino Luciani era alla guida della diocesi vittoriese da quasi due anni. La vettura, all'epoca un lusso, fu donata al vescovo dalla Cassamarca. Presumibilmente la utilizzò sino al 1969, quando divenne patriarca di Venezia. Nessuno sapeva che fine avesse fatto quella Fiat 1100, finchè Antonio De Nardo la ritrovò in uno stato di semi abbandono a San Michele di Ramera. Il precedente proprietario non sapeva cosa farsene. De Nardo invece, come molti ragazzi degli anni '50 e '60, aveva un ricordo personale legato a papa Luciani. «Monsignor Luciani mi aveva cresimato», ricorda il ristoratore di Codognè, che così l'ha acquistata e si è fatto promotore del restauro. Il lavoro di recupero è stato interamente «made in Codognè». «L'ho portata dal carrozziere di qui, Gianni Felet», spiega, «il motore l'ha sistemato Gaetano Rossi, l'artista delle auto di Codognè». La Fiat 1100 ha quasi 200 mila chilometri, «196 mila per l'esattezza», specifica il proprietario. Ma il restauro l'ha riportata allo splendore originale. «Era la macchina dei “siori”, è un po' invidiata da tutti», dice De Nardo con un pizzico di orgoglio, «facilissima da guidare e affidabile».

Antonio De Nardo sull'auto restaurata...
Antonio De Nardo sull'auto restaurata di Papa Luciani

La vettura è iscritta all'Asi, l'Automobil Club storico Italiano e ha partecipato a qualche raduno. Lui ha fatto solo pochi chilometri, la custodisce quasi come una reliquia e ha il sogno che qualcuno possa valorizzarla. «L'importante è che chi la compra sappia che è un'auto speciale, piuttosto che vada nelle mani sbagliate preferisco tenermela». Antonio De Nardo non vuole che la “papa mobile” diventi un oggetti di business. Il riferimento è ad una Golf appartenuta a Papa Ratzinger, prima della nomina a Pontefice. Una decina d'anni fa, la Golf di Ratzinger venne messa all'asta su Ebay e fu acquistata da un casinò online del Texas, ricoperta di loghi pubblicitari.

http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2014/12/09/news/trova-in-un-garage-e-rimette-a-nuovo-la-vecchia-auto-di-papa-luciani-1.10464062

domenica 5 ottobre 2014

La fede di Zambon «Io, guarito pregando papa Albino Luciani»

Il sindaco di Conegliano a Canale d’Agordo alle celebrazioni «Nei momenti duri io e i miei familiari ci siamo rivolti a lui»

di Francesco Dal Mas 
 
CONEGLIANO. La fede in papa Luciani ha dato una grossa mano a Floriano Zambon. Il sindaco di Conegliano lo crede, ma non lo ammette, tanto meno lo dice, per la prudenza che tutti gli riconoscono. Ogni anno, però, sale a Canale d’Agordo, il paese natale di Giovanni Paolo I, per rendergli omaggio con la preghiera e la testimonianza. Lo fa, in privato, il 26 agosto, il giorno anniversario dell’elezione a pontefice di colui che è stato vescovo di Vittorio Veneto per 10 anni, dal 1958 al 1968. Lo ha fatto anche quest’anno, insieme a numerosi pellegrini di Pieve di Soligo, che hanno accompagnato il parroco Giuseppe Nadal e il cardinale Beniamino Stella, che ha presieduto la solenne concelebrazione. E insieme ad altri fedeli di Farra, Conegliano, Vittorio Veneto, Sacile, Oderzo. Con Zambon anche Luigi Dorigo, un o amico, che al tempo della malattia lo ha convinto e accompagnato nel chiedere l’intercessione del “papa del sorriso”.
Zambon nel 2005 ha cominciato a guarire dal linfoma da cui era stato colpito nel 2004, con ricoveri prolungati prima a Castelfranco e poi a Verona. Nei primi 6 mesi di malattia i medici si era dimostrati tutt’altro che ottimisti. E molti coneglianesi, al termine di quel calvario, hanno parlato di “miracolo”. È una parola che Zambon non ha mai usato, per pudore. «È pur vero – ammette il sindaco – che ho pregato molto. E con me i famigliari, i parenti, tantissimi amici. Ed è anche vero che mi sono ripetutamente rivolto a Luciani, come al beato Tezza, perché intercedessero per la mia guarigione». Luciani, appunto. Zambon non lo ha conosciuto da vescovo, da patriarca di Venezia e da papa, sì. «L’ho sempre stimato ed apprezzato per la semplicità, anzi l’umiltà del tratto, e per la fermezza nei valori». Quando Luciani è salito al soglio pontificio, Zambon era ragazzo e per guadagnarsi i soldi per i libri scolastici faceva la stagione estiva al rifugio Pisciadù, sulle Dolomiti della Val Badia. «Ho ancora nella memoria quella fumata bianca, la sua prima benedizione dal balcone di San Pietro, il suo primo Angelus; ho registrato tutto. Anche in rifugio eravamo tutti eccitati per un papa di casa nostra. Ricordo la sua raccomandazione, al bambino che ha voluto accanto a sé ad un’udienza in sala Nervi, ad andare avanti con la scuola; è stato uno sprone anche per me, Con papa Luciani ho senz’altro un debito di riconoscenza».
Ed ecco il sindaco di Conegliano pellegrino a Canale d’Agordo; l’anno scorso aveva accompagnato gli amici del Piccolo Rifugio. Quest’anno si è fatto carico di un desiderio che vorrebbe mantenere segreto, ma per la caparbietà del cronista non ci riesce. «Spero vivamente che il processo di beatificazione possa procedere speditamente. Mi risulta che in ottobre verrà presentata alla congregazione per la causa dei santi la positio, cioè tutta la documentazione sulle virtù cristiane praticate eroicamente da Luciani. A seguire dovrebbe intervenire la commissione medica della stessa congregazione per l’accertamento del miracolo». Anche in questo caso una guarigione prodigiosa: da un linfoma che aveva colpito un pensionato pugliese.

30 agosto 2014