Il sindaco di Conegliano a Canale d’Agordo alle celebrazioni «Nei momenti duri io e i miei familiari ci siamo rivolti a lui»
CONEGLIANO. La fede in papa Luciani ha dato
una grossa mano a Floriano Zambon. Il sindaco di Conegliano lo crede, ma
non lo ammette, tanto meno lo dice, per la prudenza che tutti gli
riconoscono. Ogni anno, però, sale a Canale d’Agordo, il paese natale di
Giovanni Paolo I, per rendergli omaggio con la preghiera e la
testimonianza. Lo fa, in privato, il 26 agosto, il giorno anniversario
dell’elezione a pontefice di colui che è stato vescovo di Vittorio
Veneto per 10 anni, dal 1958 al 1968. Lo ha fatto anche quest’anno,
insieme a numerosi pellegrini di Pieve di Soligo, che hanno accompagnato
il parroco Giuseppe Nadal e il cardinale Beniamino Stella, che ha
presieduto la solenne concelebrazione. E insieme ad altri fedeli di
Farra, Conegliano, Vittorio Veneto, Sacile, Oderzo. Con Zambon anche
Luigi Dorigo, un o amico, che al tempo della malattia lo ha convinto e
accompagnato nel chiedere l’intercessione del “papa del sorriso”.
Zambon
nel 2005 ha cominciato a guarire dal linfoma da cui era stato colpito
nel 2004, con ricoveri prolungati prima a Castelfranco e poi a Verona.
Nei primi 6 mesi di malattia i medici si era dimostrati tutt’altro che
ottimisti. E molti coneglianesi, al termine di quel calvario, hanno
parlato di “miracolo”. È una parola che Zambon non ha mai usato, per
pudore. «È pur vero – ammette il sindaco – che ho pregato molto. E con
me i famigliari, i parenti, tantissimi amici. Ed è anche vero che mi
sono ripetutamente rivolto a Luciani, come al beato Tezza, perché
intercedessero per la mia guarigione». Luciani, appunto. Zambon non lo
ha conosciuto da vescovo, da patriarca di Venezia e da papa, sì. «L’ho
sempre stimato ed apprezzato per la semplicità, anzi l’umiltà del
tratto, e per la fermezza nei valori». Quando Luciani è salito al soglio
pontificio, Zambon era ragazzo e per guadagnarsi i soldi per i libri
scolastici faceva la stagione estiva al rifugio Pisciadù, sulle Dolomiti
della Val Badia. «Ho ancora nella memoria quella fumata bianca, la sua
prima benedizione dal balcone di San Pietro, il suo primo Angelus; ho
registrato tutto. Anche in rifugio eravamo tutti eccitati per un papa di
casa nostra. Ricordo la sua raccomandazione, al bambino che ha voluto
accanto a sé ad un’udienza in sala Nervi, ad andare avanti con la
scuola; è stato uno sprone anche per me, Con papa Luciani ho senz’altro
un debito di riconoscenza».
Ed ecco il sindaco di Conegliano
pellegrino a Canale d’Agordo; l’anno scorso aveva accompagnato gli amici
del Piccolo Rifugio. Quest’anno si è fatto carico di un desiderio che
vorrebbe mantenere segreto, ma per la caparbietà del cronista non ci
riesce. «Spero vivamente che il processo di beatificazione possa
procedere speditamente. Mi risulta che in ottobre verrà presentata alla
congregazione per la causa dei santi la positio, cioè tutta la
documentazione sulle virtù cristiane praticate eroicamente da Luciani. A
seguire dovrebbe intervenire la commissione medica della stessa
congregazione per l’accertamento del miracolo». Anche in questo caso una
guarigione prodigiosa: da un linfoma che aveva colpito un pensionato
pugliese.
30 agosto 2014
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