giovedì 30 agosto 2012

Quelle parole di Luciani su Lefebvre

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Anche Papa Luciani aveva a cuore la riconciliazione con l’arcivescovo tradizionalista Marcel Lefebvre. Lo ha rivelato al direttore di Tv2000, Dino Boffo, il segretario di Giovanni Paolo I, don Diego Lorenzi, nel corso di un’intervista in occasione del centenario della nascita del «Papa del sorriso» che sarà trasmessa domani alle 18.30 su Tv2000. «Il problema di Lefebvre – ha detto Lorenzi – che è ancora oggi all’ordine del giorno, era già nei pensieri e nelle preoccupazioni di Giovanni Paolo I». Il segretario del Pontefice racconta che, riferendosi alla vicenda di Lefebvre, Giovanni Paolo I gli diceva: «La tunica intonsa della Chiesa Cattolica romana ha uno squarcio». «E agognava – conclude don Lorenzi – che questa cucitura venisse ricomposta al più presto. Gli stava a cuore immensamente la compattezza del gregge, l’unità della Chiesa, più di altre cose di cui si interessava la stampa».

Nella recente biografia di Papa Luciani (edizioni San Paolo) scritta da Marco Roncalli, questo pomeriggio nuovamente valorizzata con la pubblicazione di ampi stralci da L’Osservatore Romano, viene ricostruito il pensiero e la preoccupazione del futuro Papa nei confronti dei lefebvriani. Una preoccupazione che risaliva agli anni precedenti l’elezione ed era stata da lui vissuta come una situazione di emergenza già durante il periodo veneziano. A partire, ad esempio, dall’omelia del 16 agosto 1976, quando il patriarca Luciani partì dalle antiche discordie dentro la Chiesa per arrivare a citare a quelle moderne che trovavano Paolo VI colpitodai casi Lefebvre e Franzoni. Pochi giorni prima, il 22 luglio, Paolo VI aveva infatti aveva sospeso a divinis il vescovo tradizionalista.

Accomunando i due casi nell’omelia Luciani disse: «Miei fratelli, sono stato amico fraterno di Franzoni cui do del “tu”; ho sentito molte volte Lefebvre parlare in Concilio. Sono sicuro che anni fa tutti e due accettavano in pieno le seguenti parole del Concilio: “Il romano Pontefice, in forza del suo ufficio, cioè di vicario di Cristo e pastore di tutta la Chiesa, ha su questa una potestà piena, suprema e universale, che può esercitare liberamente”. Come mai ora sia Franzoni che Lefebvre rifiutano espressamente queste parole? Per me è un dramma senza spiegazione… O, forse» continuava «la spiegazione è la conclusione stessa, che Paul Bourget ha dato al suo romanzo Le démon du midi: “Bisogna vivere come si pensa, altrimenti si finisce col pensare come si vive”…. Il pericolo può esistere anche per noi… Il Signore, invece, vuole si obbedisca alla gerarchia». Parole attuali ancora oggi.

Pubblicato il 25 agosto 2012 da Andrea Tornielli

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