venerdì 28 settembre 2012

“Slitta” l’istruttoria per la beatificazione del Papa del sorriso

Un primo atto ufficiale introduttivo sarà consegnato attorno al 17 ottobre, la positio completa solo in seguito


di Francesco Dal Mas
Corriere delle Alpi

Ma attorno a quella data del 17 ottobre, tra alcune settimane, ci sarà comunque la presentazione di un atto ufficiale, un documento introduttivo alla positio che verrà presentato alla Congregazione. Il resto della documentazione verrà quindi consegnato in seguito.CANALE D’AGORDO. Stefania Falasca, uno dei più accreditati studiosi di Papa Luciani, non riuscirà a concludere la “positio” su Giovanni Paolo I entro il 17 ottobre, come aveva auspicato il postulatore della causa di beatificazione mons. Enrico Dal Covolo. Il lavoro affidato alla Falasca è complesso e delicato. E il tempo non è stato sufficiente per presentare la documentazione completa alla Congregazione per le cause dei santi entro la data da tutti auspicata, anzitutto dalla stessa Falasca, quella del centenario della nascita, appunto il 17 ottobre. Data che lo stesso Dal Covolo aveva annunciato il 29 giugno ad Agordo, in occasione della celebrazione dei patroni.

Lo stato della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I è stato illustrato ieri, in un incontro in Vaticano, a Benedetto XVI dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, e dal vescovo rettore della Lateranense, Enrico Dal Covolo, che è il postulatore della causa.

I tempi più lunghi non motiveranno comunque un ritardo nella proclamazione di Luciani agli onori degli altari. Ci vorranno ancora dai due ai tre anni, anche se taluni avevano azzardato che Benedetto XVI avrebbe desiderato che la beatificazione avvenisse nell’anno della Fede che il papa stesso avvierà l’11 ottobre.

D’altra parte, a Canale d’Agordo, quanti visitano i luoghi di “don Albino”, come ancora viene chiamato Luciani, entrano nella chiesa parrocchiale per pregarlo come un santo, non solo come beato.

Secondo i primi riscontri della parrocchia e del Comune di Canale, i pellegrini quest’anno si possono contare in più di 50 mila, provenienti da ogni parte del mondo. I 40 gruppi organizzati dell’anno scorso che avevano prenotato la visita, sono diventati 80 già nei primi nove mesi del 2012. La mostra su papa Luciani, in canonica, ha registrato 11 mila visitatori. I libri delle grazie chieste e ricevuti, all’ingresso della chiesa, si riempiono di mese in mese.

Così, mentre domani alle 18 (preceduto alle 17 dall’incontro con i catechisti agordini) è prevista la messa nella chiesa della Pieve per ricordare l’anniversario della morte di Albino Luciani, è pronto il programma delle celebrazioni del centenario. Mercoledì 17 ottobre è il giorno del centenario della nascita e per la circostanza Canale farà il pieno di devoti del “papa del sorriso”. Quel giorno, anche il pellegrinaggio ufficiale della diocesi di Vittorio Veneto. Alle 15.30, la rievocazione davanti alla casa natale. Alle 16, in chiesa, la concelebrazione presieduta dal vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, col vescovo Giuseppe Andrich. Per l’occasione sarà emesso un francobollo commemorativo in onore di papa Luciani da parte del ministero dello sviluppo economico, i con Poste italiane. Il 19 ottobre, a Padova, presso la chiesa di San Bellino, sarà celebrata una messa di suffragio e alle 20.30 mons. Giorgio Lise, già vice postulatore della causa di beatificazione, Pia Luciani, nipote di “don Albino” e il giornalista Fabio Zavattaro terranno una conferenza. Ultimo appuntamento il 21 ottobre, a Mestre, nel duomo di San Lorenzo con il premio “Angelo che sorride”. Anche in questo caso ci sarà un francobollo commemorativo. A questo punto non resterà che attendere il deposito della “positio” che avverrà ormai il prossimo anno. Si tratta dell’ultimo, decisivo atto del processo di beatificazione, prima della certificazione vaticana del miracolo e dell’annuncio del papa.

27 settembre 2012

giovedì 27 settembre 2012

Luciani, un papa inedito

27-09-2012

Da Vatican Insider

La prima tesi di dottorato dedicata Giovanni Paolo I svela il volto intimo del successore di Paolo VI e le radici letterarie del suo “sermo humilis”  


Gianni Valente
Roma

Mentre si avvicina il centenario della sua nascita – che cade il prossimo 17 ottobre - e a 34 anni esatti dai giorni brevi del suo pontificato, il profilo di Albino Luciani viene indagato per la prima volta da una tesi di ricerca post lauream discussa presso la “laica” Università statale di Roma Tor Vergata. A realizzare il singolare lavoro di ricerca – intitolato Sermo humilis e referenze letterarie negli scritti di papa Luciani: il caso di “Illustrissimi” – è stata Stefania Falasca, impegnata da anni come vice-postulatrice nella Causa per la beatificazione di Papa Luciani.

Curiosamente, la ricerca è stata realizzata nell’ambito degli studi letterari, e non in quello degli studi specialistici in storia della Chiesa o della spiritualità. Qualche giorno fa, nella commissione di docenti che ha esaminato la tesi di dottorato in Italianistica, coordinato dal professor Andrea Gareffi, c’era anche il noto critico letterario Giulio Ferroni.

L’indagine getta una luce nuova sullo stile di Giovanni Paolo I, sull’ampiezza e la profondità del suo orizzonte teologico e culturale a partire dai sovrabbondanti riferimenti letterari del suo ministero pastorale. E la via d’accesso utilizzata per questo approccio inedito alla figura di Luciani è la sua opera Illustrissimi, la raccolta di quaranta lettere immaginarie a personaggi romanzeschi o a illustri autori del passato – da Dickens a Bernardo di Chiaravalle, da Péguy a Quintiliano, da Figaro, barbiere di Siviglia a Manzoni, da Ippocrate a Mark Twain – pubblicate mensilmente dall’allora patriarca di Venezia sulla rivista Messaggero di Sant’Antonio, dal maggio 1971 al novembre 1974.

Giovanni Paolo I non ha avuto il tempo di scrivere encicliche o esortazioni apostoliche. L’unico testo che ha licenziato da Papa è stata proprio la quarta edizione di Illustrissimi, da lui rivista e corretta negli ultimi giorni del suo pontificato. Un testo squisitamente letterario, che può essere considerato il suo testamento umano, spirituale e pastorale, di cui la tesi di Falasca rappresenta la prima edizione critica.

Avvalendosi della consultazione delle carte personali di Luciani – quaderni, bloc notes, agende – conservati presso l’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, e attraverso una serrata analisi intertestuale condotta sulla base della documentazione inedita, il lavoro di ricerca ha potuto ricostruire l’intero processo di redazione di Illustrissimi. L’indagine ha anche il merito di aver fatto rinvenire una parte dei volumi della ricca biblioteca personale di Luciani, dispersi dall’incuria nel tempo e solo in parte confluiti nella biblioteca dello Studium Marcianum a Venezia.

Dal serrato lavoro filologico emerge l’originalità del codice linguistico lucianeo, in grado di attingere a un repertorio umanistico-letterario vasto e versatile, rimasto finora sostanzialmente ignorato da parte della storiografia anche recente sul pontificato di Giovanni Paolo I. In particolare, proprio la familiarità di Luciani con la dimensione letteraria spinge a riconsiderare il nucleo originario della sua formazione, fuori dai clichè fioriti intorno al “parroco di montagna” finito quasi per sbaglio sul Soglio di Pietro.

La tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare l’humilitas e la semplicità di Luciani per sprovvedutezza o addirittura per mediocrità intellettuale. Se papa Montini lo considerava un «fine teologo», per il filosofo Jean Guitton il successore del suo grande amico Paolo VI era «uno scrittore nato» e la sua arte di raccontare era «abitudine acquistata mediante lungo esercizio, e non formula magico-cabalistica». La sua stessa opzione per il registro letterario e la ricerca di un linguaggio accessibile a tutti, emancipato da ogni sofisticazione, era in Luciani il frutto di un lavoro e di un’applicazione assidua.

Il Papa che recita a memoria Trilussa nelle udienze generali vuole parlare agli uomini del suo tempo nella loro lingua, quella che tutti possono comprendere. Senza pose, senza formule altisonanti e intimidatorie. Se il “conversare” è la cifra distintiva di Illustrissimi, essa rappresenta anche la chiave ultima di tutto il ministero di Luciani. Quando anche da Papa sceglie il tono colloquiale e convoca come alleati del suo magistero di predicazione poeti e scrittori, Giovanni Paolo I ripercorre le strade dei Padri della Chiesa che già nei primi secoli cristiani ricercavano la pronuntiatio, intesa come «sapienza del porgere». Il suo “sermo humilis”, irrigato con le parole della Sacra Scrittura e del genio letterario, è il modulo espressivo più consono a una Chiesa che vuole essere amica degli uomini del suo tempo. Come Agostino – fa notare Falasca nelle pagine introduttive del suo lavoro – Luciani riconosce che ogni verità rivelata va proposta suaviter, con delicatezza. Si deve in qualche modo adattare alle possibilità di ricezione di chi la riceve. Perchè «nutre l’anima solo ciò che la rende lieta». 

http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/luciani-papa-pope-el-papa-18451/

domenica 9 settembre 2012

Gli ascolti tv di domenica 26 agosto: vince Papa Luciani


serie tv



















La sfida serale della giornata di ieri 26 agosto è stata vinta dalla Rai che piazza due reti sul podio virtuale degli ascolti.
A salire sul gradino più alto è Rai Uno “Papa Luciani, il sorriso di Dio”.
La replica della famosa fiction ha ottenuto uno share vicino ai 18 punti (17,54%) con una media di telespettatori pari a 3.156.000. Al secondo posto invece troviamo Rai Due con un’altra replica: i due episodi della seconda serie di N.C.I.S. Los Angels sono stati guardati da 2.100.000 di spettatori, pari ad uno share di vicino all’11%. Completa il podio il film di Canale 5 The Bodyguard (la Guardia del corpo) che ha totalizzato 1.789.000 milioni di telespettatori con uno share dell’ 11,2%. Subito dietro l’ammiraglia Mediaset si piazza Italia Uno con il film “30 secondi in un secondo”, che ottiene un audience di 1.359.000 (7,43% di share). Il duello tra Rete 4 e Rai 3 viene vinto da Mediaset grazie al festival “Mea Puglia” organizzato da Albano (6,39% di share), che ha la meglio sulla puntata di Kilimangiaro diretta da Licia Colò (5,05%). Infine il tributo di La7 per la scomparsa di Neil Amstrong con il film Moonshot conquista uno share pari a 1,77% e 344.000 spettatori.

Papa Luciani “politico”. Ne parliamo con il biografo, Marco Roncalli


Pubblicato il 26 ago 2012 da Roberto Russo

“Papa Giovanni Paolo I aprì la via ad una nuova speranza”, così è scritto sulla lapide commemorativa affissa sul palazzo del Patriarcato di Venezia. Il pontificato di papa Luciani, infatti, pur molto breve – solo trentatré giorni – si pone, come spartiacque e al contempo come elemento di unione, tra due pontificati molto forti: quello di Paolo VI e quello di Giovanni Paolo II.

Albino Luciani veniva eletto papa il 26 agosto 1978

Il cardinal Albino Luciani, patriarca di Venezia, diventava papa proprio il 26 agosto di trentaquattro anni fa: nel tardo pomeriggio di quel sabato romano, infatti, dopo un brevissimo conclave, i cardinali scelsero Luciani come 263° papa della chiesa cattolica.
Qual è stato il ruolo politico di Giovanni Paolo I? Quale la formazione politica e sociale c’è alle spalle del Papa del Sorriso? Lo abbiamo chiesto a Marco Roncalli, biografo di papa Luciani, che ha recentemente pubblicato un biografia del pontefice (Giovanni Paolo I. Albino Luciani, Edizioni San Paolo, 736 pagine, euro 34).

Marco Roncalli, Giovanni Paolo I. Albino LucianiAnche se solo per pochi giorni, Giovanni Paolo I è stato un capo di Stato. Da patriarca di Venezia ebbe a dire: “Non esigiamo – situati a destra – che la Chiesa conservi oggi, in un mondo profondamente cambiato, tali e quali gli atteggiamenti e i riti, che andavano bene nel medioevo… Viceversa cerchiamo di non essere – situati a sinistra – troppo audaci e di non compromettere l’unità della fede e della Chiesa”. Quali sono gli elementi specifici di Luciani del modo di concepire il “governo” della Chiesa?
Occorre interrogarsi sul fatto che anche Luciani proviene da quell’area regionale, da quel Veneto che in tempi più recenti ha dato alla Chiesa tre papi [Pio X – papa dal 1903 al 1914; Giovanni XXIII – papa dal 1958 al 1963, e Giovanni Paolo I, ndr], oltre a buona parte dei gruppi dirigenti del cattolicesimo politico e sociale 
italiano, dalle sue primitive versioni intransigenti (l’Opera dei Congressi) alle più moderne declinazioni transigenti (la Democrazia cristiana di De Gasperi e dei dorotei).
Come ho cercato di dimostrare nel mio libro, Luciani attraversa con consapevolezza e costante attenzione i
differenti contesti del suo tempo, ecclesiali, culturali, ma anche propriamente politici e sociali. Quelli di lui vescovo, con maggiori responsabilità, sono poi anche anni costellati da un’evoluzione delle scelte politiche, con parte dell’elettorato di area cattolica che guarda a sinistra e nel mio libro mi fermo appunto sui pronunciamenti del 
pastore che giudicano «danno spirituale non piccolo», il fatto – ad esempio – che «i cattolici portino acque alla Base», la corrente aperturista della Dc… Ma scandagliando scandagliando lungo i binari della fede e della politica ritroviamo qui Luciani sui terreni delle battaglie sul divorzio e l’aborto, dell’inconciliabilità di marxismo e cristianesimo (ribadita in vari modi alla vigilia degli appuntamenti elettorali) e della ridiscussione del Concordato. Rileggeremo Luciani tra Bettazzi e Berlinguer, don Franzoni e Lefebvre… Lo seguiremo nelle stagioni delle stragi e del terrorismo, una catena di omicidi che non risparmia Venezia (con l’uccisione della guardia giurata Franco Battagliarin).
Marco Roncalli, biografo di Giovanni Paolo IAlbino Luciani ha avuto una ben precisa formazione politica e sociale?
Da don Giulio Gaio, vicino al Partito popolare e antifascista, come pure 
da altri dei suoi insegnanti di ginnasio e di liceo, Luciani imparò in quegli anni a interessarsi un po’ alla politica (pur
 se indirettamente, visto che a chierici e preti si chiedeva di starne lontani). Durante gli anni del regime ha condiviso i brutti momenti attraversati dall’Azione Cattolica alla quale Mussolini cercava di impedire ogni forma di intervento, con conseguenze politiche, per certi versi vane… Subito dopo la guerra anche Luciani è entrato nella mobilitazione dei cattolici contro il pericolo comunista salutata con toni convinti da don Albino già in
molti articoli contro l’illusione della fiducia accordata all’alleanza socialcomunista, apparsi ripetutamente dall’inizio del 1947 e continuati sino alle elezioni politiche dell’aprile 1948. Durante gli anni del dopoguerra Luciani si è distinto nell’opera di ricostruzione morale di una intera generazione che poi ha avuto ruoli non secondari nella politica come nel sindacato. Ma proprio questi giovani spiegano bene il principio alla base del suo agire, non politico ma educativo. A questo va aggiunto il fatto che l’impegno manifestato ad extra da Luciani viene comunque da lui vissuto in spirito di servizio dall’interno della struttura ecclesiale. Ed è a questa che il 
suo sguardo è costantemente rivolto. A essa sente di dover prestare con la sua obbedienza tutto quello che può fare
, accettando ogni incarico assegnatogli. Magari oltre i suoi stessi limiti, ad esempio per quanto concerne la salute.
Quale potrebbe essere la cifra del centrista Luciani?
La vera cifra del “centrista Luciani”, come nitidamente si staglierà durante il periodo del patriarcato a Venezia, si fonda sulla sua consapevolezza su cosa significasse essere vescovo in Italia, dopo il Concilio. Per 
lui, come ripeté chiaramente al vaticanista Giancarlo Zizola che mi piace ricordare, era questo: niente compromessi con la politica, il primato conferito alla liturgia e alla povertà nella Chiesa, curare la preparazione teologica dei preti, a costo di lasciare gli antichi manuali. Insomma, trasformare la Chiesa-castello in una Chiesa-missione, dentro un Veneto in cui la tentazione del fare politica e del pretendere la vecchia “leadership” culturale non ha perduto tutta la sua suggestione fra i preti: “La Chiesa che si rifà lievito nella pasta, d’accordo – diceva – ma senza nostalgie primitivistiche”.
Può raccontarci un aneddoto del Luciani politico?
Sul Luciani politico è interessante un ricordo del suo primo segretario a Venezia: «Ricordo una telefonata di un politico, nel 1970, in occasione della prima giunta veneziana di centrosinistra (sindaco sarà Giorgio Longo). Volevano incontrare il patriarca. Mi ha detto di rispondergli: “Se volete venire, il patriarca vi riceve; ma le scelte che fate siate capaci di farle in autonomia, perché siete cristiani, laici impegnati, uomini maturi”».
Detto questo, tra i vescovi che stanno alla larga dal potere politico non si faticherebbe a mettere ai primi posti proprio Luciani. E in ogni caso la sua tesi è questa: «Il 
rapporto con il potere politico va affrontato con grande equilibrio: la Chiesa deve insegnare, anche con i fatti, che l’autorità civile va rispettata, ma nello stesso tempo deve denunciarne gli eventuali abusi».