mercoledì 19 dicembre 2012

«Illustrissimi»: riediti gli articoli di Albino Luciani

 28/11/2012

IL LIBRO. Nel centenario della nascita il «Messaggero di sant'Antonio» pubblica gli interventi del pastore-scrittore



Scrivere semplice non è facile: l'allora vescovo aveva la capacità di spiegare le cose difficili

Nel centenario della nascita di Albino Luciani, il Papa di un sorriso che regnò 33 giorni, torna in libreria la raccolta dei suoi articoli intitolata Illustrissimi. Lettere ai Grandi del passato, con postfazione di Giovanni Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano. Il volume è una raccolta di tutte le «lettere» che l'allora patriarca di Venezia pubblicò sul Messaggero di sant'Antonio dal 1971 al 1974, indirizzandole a personaggi storici e mitici di tutti i tempi e luoghi. Il volume è stato presentato in Vaticano a un convegno con Ugo Sartorio, Gianpaolo Romanato, Roberto Pertici, Sylvie Barnay, Juan Manuel de Prada e concluso da Francesco Moraglia, patriarca di Venezia. «I testi di Luciani», scrive Vian nella postfazione, «non risentono del quarantennio trascorso da quando il patriarca li scrisse. Certo, qua e là nel tono e nel linguaggio la distanza temporale si avverte, ma di più colpiscono la lucidità e l'intelligenza con le quali sono affrontati temi cruciali della contemporaneità in rapporto con la necessità dell'annuncio del Vangelo e ancor più della testimonianza, indispensabile per la sua credibilità». Luciani aveva un talento per la divulgazione: la capacità di spiegare cose difficili in modo semplice. Non è facile. Collaborava con i suoi scritti anche al Gazzettino, il giornale di Venezia; a impaginare e titolare i suoi articoli era Michelangelo Bellinetti, che poi è stato per anni caporedattore dell'Arena e che qui ricorda il genio di quel collaboratore d'eccezione. È uno sguardo ampio e sorridente quello del patriarca scrittore; non per niente Francesco di Sales, il santo della gentilezza e patrono dei giornalisti, ricorre una quindicina di volte in questo epistolario. Luciani gli indirizza una lettera. Semplici, le 40 lettere del patriarca sono però testi profondi, studiatissimi. Si possono analizzare come distillato di sapienza. Luciani non fa sfoggio di cultura, scrive con efficacia per spiegare ai contemporanei la tradizione cristiana. Il Messaggero di sant'Antonio, nel centenario della nascita di Giovanni Paolo I, ha pubblicato anche la biografia Albino Luciani. Le sorprese di Dio, con l'introduzione di Francesco Moraglia, scritto da Piero Lazzarin, già caporedattore del Messaggero che, in tale veste, pure collaborò con il futuro Papa. Dedicato ai bambini è invece Il sorriso del Papa. Albino Luciani – Giovanni Paolo I, scritto da Maria Loretta Giraldo e Nicoletta Bertelle.

domenica 25 novembre 2012

La Via dei papi dalle Dolomiti alla laguna

Il turismo religioso: devozione, cultura e business scoprendo i luoghi dei pontefici nel Veneto




Il turismo religioso, tra devozione, cultura e business, entra nel Veneto e la Marca dà il tocco dell'eccellenza alla "Via dei papi", il primo itinerario proposto dalla Regione attrezzato con sentieri e piste ciclabili, che congiunge i luoghi che hanno dato i natali a tre pontefici.

Si tratta di trecento chilometri tra sentieri e piste ciclabili sullo sfondo delle Dolomiti tra Lorenzago e Canale d’Agorgo, passando per Belluno e Vittorio Veneto sino a Riese Pio X e per finire a Venezia.

L’itinerario congiunge i luoghi che hanno dato i natali ai papi veneti (Canale d’Agordo per papa Luciani, Belluno per papa Gregorio XVI, Riese per papa Sarto) o li hanno ospitati nei soggiorni estivi (Lorenzago di Cadore per papa Giovanni Paolo II) o nel loro impegno pastorale (Vittorio Veneto e Venezia per papa Sarto e papa Roncalli).

L'obiettivo è quello di conquistare il turista high-spender, il pellegrino che viaggia principalmente in bassa stagione e, come buona parte della domanda di turismo sociale, contribuisce a de-stagionalizzare le destinazioni e, quindi, a garantire i flussi nell'arco di tutto l'anno e non solo in inverto e estate.

In questa "Via dei papi", punti di forza in provincia di Treviso sono il santuario Madonna delle Cendrole di Riese Pio X, l’Abbazia di Santa Maria di Follina, l’Abbazia di Santa Augusta di Serravalle di Vittorio Veneto, il santuario Madonna Granda di Treviso, il santuario Madonna del Caravaggio di Fanzolo di Vedelago, il santuario Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, la chiesa di San Giorgio di San Polo di Piave, la chiesa dei Templari di Ormelle.

L’amministrazione comunale di Vittorio Veneto in particolare ha inserito già dal 2009 nel suo programma amministrativo-politico proprio di avviare iniziative per incentivare il turismo religioso in collaborazione con gli istituti religiosi e i centri di ospitalità presenti nel territorio, ponendo al centro del progetto "I miracoli di Santa Augusta".

La motivazione religiosa rappresenta la principale ragione di scelta del soggiorno ed è unita al desiderio di partecipare ad eventi di natura spirituale e con il richiamo delle testimonianze culturali, spesso connesse agli interessi religiosi, emerge anche come attrattiva e motivazione di scelta.

Del resto Vittorio Veneto, che si trova proprio a mezza strada tra Cortina e Venezia, vanta oltre a Santa Augusta anche San Tiziano, patrono della città ed è nelle sue corde lo sviluppo di un turismo religioso, atteso che i dati che arrivano dal resto d'Italia sono di assoluto interesse: 5,6 milioni di presenze, di cui il 60% stranieri, mediamente adulti ma non senior e con una spesa pro capite da 51 euro al giorno.

di Alessandro Valenti

10 novembre 2012

mercoledì 14 novembre 2012

Un libro sul Papa dei 33 giorni

Il volume di Luca Antonucci su Giovanni Paolo I verrà presentato dall'autore a Casa Cini

Papa Luciani. Un lampo di stupore” è il titolo del libro, scritto da Luca Antonucci e pubblicato dalla Este Edition di Ferrara, che venerdì 9 novembre alle 17.30 sarà presentato presso il salone di Casa Cini. Il lavoro, già illustrato il 20 luglio scorso a Canale d’Agordo, il paese natale del pontefice, si basa sullo studio di come il breve papato di Giovanni Paolo I sia stato “raccontato”, nel 1978, da sei quotidiani di diversa ideologia: il Corriere della sera, Il Giornale Nuovo, La Repubblica, L’Unità, Avvenire e L’Osservatore romano. Una comparazione che oltre a fare rivivere con il taglio della “diretta” – grazie ai virgolettati dell’epoca – le scelte e le novità della rapida ma rivoluzionaria parentesi di Albino Luciani in Vaticano, consente di scoprire come gli stessi eventi siano stati declinati in maniera diversa, a volte addirittura opposta, dalle varie testate.
Il libro abbraccia i 33 giorni del pontificato, con l’aggiunta della settimana del Conclave e della settimana del funerale. L’autore, però, a completamento della ricerca non ha trascurato la vita di Luciani e il filone investigativo che si è aperto dopo la sua morte, così improvvisa, struggente e discussa. Nella presentazione di venerdì, oltre all’autore e all’editore, farà da relatore Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo, la quale – nel centenario della nascita del pontefice – ha patrocinato la pubblicazione. A fare gli onori di casa, sarà il direttore di Casa Cini monsignor Ivano Casaroli.

martedì 13 novembre 2012

Il Patriarca Moraglia ricorda Albino Luciani: "Senza timori e calcoli umani, con la fortezza degli umili!"


Venezia ha ricordato martedì 30 ottobre il centenario della nascita di Albino Luciani, già Patriarca della diocesi lagunare prima di diventare nel 1978, e per soli 33 giorni, Papa Giovanni Paolo I. E lo ha fatto con un doppio appuntamento: innanzitutto alle ore 18.00, nella basilica cattedrale di S. Marco, la S. Messa presieduta dal Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia insieme ai vescovi della Conferenza episcopale triveneta; subito dopo, alle ore 20.30, il concerto di musica sacra offerto dalla Procuratoria della Basilica di San Marco, dall'Istituto Polacco di Roma e dalla Fondazione Capella Cracoviensis di Cracovia con il contributo del Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia e della Città di Cracovia. Il programma del concerto prevedeva le composizioni di due tra i massimi esponenti della scuola veneziana del XVII secolo: Giovanni Gabrieli, compositore, organista e maestro di cappella della Basilica di San Marco del quale ricorrono i 400 anni dalla morte (1612) e Mikolaj Zielenski, compositore, organista e maestro di cappella legato alla Collegiata di Lowicz (sede del Primate polacco). Le composizioni di Mikolaj Zielenski verranno presentate per la prima volta nella Basilica di San Marco dopo la loro pubblicazione avvenuta nel 1611 nell’officina di Giacomo Vincenti a Venezia. Ad eseguire il concerto è stato il Collegium Zielenski diretto da Stanislaw Galonski, uno dei massimi esperti nel campo dell'esecuzione e promozione della musica antica, insieme a Joel Frederiksen (basso profondo) e ai solisti dell’ensemble Collegium Zielenski.

Ecco alcuni passaggi dell riflessione del Patriarca Moraglia che, nell'omelia, ha così tratteggiato la figura di Albino Luciani: “Ma chi era questo figlio della terra veneta che divenne patriarca di Venezia e sommo pontefice della Chiesa cattolica? Albino Luciani fu un sincero e onesto lavoratore della vigna del Signore, uomo profondamente obbediente a Dio e al Suo progetto, chiamato a compiti e decisioni davvero ardue. Annunziare il Vangelo senza rinnegarlo, stare di fronte al mondo senza temerlo e senza scendere a compromessi, presiedere a una comunità cristiana ferita nella comunione, senza cedere alla tentazione di conquistarsi una facile notorietà, significa infatti caricarsi della propria parte di sofferenza. A Venezia il ricordo del patriarca Luciani è ancora vivo nel popolo di Dio e, col passare del tempo, l’affetto si unisce alla crescente stima per la sua santità: è quanto, con piacere, ho potuto constatare di persona fino ad ora. Nel messaggio d’inizio pontificato Giovanni Paolo I ha espresso in modo compiuto il suo pensiero sulla Chiesa vista come corpo vivo, realtà comunionale ed evangelizzatrice. Parlò agli uomini e alle donne di Chiesa chiamandoli, semplicemente, figli e domandò di prendere coscienza della loro responsabilità e superare, così, le tensioni interne ponendoli in guardia dalla tentazione di uniformarsi al mondo, non ricercando il facile applauso ed esortandoli con forza affinché diano testimonianza della propria fede davanti al mondo. Il fermo richiamo a prendere le distanze dalla tentazione d’uniformarsi al mondo spiega quello che fu il suo costante stile di prete, vescovo e papa. Siamo di fronte non a un generico appello all’unità ma all’effettiva comunione ecclesiale costruita attorno a Gesù Cristo e al suo Vangelo, prendendo le distanze da mediazioni che svuotano il Vangelo e portano il cristiano ad essere il “notaio” di quanto, di volta in volta, gli viene proposto. Ma così facendo si svuota il buon annuncio del Vangelo… Per quanto riguarda la breve ma densa apparizione di Luciani sulla cattedra di Pietro osservo che gli avvenimenti non ricevono senso solo dalla durata; hanno significato per ciò che rappresentano in se stessi e per la forza con cui sono capaci di generare futuro. Avvenimenti improvvisi possono produrre novità sostanziali mentre avvenimenti di lunga durata non è detto che riescano a generare novità. Come il classico “sasso” gettato nello stagno, al pontificato di Paolo VI - il cardinale italiano Giovanni Battista Montini che, per oltre trent’anni, era stato a servizio della Curia romana -, faceva seguito il brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I, il cardinale italiano Albino Luciani, uomo del tutto estraneo alla Curia, e all’inizio non certamente tra i più accreditati candidati. Il pontificato di Giovanni Paolo I, anomalo per la sua brevità, va considerato proprio per tale fatto un inizio, un’antifona che, nella continuità della storia della Chiesa, segna una vera ripartenza. Con l’elezione a Papa del patriarca di Venezia, nato a Canale d’Agordo, di fatto mai uscito - se non per qualche breve viaggio - dal natìo Veneto e privo di ogni dimestichezza con la Curia, veniva “azzerato” uno schema che, agli occhi di molti, era ritenuto insuperabile. Per taluni Albino Luciani sarebbe stato, alla fine, solo un ingenuo e un semplice, un intransigente e una persona non all’altezza, non in grado di dire no ad un peso per lui eccessivo… Eppure in Giovanni Paolo I l’umiltà e l’obbedienza vissuta personalmente - e solo dopo chiesta agli altri -, il sincero amore a Cristo e alla Chiesa evidenziano pienamente l’animo della persona. Luciani s’impegnò sempre in un annuncio evangelico compiuto nella Chiesa e a nome della Chiesa, senza timori e calcoli umani: è questa la fortezza degli umili!”

http://www.patriarcatovenezia.it/patriarcato_di_venezia/segnalazioni/00001714_Il_Patriarca_Moraglia_ricorda_Albino_Luciani__Senza_timori_e_calcoli_umani__con_la_fortezza_degli_umili.html

venerdì 9 novembre 2012

Giovanni Paolo I. Quell'autorità alla portata di tutti


Per ricordare il centenario della nascita del futuro Papa, «L'Osservatore Romano» e il «Messaggero di sant'Antonio» hanno organizzato un convegno nell'Aula vecchia del Sinodo in Vaticano

Quell'autorità alla portata di tutti


di Giulia Galeotti


«Chi era Giovanni Paolo I? Perché affascinò immediatamente non solo i fedeli cattolici? Perché colpì così tanto il suo modo di parlare?». Con queste domande, il direttore del nostro giornale ha aperto, nell'Aula vecchia del Sinodo in Vaticano, giovedì 8 novembre, il convegno «Ostensus magis quam datus. A cento anni dalla nascita di Albino Luciani».

Organizzato da «L'Osservatore Romano» e dal «Messaggero di sant'Antonio», l'incontro -- il cui titolo è stato tratto dalla lapide sepolcrale di Leone xi, qui ad summam Ecclesiae Dei foelicitatem ostensus magis quam datus (“che per la più grande felicità della Chiesa di Dio fu mostrato più che dato” -- è stato l'occasione per ricordare (a chi visse i trentatré giorni) o per raccontare (a chi è nato dopo) chi fu veramente quell'«uomo venuto dal Veneto», e non solo per nascita. Come ha infatti ricordato Gianpaolo Romanato, Giovanni Paolo I fu «l'unico Papa, dei quattro veneti saliti al soglio pontificio dal 1789 in poi, la cui carriera antecedente l'elezione si svolse interamente ed esclusivamente nella regione d'origine». Al convegno erano presenti i cardinali Giovanni Coppa e Raffaele Farina, l'arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, con l'assessore monsignor Peter Bryan Wells, l'arcivescovo Celso Morga Iruzubieta, il vescovo Giuseppe Sciacca, altri prelati e alcuni ambasciatori accreditati presso la Santa Sede.
Albino Luciani nacque a Forno di Canale (oggi Canale d'Agordo) il 17 ottobre 1912 in una famiglia poverissima, il cui peso quotidiano era retto dalla madre (come tanti altri uomini del luogo, infatti, il padre era emigrato in cerca di lavoro). Se dunque l'ambiente di origine di Luciani fu popolare, tradizionale, non ancora sfiorato dalla modernizzazione e segnato dalle difficoltà, fu però anche un ambiente in cui la Chiesa rappresentava il solo punto di riferimento.
Luciani entrò in seminario a undici anni e ne uscì prete a ventitré: vi imparò una severa disciplina di vita e una concezione pastorale della funzione della Chiesa. Una concezione fondata su tre presupposti: distacco dal mondo, obbedienza ai superiori, fedeltà assoluta all'istituzione, tre presupposti che rimasero il faro di tutta la sua vita fino al papato.
A questo quadro egli aggiunse però un tratto molto personale: l'amplissima curiosità intellettuale e l'inesauribile interesse per la lettura (un interesse -- ha ricordato Romanato -- che impensierì il suo parroco, che arrivò a «trepidare» per la sua vocazione). La catalogazione della biblioteca del paese natale compiuta dal chierico Luciani durante le vacanze estive, ad esempio, testimonia una capacità di lettura, assimilazione e giudizio inconsueti nel clero veneto del suo tempo, specie in un giovane seminarista.
L'amore per i libri diede un timbro inconfondibile alla sua azione pastorale, arricchendola di citazioni e riferimenti: per spiegare situazioni e concetti, Luciani inseriva di continuo -- si trattasse di articoli o di omelie -- reminiscenze letterarie. Esopo, La Fontaine, i fratelli Grimm, Mark Twain (il prediletto), Charles Dickens, Paul Bourget e Alphonse Daudet, Bernanos e Claudel, Chesterton, Anatole France, Papini, Solovev, Trilussa, Bernardino da Siena, Piero Bargellini e Pierre l'Ermite (né mancarono musica rock e fumetti).
Tutto questo, però, sempre restando in un disciplinato allineamento con la Chiesa del tempo: «Per quanto fosse forte in me la passione di leggere, di conoscere e di essere aggiornato -- scriverà poi -- non ero un prete di avanguardia o di frontiera; per il mio senso dell'obbedienza, della disciplina e del rispetto del Magistero del Papa e dei Vescovi». Albino Luciani non fu insomma solo un prete di montagna. «Era di più. E il di più fu il frutto dei suoi sforzi di autodidatta, delle riflessioni che veniva facendo sui libri che divorava e che allargavano lo sfondo altrimenti limitato della sua esperienza di vita» ha detto Romanato.
Da Papa, ripropose lo stile comunicativo, i temi e gli atteggiamenti che erano sempre stati suoi da quando era prete della diocesi di Belluno e Feltre. E lo fece consapevolmente: sapeva bene che con l'avanzare della sua carriera ecclesiastica il pubblico si era venuto progressivamente allargando e che, almeno in parte, aveva ben altre aspettative.
«Il primo vero esordio pubblico di Albino Luciani come Papa -- ha ricordato Roberto Pertici -- ebbe luogo la mattina di domenica 27 agosto 1978. La sera precedente era comparso alla loggia centrale della basilica vaticana e, secondo la prassi, si era limitato a impartire la benedizione urbi et orbi. Sembra che avesse espresso a monsignor Virgilio Noè, allora maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, la volontà di dire anche qualche parola, ma che ne fosse stato sconsigliato: il cerimoniale non lo prevedeva. Subito dopo, tuttavia, il neo-eletto aveva avanzato un'altra inusuale richiesta: che le telecamere seguissero l'indomani la sua prima mattina da Papa, l'allocuzione ai cardinali riuniti nella Sistina e poi l'Angelus recitato in piazza San Pietro. Ma se l'allocuzione ebbe un impianto ancora tradizionale (latino e plurale maiestatico), completamente innovativo fu invece l'Angelus, eccezionalmente pronunciato dalla loggia centrale. Nessuno dei giornalisti sapeva cosa il Papa avrebbe detto, perché l'ufficio stampa vaticano non aveva distribuito alcun testo. Ci si attendeva che qualcuno gli mettesse in mano un discorso preparato e invece il Pontefice iniziò a parlare a braccio. Non usò alcun incipit tradizionale, ma cominciò, come si direbbe in gergo giornalistico, al netto: “Ieri mattina io sono andato alla [cappella] Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere”».
Il brevissimo pontificato di Luciani, il Papa capace di parlare a braccio senza che però questo significasse mai improvvisazione, ha determinato -- lo ha dimostrato chiaramente Pertici -- un cambiamento radicale e irreversibile nei modi della comunicazione pontificia.
Precocissimo giornalista (nel 1960 si sofferma a lungo su «la parola di Dio “incartata”», cioè sulla possibilità di fare dei giornali un veicolo di evangelizzazione) e poi Papa a suo agio davanti alla telecamera, Luciani fu «in toto un uomo del Novecento». Ebbe sempre la consapevolezza del ruolo centrale del sistema mediatico nella vita contemporanea e della necessità che laici ed ecclesiastici se ne servissero per la loro attività di apostolato.
Non ignorando la pressione che ormai i media riuscivano a esercitare anche nel mondo cattolico, volle trovare altri mezzi per comunicare: e «li individuò nella confidenza e, al tempo stesso, nel rispetto che, proprio per quell'atteggiamento inedito, riusciva a ispirare. Si propose come il simbolo di un'autorità ormai alla portata di tutti, ma che proprio su questo tratto di comprensione e di umanità personali, poteva ribadire con chiarezza e con forza i principi della fede cristiana».
Universalmente noto come il Papa del sorriso, Luciani sapeva benissimo di vivere in un momento non facile. «Cyrano de Bergerac -- scrisse nel 1977 -- ebbe una tentazione: farsi dei nemici a ogni costo. Ciò per reazione: vedeva troppa gente farsi amici a costo di sacrificare la coerenza e la stessa decenza. La tentazione di Cyrano, quasi quasi, ritorna». Luciani sapeva -- ha proseguito Pertici -- che le sue polemiche gli stavano facendo il vuoto intorno, ma non tentennava: «Cosa fareste al mio posto? Dovrei interdirmi ogni accenno agli errori o alle opinioni pericolose messe in giro? Mi pare di no, tradirei la mia missione e il popolo cristiano, il cui primo diritto è di sapere con chiarezza quali sono le virtù rivelate da Dio». Ma in Luciani la contrapposizione al mondo non ebbe mai i toni da crociata di tanta pastorale del tempo. Il suo fu sempre uno stile diverso, leggero e mai arcigno.
Questo stile era già presente nella rubrica (presto divenuta popolarissima) che il patriarca di Venezia tenne dal maggio 1971 su il «Messaggero di sant'Antonio», di cui è stato -- stando al suo attuale direttore, padre Ugo Sartorio -- «il più illustre collaboratore». Immediata la scrittura e originale la formula: lettere a personaggi storici, come san Bernardo, e fantastici. A Penelope, ad esempio, il vescovo Luciani scrisse per ben tre volte. Concluso il quadriennio di collaborazione, si decise di raccogliere le quaranta lettere nel libro Illustrissimi, la cui quarta ristampa -- lo ha ricordato padre Sartorio -- uscì pochi giorni dopo la morte di Luciani, con la prefazione di padre Angelo Beghetto (allora direttore del mensile veneto): «Questa quarta ristampa di Illustrissimi esce mentre tutti siamo ancora coinvolti nel mistero della morte di Papa Albino Luciani. È un'edizione che assume un particolare significato perché egli stesso ha voluto rivedere il suo libro e apportarvi alcune correzioni, pochi giorni prima di lasciarci. Forse era presagio che questo sarebbe stato il suo testamento umano, spirituale e pastorale».
Cinque allocuzioni domenicali, quattro catechesi e dodici discorsi costituiscono l'insieme delle quattro settimane di dottrina di Giovanni Paolo I. Ma di tutte le sue parole, la frase che è passata alla storia è l'affermazione contenuta nell'Angelus del 10 settembre: «Dio è papà; più ancora è madre». Su questa espressione si è in particolare soffermata con finezza e profondità Sylvie Barnay.
«Colpisce constatare come la rete di metafore che attraversa gli scritti del futuro Giovanni Paolo I privilegi nettamente quelle della paternità, della maternità, della coniugalità e dell'infanzia. Lungi da ogni forma di aneddotismo -- ha spiegato Barnay -- questa struttura portante sembra testimoniare una più profonda formulazione dottrinale sui rapporti tra Dio e l'uomo alla luce di un'antropologia della genitorialità. Le due funzioni complementari che ognuna delle figure parentali per tradizione esercita sono qui chiaramente esposte: l'affetto materno e l'autorità paterna. Conciliarle è indispensabile. Nessuna affermazione dottrinale può essere fatta senza il ricorso alternativo a questi due atteggiamenti di genitorialità, facendo attenzione a non confondere i ruoli e i generi».
Presentando la visione di un Dio madre «ancor più» che padre, Luciani non ratificò in nulla le teologie femministe, ma si inserì invece -- come ha dimostrato Barnay -- nel solco di una tradizione antica (sembra sia stato Clemente Alessandrino il primo padre della Chiesa a stabilire un parallelismo tra paternità e maternità di Dio). Utilizzando un'analogia familiare -- e avendo probabilmente in mente l'esempio materno (Romanato) -- propose innanzitutto un'immagine di Dio che scaturisce da un'immagine dell'umanità nella sua totalità, comprendendo le caratteristiche dei due sessi. Dio è padre e madre nel rapporto con le sue creature.
Un altro punto affrontato variamente dai relatori è stato quello -- cruciale -- del rapporto di Luciani con il Vaticano II. Pur non avendo mai preso la parola in aula, egli aveva vissuto intensamente la vicenda conciliare: l'incontro con vescovi di ogni parte del mondo, di lingue e culture molteplici, il confronto con culture teologiche ed ecclesiali diverse, incise sulla sua personalità. «Io sono un convertito del Concilio», era solito ripetere ai suoi diretti collaboratori, anche se -- lo hanno ricordato sia Romanato che Pertici -- fu restio a concepire l'evento conciliare all'insegna della discontinuità e della rottura con la precedente vita della Chiesa. «Era un vescovo che credeva nel concilio ma ne rifiutava gli eccessi, che interpretava l'autorità con garbo e gentilezza, ma senza rinunciare a nessuna delle sue prerogative» (Romanato).
Già la scelta del nome, del resto, era stata eloquentissima: scegliendo di chiamarsi come i due predecessori, affermò subito che il suo obiettivo era di ricevere e trasmettere l'eredità del concilio. Una sfida di tutto rispetto, da gestire evitando tanto le fughe in avanti dei novatori, quanto le fughe all'indietro dei tradizionalisti.
Chi fu dunque davvero Giovanni Paolo I? Chi fu davvero quel Papa capace di sorridere anche con i suoi inconfondibili occhi vispi e profondi? Priva di senso la scultura edificata per decenni su ignoranza, sensazionalismo e luoghi comuni, e che ha raffigurato quei trentatré giorni attraverso l'immagine del Papa di campagna, bonaccione e umile, assassinato nel sonno dagli intrighi dei palazzi vaticani (un aspetto, quest'ultimo, indagato dallo scrittore spagnolo Juan Manuel de Prada, che ha individuato le origini di questo “sottogenere letterario” nel londinese William Frederick Rolfe, soprannominato Baron Corvo, autore del romanzo Adriano VII del 1904).
Il sacerdote umile, dimesso, gentile e poco appariscente, infatti, nascondeva in realtà una personalità originale, una cultura autodidatta solida e profonda, una inconsueta curiosità intellettuale, una consapevolezza della modernità maturata attraverso una vita intera vissuta osservando il mondo dal basso e non dall'alto. Era un vescovo tradizionale, ma capace di guardare con occhio lucido al nuovo che veniva avanti: assicurare il rinnovamento della Chiesa, nella continuità dell'istituzione. Tradizione e vitalità al contempo.
«Albino Luciani è stato davvero un uomo ostensus magis quam datus. È stato, nella sua brevissima apparizione, una visita di Dio alla sua Chiesa» ha esordito, tirando le fila della giornata, il suo attuale successore a Venezia, il patriarca Francesco Moraglia. «Questo figlio della terra veneta -- ha proseguito -- fu un uomo di fede, un credente, un sacerdote che cercò sempre di annunciare il Vangelo senza rinnegarlo, senza scendere a compromessi. È questa la luce che lo ha illuminato da quando era un giovane seminarista fino al Papato».
Certo, il tempo del Pontificato di Giovanni Paolo I è stato davvero breve («e noi esseri umani fatichiamo sempre a comprendere i fatti troppo brevi», ha detto il patriarca). «Se questo solido figlio del cattolicesimo veneto -- aveva concluso Romanato -- sarebbe stato un vigoroso uomo di governo come Pio X, un geniale innovatore come Giovanni XXIII o un arcigno conservatore come Gregorio XVI, rimane quesito cui è impossibile rispondere».
L'unico fatto certo è che il suo brevissimo pontificato è servito ad aprire la strada a una vera rivoluzione: l'accesso al soglio pontificio, dopo quasi mezzo millennio, di un vescovo non italiano. A ricordarlo sono stati in particolare Romanato e il patriarca Moraglia. Lo aveva già scritto nel 2004 il cardinale Ratzinger che, nell'agosto 1978, era stato uno dei suoi elettori.


(©L'Osservatore Romano 9 novembre 2012)

martedì 30 ottobre 2012

In ricordo di Albino Luciani: messa solenne a S. Marco con il Patriarca e i Vescovi del Nordest

APPUNTAMENTO - VENEZIA

Martedi, 30 Ottobre 2012

Venezia ricorda solennemente nella giornata di martedì 30 ottobre il centenario della nascita di Albino Luciani, già Patriarca della diocesi lagunare prima di diventare nel 1978, e per soli 33 giorni, Papa Giovanni Paolo I. Il doppio appuntamento prevede innanzitutto alle ore 18.00, nella basilica cattedrale di S. Marco, la S. Messa presieduta dal Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia insieme ai vescovi della Conferenza episcopale triveneta. Subito dopo, alle ore 20.30, si terrà un singolare concerto di musica sacra offerto dalla Procuratoria della Basilica di San Marco, dall'Istituto Polacco di Roma e dalla Fondazione Capella Cracoviensis di Cracovia con il contributo del Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia e della Città di Cracovia. Il concerto avrà tre intervalli, durante i quali è prevista la lettura di altrettanti testi di Albino Luciani. L'ingresso al concerto è libero fino a esaurimento posti. Il programma del concerto prevede le composizioni di due tra i massimi esponenti della scuola veneziana del XVII secolo: Giovanni Gabrieli, compositore, organista e maestro di cappella della Basilica di San Marco del quale ricorrono i 400 anni dalla morte (1612) e Mikolaj Zielenski, compositore, organista e maestro di cappella legato alla Collegiata di Lowicz (sede del Primate polacco). Le composizioni di Mikolaj Zielenski verranno presentate per la prima volta nella Basilica di San Marco dopo la loro pubblicazione avvenuta nel 1611 nell'officina di Giacomo Vincenti a Venezia. Ad eseguire il concerto sarà il Collegium Zielenski diretto da Stanislaw Galonski, uno dei massimi esperti nel campo dell'esecuzione e promozione della musica antica, insieme a Joel Frederiksen (basso profondo) e ai solisti dell'ensemble Collegium Zielenski.

giovedì 25 ottobre 2012

Papa Luciani, pontefice di tutti

Venerdì 12 Ottobre 2012

Scritto da Daniele Trabucco




La notte tra il 28 e il 29 settembre 1978 ci lasciava Papa Luciani, il Papa del sorriso di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. A dare i natali ad Albino Luciani Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo, nel bellunese, dove è nato il 17 ottobre 1912. Al di là delle etichette e degli slogan, è da chiedersi che cosa nascondesse quel sorriso. Il cardinale Carlo Confalonieri, all’epoca decano del Sacro Collegio, nel corso dell’omelia funebre tenutasi il 4 ottobre 1978, disse: «Non è la durata che caratterizza una vita ed un pontificato, ma lo spirito che li informa». E lo spirito di Giovanni Paolo I è stato quello di una fedeltà alla Chiesa ed alla sua tradizione, ove l’autorità che gli era propria era sempre coniugata all’amore ed all’attenzione per il volto dell’altro. Questo ha fatto di Albino Luciani il Papa di tutti, credenti e non. La sua, infatti, era l’attenzione prestata all’humanum, la cui dignità andava sostenuta ed affermata contro ogni ideologia ed al di là di qualunque fede o credo. Papa Luciani rifiutava ogni demagogia della società consumistica in nome di una civiltà dell’amore che fosse in grado di superare l’alienazione dell’uomo e la sua tendenza a puntare l’arma dei propri diritti soggettivi contro il suo simile. Richiamandosi più di una volta, nel corso dell’ultima udienza generale dedicata al tema della carità, alla lettera enciclica del suo predecessore Paolo VI, la Populorum Progressio, invitava ogni uomo a cooperare ad uno sviluppo integrale della società che implicava, a sua volta, una rivoluzione antropologica, ossia uno sviluppo solidale che partiva dall’uomo per arrivare all’uomo. L’altro, dunque, non costituiva solo l’occasione per uscire dalla soggettività umana spesso egoistica e autocentrica, ma piuttosto un dono che provocava e metteva in gioco la libertà dell’uomo, che solleticava la dimensione dinamica di quell’essere per gli altri, al fine di trasformare “quello che si è” nella forma più alta di servizio e, dunque, di carità.

* Costituzionalista presso l’Università degli Studi di Padova


http://ilpuntontc.com/contrappunto/5003-papa-luciani-pontefice-di-tutti.html

domenica 21 ottobre 2012

Come una sola voce: «Papa Luciani santo subito»

A Canale d’Agordo si sono concluse le celebrazioni per i cento anni dalla nascita. Un migliaio di pellegrini giunti da tutta Italia

di Alessia Forzin

CANALE D'AGORDO. «Papa Luciani deve essere santo subito». Nel giorno in cui a Canale si celebra il centenario della nascita di Albino Luciani, passeggiando tra il migliaio di pellegrini che hanno raggiunto il piccolo comune che diede i natali al Papa del sorriso, si avverte un bisogno impellente: quello di festeggiare la beatificazione di don Albino.

I tempi per completare il processo sono ancora lunghi, ma i fedeli chiedono di accelerarli: «Lo merita, per tutto quello che ha fatto nella sua vita, non solo come pontefice», raccontano alcune signore che arrivano da Imperia. E non sono nemmeno le più lontane: con l'abito talare c'è un monaco dell'abbazia di Grinberg, paesino belga nei dintorni di Bruxelles. Il gruppo ligure è devoto a Papa Luciani, ma ancora più legati alla sua figura sono gli oltre settecento pellegrini giunti dal trevigiano: Vittorio Veneto, Oderzo, Mansuè, paesi dove l'impronta di Albino Luciani è rimasta impressa negli anni Sessanta, quando era il Vescovo di quella diocesi. Diciassette i pullman arrivati per celebrare la sua nascita. Tra la folla ci sono tanti fedeli che don Albino lo hanno conosciuto: Santina Gerardo e Lucia Bucciol hanno ricevuto la cresima dalle sue mani. Il loro racconta mescola ricordo e commozione, torna alla memoria quel suo sorriso, quella carezza sulla guancia di un bambino, quel suo modo di parlare «che infondeva tanta pace, ma insieme tanta forza».

Una forza che Angela Napol, Luigia Simon e Albertina Vareschini, da Vittorio Veneto, avvertono ancora oggi, tanto da avere la sensazione di essere da lui guidate. Protette, aiutate nei momenti di difficoltà. Anche dai loro racconti traspare l'umiltà di don Albino, quel suo saper essere sempre vicino alla gente. Lui che veniva da una famiglia povera, ma «piena di vita», ha spiegato il vescovo di Belluno, Giuseppe Andrich, poco prima dell'inaugurazione della formella di Franco Murer, di fronte alla casa natale di don Albino.

Anche Andrich è di Canale, e ricorda con affetto quel giorno in cui, «chierichetto, andai a portargli la comunione, a casa, perché era convalescente da una malattia. Una casa piena di vita, la sua, dove ha ricevuto i primi insegnamenti dalla madre e dal padre, imparando a mettersi accanto alle persone». Anche il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, durante la sua omelia ha ricordato il valore della famiglia, e ha concluso con un «Preghiamo affinché venga riconosciuta presto la sua santità».

Secondo il vescovo di Belluno-Feltre i tempi previsti (cinque anni) non sono così lunghi, «considerando anche le cause che hanno portato alla beatificazione di altri Papi. Noi tutti desideriamo vedere questa beatificazione, e sappiamo che anche Papa Benedetto la vuole». Del resto, per dirla con le parole di don Mariano Baldovin, parroco di Canale, «Papa Luciani voleva che le cose venissero fatte bene e senza clamori. Attendiamo fiduciosi che le congregazioni facciano il loro lavoro».

Ieri Canale ha vissuto l'ultimo dei momenti organizzati quest'anno per il centenario della nascita di Papa Luciani. Lo ha sottolineato anche Monsignor Andrich nell'omelia, durante la messa celebrata alle 18.30 per i pellegrini bellunesi (prima, alle 16.30, era stato Monsignor Pizziolo a celebrare la liturgia per i pellegrini giunti dal Trevigiano): «Tutto iniziò qui 100 anni fa, dalla nascita e dal battesimo», ha detto Andrich. Fondamentale, per la sua crescita, è stata l'istruzione ricevuta fin da bambino: «Da vescovo dirà: “Un educatore, a una mamma che chiedeva quando dovesse incominciare l'istruzione religiosa del suo bambino di due anni rispose: Subito. Siete per lo meno in ritardo di tre anni”. Voleva dire che i bambini sono capaci di impressioni religiose fin dai primi istanti della loro vita», ha aggiunto Andrich. «Questo centenario è stato giustamente impostato privilegiando il riferimento alla famiglia. Il futuro Papa ha condiviso molto le ansie e i problemi delle famiglie, dell’educazione dei figli». Quei figli che ieri hanno affollato Canale, per rendere omaggio al Papa del sorriso, chiedendo a gran voce la sua beatificazione.

18 ottobre 2012

http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2012/10/18/news/come-una-sola-voce-papa-luciani-santo-subito-1.5882081

sabato 20 ottobre 2012

Attesi oltre mille pellegrini per il centenario di Luciani




Canale d’Agordo si prepara ad accogliere oggi i fedeli per le commemorazioni A Roma il postulatore deposita una sintesi dei documenti per la beatificazione

CANALE D’AGORDO. «Papa Luciani? Santo subito».

 Anche dagli Stati Uniti e, più in generale, dal mondo anglosassone, arriva questo appello.

L’hanno certificato Loris Serafini della “Fondazione Luciani” e la nipote di Giovanni Paolo I, Pia Luciani, che nei giorni scorsi, a New York, hanno partecipato ad una conferenza insieme al professor Guernon, allo scrittore Paul Spackman e alla dottoressa Lori Pieper che si stanno occupando di biografie in inglese del “papa del sorriso”.

Oggi, in Vaticano, in occasione del primo centenario della nascita, il postulatore della causa di beatificazione, il feltrino monsignor Enrico Dal Covolo, depositerà una sintesi della positio, la documentazione sulle virtù eroiche del pontefice di origini bellunesi. Ieri, in un’intervista radiofonica, Dal Covolo ha sottolineato come Benedetto XVI vorrebbe procedere con una “corsia privilegiata” alla beatificazione di Luciani, ma che, in ogni caso, «ci vorranno ancora 4-5 anni per vedere Luciani agli onori degli altari». Il processo canonico è iniziato nel 2003 e si concluderà, pertanto, dopo circa 15 anni.

Decisamente troppo, a sentire Luca Zaia, presidente della Regione, che come la gran parte dei devoti di Luciani lo vorrebbe “santo subito”. Oggi, a Canale, proprio questa sarà la preghiera dei numerosi pellegrini vittoriesi e bellunesi che, in oltre mille, sosterranno in riflessione davanti alla statua di “don Albino”, come lo chiamano a Canale, all’ingresso della Chiesa.

I fedeli della diocesi di Vittorio Veneto, alle 16 si raduneranno intorno alla casa natale di Luciani, che potrebbe presto diventare un museo, dove assisteranno ad una rievocazione e poi, in processione, si recheranno in chiesa per la messa, alle 16.30; presiederà il vescovo Corrado Pizziolo. Alle 18.30, invece, sarà il vescovo di Belluno Feltre, Giuseppe Andrich, a celebrare la messa per il pellegrinaggio diocesano.

«Negli Stati Uniti», riferisce Serafini, «abbiamo riscontrato molta devozione nei confronti di Luciani, una figura che da parte degli intelettuali, ma non solo, si vuole riscoprire. Abbiamo avuto modo di ascoltare, ad esempio, un’interessante riflessione di Spackman su come Luciani considerava le donne ed il loro ruolo nella chiesa. Era contrario al sacerdozio femminile, ma molto attento al ruolo della donna nella Chiesa e nella società».

Intanto si riparla della morte di Luciani. Dal Covolo a ribadito ieri che è avvenuta per cause naturali: «si è trattato di un colasso cardiocircolatorio», ha detto sulla base delle testimonianze raccolte da lui stesso e dai collaboratori. Ed è ciò che ha sempre sostenuto anche il medico vittoriese Antonio Da Ros, che ha seguito Luciani da vescovo di Vittorio Veneto, da patriarca di Venezia e da papa.

«Visitavo il papa, come di consuetudine, ogni settimana, anche da vescovo e da patriarca», ha testimoniato Da Ros nell’ultimo libro uscito “Giovanni paolo I. Il sorriso dell’umile”. «Il motivo di queste visite così frequenti non era dato dalla salute, come dissero in molti, cagionevole. Erano normali controlli periodici della pressione e dello stato di salute generale. Il papa stava bene e questo che le dico (precisa Da Ros all’autore del libro, Ivan Marsura, ndr) è l’assoluta verità. Papa Luciani godeva di buona salute».

Da Ros ha visitato Luciani anche dopo l’udienza concessa dal pontefice il 3 settembre 1978, a pochi giorni dall’elezione. È la prima delle tre visite compiute da Da Ros durante i 33 giorni del più breve pontificato della storia.

Francesco Dal Mas

17 ottobre 2012

http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/10/17/news/attesi-oltre-mille-pellegrini-per-il-centenario-di-luciani-1.5881448

venerdì 19 ottobre 2012

Speciale TV2000


Dalle 12:20 alle 13:20

SPECIALE PAPA LUCIANI. DON ALBINO LE RADICI DI UN PAPA

"Don Albino le radici di un Papa", un documentario che racconta sul filo della memoria l'infanzia , la giovinezza, e la terra d'origine del Papa del sorriso. Ricordi e testimonianze di chi l'ha conosciuto. I luoghi a Canale d'Agordo, provincia di Belluno, paese natale di Luciani, che hanno visto il giovane Albino maturare la scelta del sacerdozio. Le immagini della casa natale, la parrocchia originaria, l'ambiente familiare e le memorie dei nipoti del futuro pontefice. Un viaggio dentro l'antica cultura contadina e la devozione cristiana che tanto influenzò l'agire ed il pensare di Giovanni Paolo I.


Processo lungo e complesso...

Così ha detto il card. Amato...

Lungo... L'anno prossimo, il 23 novembre, si compieranno i 10 anni dall'inizio del processo di beatificazione. Ero presente quel giorno lì alla cattedrale di Belluno quando il vice-postulatore della causa, mons. Giorgio Lise, ed i suoi collaboratori hanno prestato giuramento davanti  all'allora card. Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Saraiva Martins, alla presenza dell'allora Vescovo di Belluno-Feltre, il compianto mons. Vincenzo Savio. 




Che dire... Un'emozione profonda essere testimone di un evento storico dopo tanti anni di attesa e preghiera. Naturalmente i devoti di Papa Luciani ci auguravamo tempi veloci vista la brevità del pontificato. Invece, si vede che la durata di un pontificato è inversamente proporzionale a quella della sua causa di beatificazione...

Complesso... Non ho dubbi del rigore per quanto riguarda la raccolta di documentazione per preparare la "Positio" nella dovuta maniera. E' una cosa importante che dimostra la serietà con cui si lavora. Per questo la "Positio" non è ancora pronta. Ci auguriamo veramente che sia consegnata a dicembre.

E dopo?  Dipende dal Santo Padre se vorrà anche per Luciani stabilire una "corsia preferenziale"...
Luciani Santo Subito? Perché no! Preghiamo!

Per Papa Luciani "Beatificazione lunga e complessa"

Cardinale Amato: "Documentazione non completa"


CITTA' DEL VATICANO - Sarà un processo "lungo e complesso" quello riguardante la causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, il "Papa dei 33 giorni", che è stato anche vescovo di Vittorio Veneto. Lo ha detto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cui ieri il postulatore della causa, il vescovo Enrico Dal Covolo, nel centenario della nascita di Albino Luciani, ha consegnato il "Summarium testium", cioé il primo dei quattro documenti che contribuiranno a preparare la "Positio" sulle virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Paolo I.

Il cardinale Amato ha spiegato che la documentazione consegnata ieri dovrà essere "accompagnata e completata da altri dossier che ancora mancano. Tra questi la 'Informatio super virtutibus', che - ha spiegato - è la parte più significativa della documentazione perché riguarda la prova dell'eroicità delle virtù teologali (fede, speranza e carità) e delle virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) con le altre virtù annesse, come umiltà, povertà, obbedienza, castità. Questa parte - ha ribadito il porporato - è la più rilevante, perché offre la chiave di lettura dell'intero dossier: è la 'disquisitio' sulla santità del Servo di Dio".

Sui tempi della conclusione del processo, il cardinale Amato ha specificato che si tratta appunto di un processo lungo e complesso. "E' vero - ha chiarito -, si tratta di una procedura canonica raffinata, perché la beatificazione e la canonizzazione di una persona richiedono un accertamento serio delle virtù cristiane. Non si va per sentito dire, ma per oggettiva documentazione".

Su quando avverrà la beatificazione, Amato ha risposto: "Il tempo che va fino alla beatificazione, è un tempo benedetto. Non è un tempo vuoto, ma pieno: deve essere riempito dalla conoscenza del Servo di Dio, dall'ammirazione delle sue virtù, dalla contemplazione della vita e soprattutto dall'imitazione della sua santità. Inoltre - ha aggiunto - è un tempo di supplica e di preghiera al Servo di Dio, per ottenere l'intercessione con grazie e con miracoli. Si tratta - ha concluso - di un tempo benedetto, che aiuterà tutti noi a pensare alla nostra personale santificazione".

Amato ha infine ringraziato il postulatore della causa mons. Dal Covolo per il suo "contagioso entusiasmo", che - ha auspicato - "porterà a buon termine e al più presto possibile" quella che ha definito una vera e propria "impresa gigantesca". Anche dal Covolo ha ringraziato Amato e la Congregazione da lui presieduta per la sollecitudine con cui egli guarda alla causa e per lo slancio pastorale profuso. "Le cause - ha sottolineato il Rettore della Pontificia Università Lateranense - non sono momenti burocratici, ma occasioni vive di promozione della santità". E ha ricordato la concomitanza "provvidenziale" di questo giorno di consegna (il 17 ottobre ricorrono i cento anni dalla nascita di papa Luciani) con il Sinodo dei vescovi in corso di svolgimento.

"Sono convinto - ha detto il presule - che Giovanni Paolo I possa essere un modello di Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede, proprio per la sua straordinaria capacità di comunicazione con i fedeli. Per questo sono contento che la sua figura sia stata presentata oggi all'assemblea sinodale". Infine il vescovo ha condiviso il perché della beatitudine o santificazione di Giovanni Paolo I: "Perché - ha spiegato - egli è un modello di buon pastore che dà la vita per il suo gregge".

Data pubblicazione: 18/10/2012

In mille per Papa Luciani «Testimonianza di bontà»

Il vescovo a Canale d’Agordo, città natale di Giovanni Paolo I, morto 33 giorni dopo l'elezione. Beatificazione, tempi lunghi

CANALE D’AGORDO (Belluno) —Cent’anni dalla venuta al mondo, e forse cinque alla beatificazione: sono iniziate mercoledì le celebrazioni per il centenario della nascita di Albino Luciani, «Papa del sorriso» per 33 giorni con il nome di Giovanni Paolo I. A Canale D’Agordo, paese natale del predecessore di Papa Wojtyla, scomparso nel 1978, oltre a una folta schiera di credenti c’erano il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, che ha celebrato la messa in onore di Luciani, e il vescovo di Belluno-Feltre Giuseppe Andrich, che ha officiato una seconda cerimonia. Durante l’omelia, monsignor Andrich ha ricordato alcuni momenti della vita di Albino Luciani, uomo particolarmente legato alla sua terra d’origine e alle persone che vi abitavano. «Aveva imparato qui, in queste parrocchie dell’antica Pieve di Canale, quanto determinanti fossero le chiamate speciali alla vita consacrata e al sacerdozio, - ha ricordato il vescovo bellunese - e quanto andassero accompagnate con preghiere e cure affettuose».

E ancora: «Quanto il futuro Papa ha condiviso le ansie e i problemi delle famiglie, dell’educazione dei figli. E poi, c’era la sua insistenza, affinché la comunità fosse unita, sempre pronta a seguire il suo pastore. I giorni del suo papato hanno mostrato alla Chiesa e al mondo intero un pastore umile, pronto a perdere la propria vita e capace di esprimere bontà e fede gioiosa anche nelle sofferenze». Nel pomeriggio, si è tenuta una rappresentazione davanti alla casa di Luciani, l’inaugurazione di una scultura bronzea realizzata dall’artista Franco Murer, e la presentazione di un francobollo speciale. Le celebrazioni, a Canale D’Agordo, continueranno anche venerdì e domenica.

Nel frattempo, si attendono notizie da Roma, dove mercoledì si è tenuta una messa alla presenza di vescovi e prelati veneti. Infatti, il monsignore feltrino Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e curatore della causa di beatificazione di Papa Luciani, ha consegnato una sintesi della positio, primo atto dell’iter che aggiungerebbe il nome del religioso agordino alla schiera dei Beati. In ogni caso, per un giudizio definitivo occorrerà aspettare almeno quattro o cinque anni: per il quarantennale della scomparsa di Albino Luciani, che cadrebbe nel 2018, il processo di beatificazione dovrebbe comunque essere concluso.

Andrea Zucco
18 ottobre 2012

«Luciani santo subito» Zaia ritorna alla carica

Il governatore: «Ho l’impressione ci siano beati di serie A e di serie B» Canale si prepara all’arrivo dei pellegrini per i cento anni dalla nascita

Francesco Dal Mas

CANALE D’AGORDO. «Papa Luciani? Santo subito, ovviamente». Lo ribadisce, più convinto che mai, Luca Zaia, presidente della Regione, alla scadenza del centesimo anniversario della nascita di Giovanni Paolo I.
«Lo riaffermo», spiega il governatore del Veneto, «perché ho l'impressione che ci siano beati di serie A e di serie B. Questo lo debbo dire perché sembra che papa Luciani abbia avuto la sfortuna di essere uno dei nostri, dei veneti».
Grande attesa, in effetti, per le celebrazioni dei primi cento anni dalla nascita Luciani. Nella giornata di mercoledì prossimo, 17 ottobre, sono previsti numerosi pellegrinaggi a Canale d’Agordo, in particolare quelli delle diocesi di Vittorio Veneto, alle 16, e di Belluno, alle 18.30.
Le concelebrazioni saranno presiedute dai rispettivi vescovi, monsignor Corrado Pizziolo e monsignor Giuseppe Andrich.
Ma l’aspettativa maggiore è per quanto avverrà a Roma. A meno di sorprese dell’ultima ora monsignor Enrico Dal Covolo, promotore della causa di beatificazione, consegnerà una relazione sulle virtù eroiche di Luciani, passo preliminare alla deposizione, probabilmente entro l’anno, della “positio” alla congregazione vaticana per le cause dei santi.
Si tratta di una documentazione che certifica la straordinarietà, dal punto di vista delle pratiche cristiane, di Luciani, per tutta la sua vita. Un motivo in più, come dicono in parrocchia a Canale, per pregarlo. E lo faranno davvero in tanti durante questi giorni. Già ieri il paese e particolarmente la chiesa sono stati frequentati da gruppi di pellegrini, altrettanto avverrà oggi. Per la giornata di mercoledì sono in programmi, oltre ai due pellegrinaggi, la visita organizzata di gruppi provenienti addirittura dalla Liguria.
Alla fondazione Papa Luciani si ritiene che il 2012 possa registrare complessivamente ben più dei 50 mila fedeli e visitatori che erano stati previsti. Si moltiplicano anche le iniziative che fanno memoria del “papa del sorriso”. E proprio “Papa Luciani: Giovanni Paolo I, il sorriso dell'umile” s’intitola il volume che Ivan Marsura ha scritto e consegnerà mercoledì prossimo a Benedetto XVI.
Marsura è originario di Pieve di Soligo e da alcuni anni vive a Padova dove ha fondato l'Archivio Albino Luciani (al momento è un archivio privato) raccogliendo oltre 12 mila fotografie, oggetti personali, scritti, rassegna stampa, libri su Papa Luciani. Un archivio, tra l’altro, in via di digitalizzazione, a cui seguirà la costituzione di un piccolo museo sui Papi a partire da Pio VII, oltre 280 oggetti di uso quotidiano dei pontefici sino ad oggi.
Per mercoledì mattina ha prenotato le grotte vaticane per una celebrazione per Papa Luciani (alla quale saranno presenti il cardinale Prosper Grech e il cardinale Comastri), appunto per ricordare il centenario di Luciani.
«All'udienza del mercoledì consegnerò al Santo Padre il mio volume e lo scultore Carlo Balljana», fa sapere Marsura, «un bassorilievo in bronzo».
Un altro bronzo, dedicato al Luciani in giovanissima età sarà presentato sempre mercoledì a Canale d’Agordo, opera dell’artista falcadino Franco Murer. I pellegrini di Vittorio Veneto, fra l’altro, si sono dati appuntamento alle 16 davanti alla casa natale di Giovanni Paolo I, per una rievocazione.

Papa Wojtyla visitò in incognito il fratello di Luciani a Canale


Il segreto è stato svelato nel libro di Ivan Marsura che sarà presentato mercoledì «Il pontefice lo fece durante i suoi soggiorni a Lorenzago». Attesa anche la cantante Patti Smith


    Francesco Dal Mas

CANALE D’AGORDO. Papa Wojtyla non è stato a Canale d’Agordo solo il 26 agosto 1979, un anno dopo l’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio, ma anche altre volte, forse addirittura due, negli anni in cui trascorse le vacanze a Lorenzago. Lo rivela Ivan Marsura, che ha da poco pubblicato “Giovanni Paolo I. Il sorriso dell’umile”, volume che consegnerà mercoledì prossimo, 17 ottobre, giorno del centesimo anniversario della nascita di Giovanni Paolo I, nelle mani di Benedetto XVI.
A svelare quello che doveva restare un segreto è stato Edoardo Luciani, fratello di Albino, perché proprio da lui si presentò Giovanni Paolo II.
«Mi disse che Wojtyla arrivò a Canale ovviamente in incognito, tanto che vestiva una veste talare nera. E che era accompagnato dal segretario, mons. Stanislao Dziwisz – racconta Marsura -. I due erano in macchina, non in elicottero, appunto per non dare nell’occhio». Quante volte Wojtyla tornò nel paese natale di Luciani non è dato sapere.
Marsura ricorda che Edoardo gli parlò di «almeno una volta». Rinaldo De Rocco, sindaco di Canale d’Agordo, precisa che «furono senz’altro almeno due volte. Quando, con don Mariano e don Adalberto, ci recammo in Polonia, a Cracovia, in visita al cardinale Dziwisz, questi ci disse che conosceva il nostro paese», racconta De Rocco. «Rimanemmo sorpresi, perché nel 1979 non fu Dziwisz ad accompagnare Giovanni Paolo II. Ed allora gli chiedemmo quando ebbe modo di venire e lui ci rispose che c’era stato alcune volte, durante i soggiorni a Lorenzago, insieme al papa, per far visita ad Edoardo Luciani, svelando che la cosa non si seppe mai».
Gli anni di queste visite? Né Dziwisz le ha precisate alla delegazione di Canale né Marsura s’è ricordato di chiederlo ad Edoardo Luciani. Certo fa stupore immaginare il blindatissimo Wojtyla girare per la provincia di Belluno, senza alcun seguito. Nei cinque anni dei suoi riposi a Lorenzago i giornalisti avevano messo in conto visite a Canale d’Agordo, ma ufficiali. Come pure da parte di papa Ratzinger. «Il fatto è che tra Luciani e Wojtyla c’era non solo reciproca conoscenza, ma anche una forte relazione, quanto meno epistolare. I due cardinali si scrivevano spesso e la documentazione è custodita negli archivi di Cracovia. Anzi, taluno che è venuto in possesso di queste lettere, ha messo in vendita un’intera confezione», fa sapere Marsura.
A Canale, intanto, si parla di una prossima visita, anch’essa importante e anch’essa in incognito, da parte di una persona che si definisce “molto devota” di Papa Luciani. Si tratta di Patti Smith, la cosiddetta sacerdotessa del rock. Sia De Rocco che Loris Serafini, della Fondazione Luciani, hanno avuto modo di incontrarla, a suo tempo, a Venezia. Per Smith Luciani «è stato un papa veramente rivoluzionario, capiva ed amava i giovani e i poveri. Ha guardato dentro la situazione finanziaria del Vaticano per dare aiuti ai poveri». Nessuno dei due sa quando Smith salirà a Canale d’Agordo. Ma lo scrittore Marsura sì. «Ho l’impegno di rilevarlo a visita compiuta», precisa.
A Canale, intanto, si attendono i pellegrinaggi e le cerimonie di mercoledì. «Sarà anche l’occasione – anticipa il sindaco – di inaugurare la stele di Franco Murer dedicata agli anni giovanili di don Albino, come io preferisco chiamarlo. Partirà da quella stele la “via dei papi” che arriverà fino a Lorenzago».
15 ottobre 2012

giovedì 18 ottobre 2012

Giovanni Paolo I: solo 33 giorni per diventare il “Papa del sorriso”

15 ottobre 2012
giovanni_paolo_i
Esce il 17 ottobre 2012, giorno della sua nascita avvenuta nel 1912, il francobollo che l’Italia dedicata a Giovanni Paolo I nel centenario della nascita. Si tratta di quell’Albino Luciani, bellunese di Forno di Canale, che tutti i collezionisti conoscono per essere stato il Papa con il più breve pontificato nella storia dello Stato della Città del Vaticano: Papa Luciani morì, infatti, dopo soli 33 giorni dall’elezione al soglio pontificio. In questo breve periodo (dal 26 agosto 197 al 28/09/1978) il suo piccolo catalogo filatelico contiene una sola emissione: quella in tre valori del 23 agosto dello stesso anno, realizzata per la Sede Vacante!
Un pontificato brevissimo, quindi, ma sufficiente ad attribuirgli l’appellativo di “papa del sorriso” (ma anche “sorriso di Dio”), a testimonianza del suo carattere mite e generoso. “Disdegnava la sontuosità, il cerimoniale, il ‘noi maiestatico’, le distinzioni che allontanano, tutto ciò che potesse far passare in secondo ordine la dimensione pastorale”, ha scritto di lui mons. Giulio Nicolini nella biografia intitolata “Trentatré giorni, un pontificato” (1981). Fu il primo papa a parlare di sé in termini umani, con grande schiettezza: «Nessuno è venuto a dirmi: “Tu diventerai Papa”. Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più!». Attualmente Albino Luciani è Servo di Dio, mentre si è in attesa della conclusione della causa di canonizzazione avviata nel 2003.
Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, autoadesiva Kraft monosiliconata da 60 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta e formato stampa: mm 48 x 40; formato tracciatura: mm 54 x 47; dentellatura: 11 effettuata con fustellatura; colori: cinque; tiratura: due milioni e ottocentomila esemplari; foglio:  ventotto esemplari, valore “€ 16,80”.
La vignetta raffigura, a sinistra, Papa Giovanni Paolo I nell’atto di benedire i fedeli; sulla destra, un particolare della Basilica di San Pietro in Vaticano e la cupola michelangiolesca.
Completano il francobollo la leggenda “GIOVANNI PAOLO I”, le date “1912-1978”, la scritta “ITALIA”  e  il valore “€ 0,60”.
Bozzettista: Cristina Bruscaglia.
A commento dell’emissione verrà posto in vendita il bollettino illustrativo con articolo a firma di Rinaldo De Rocco, presidente della Fondazione Papa Luciani e di Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani.
L’Ufficio Postale di Canale d’Agordo (BL) utilizzerà, il giorno di emissione, l’annullo speciale realizzato a cura della Filatelia di Poste Italiane.

A 100 anni dalla nascita di papa Albino Luciani

Scritto da Simone Baroncia  
Mercoledì 17 Ottobre 2012 01:13

Il rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di papa Giovanni Paolo I, mons. Enrico Dal Covolo, nella festività dei santi Pietro e Paolo, patroni di Agordo, in provincia di Belluno, aveva annunciato: “Il 17 ottobre, nel centenario della nascita di Albino Luciani, assieme alla collaboratrice Stefania Falasca, consegnerò ufficialmente al cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la causa dei Santi, la ‘positio’ relativa al ‘Servo di Dio’ Giovanni Paolo I… La positio è un dossier consistente in due grossi volumi rossi: il primo raccoglie le testimonianze sulla vita e le virtù di Luciani, mentre il secondo è incentrato soprattutto sulla storia del personaggio. In tali opere si trovano attestati al meglio l'eroicità e le virtù di Giovanni Paolo I che saranno quindi esaminati a due livelli: dagli esperti della Congregazione e successivamente dai membri della stessa. Se l’esito di tale esame sarà positivo, come sono certo, allora il papa autorizzerà l’attribuzione del titolo di ‘venerabile’. Il processo proseguirà quindi sulla completa verifica del miracolo, sigillo dell'iter, già avviato molto bene, per cui entro pochi anni il vostro illustre conterraneo salirà all'onore degli altari come beato”. La città di Agordo è stata molto legata a papa Albino Luciani, in quanto due mesi prima di essere eletto papa, il patriarca di Venezia, come ha ricordato mons. Dal Covolo, visitò la comunità: “In quell'occasione Luciani ricordò con commozione il periodo più bello della sua vita trascorso ad Agordo accanto ai bambini, alle persone semplici, ai poveri e ai minatori di Valle Imperina”.

E nei giorni scorsi Stefania Falasca, vice-postulatrice nella Causa per la beatificazione di Papa Luciani, ha discusso all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma una tesi di ricerca post-laurea, intitolata: ‘Sermo humilis e referenze letterarie negli scritti di papa Luciani: il caso di Illustrissimi’, che è una la raccolta di quaranta lettere immaginarie a personaggi romanzeschi o a illustri autori del passato, da Dickens a Bernardo di Chiaravalle, da Péguy a Quintiliano, da Figaro, barbiere di Siviglia a Manzoni, da Ippocrate a Mark Twain, pubblicate mensilmente sulla rivista Messaggero di Sant’Antonio, dal maggio 1971 al novembre 1974, offrendo una luce nuova sullo stile di Giovanni Paolo I, sull’ampiezza e la profondità del suo orizzonte teologico e culturale a partire dai sovrabbondanti riferimenti letterari del suo ministero pastorale. Avvalendosi della consultazione delle carte personali di papa Luciani, quaderni, bloc notes, agende, conservati presso l’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, e attraverso una serrata analisi intertestuale condotta sulla base della documentazione inedita, il lavoro di ricerca ha potuto ricostruire l’intero processo di redazione di Illustrissimi. L’indagine ha avuto il merito di aver fatto rinvenire una parte dei volumi della ricca biblioteca personale di Luciani, dispersi dall’incuria nel tempo e solo in parte confluiti nella biblioteca dello Studium Marcianum a Venezia. In realtà la tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare la semplicità di Luciani per mediocrità intellettuale. Nelle pagine introduttive Stefania Falasca scrive: “Come Agostino, Luciani riconosce che ogni verità rivelata va proposta suaviter, con delicatezza. Si deve in qualche modo adattare alle possibilità di ricezione di chi la riceve”.

Sbirciando queste lettere è interessante leggere ciò che scriveva a Pinocchio, come in un colloquio con i giovani: “Caro Pinocchio, avevo sette anni quando lessi la prima volta le tue Avventure. Non ti so dire quanto mi son piaciute e quante volte poi le ho rilette. In te fanciullo riconoscevo me stesso, nel tuo ambiente il mio ambiente.  Quante volte correvi in mezzo al bosco, attraverso i campi, sulla spiaggia, sulle strade! E con te correvano la Volpe e il Gatto, il cane Medoro, i ragazzi della battaglia dei libri. Parevano le mie corse, i miei compagni, le strade ed i campi del mio paese… Anch’io, andando e tornando da scuola, venivo coinvolto nelle ‘battaglie’: a base di palle di neve nella stagione invernale; a base di ‘cazzotti’ e generi affini in tutte le stagioni dell’anno; un po’ ‘incassavo’, un po’ davo, cercando di pareggiare entrate e uscite e di non piagnucolare con quelli di casa, che, se mi fossi lagnato, mi avrebbero, forse, dato ‘il resto’!.. Quanta paura di essere diverso dagli altri! Dove va la banda, tu vuoi andare. Dove la banda si ferma, tu vuoi fermarti. Gli scherzi, il linguaggio, i passatempi degli altri, li fai tuoi. Quel che essi indossano, tu indossi: un mese tutti i ragazzi vanno in maglione e blue-jeans; il mese dopo tutti portano giacconi di cuoio, calzoni colorati, lacci bianchi per scarpe nere. In certe cose, anticonformisti; in altre cose, senza che nemmeno vi accorgiate, conformisti al cento per cento…

Nel viaggio verso l’autonomia, come quasi tutti i giovani sui 17-20 anni, caro Pinocchio, urterai forse anche tu contro un duro scoglio: il problema della fede.  Respirerai, infatti, obiezioni antireligiose come si respira l’aria a scuola, in fabbrica, al cinema, ecc. Se la tua fede è un mucchio di buon frumento, ci sarà tutto un esercito di topi a prenderlo d’assalto. Se è un vestito, cento mani tenteranno di lacerartelo. Se è una casa, il piccone la vorrà smantellare pezzo per pezzo. Bisognerà difendersi: oggi, della fede si conserva solo ciò che si difende. Per molte obiezioni c’è una risposta persuasiva. Per altre, una risposta esauriente non è ancora stata trovata. Che fare? Non gettar via la fede! ‘Diecimila difficoltà, diceva Newman, non formano ancora un dubbio’… In materia, qualcuno propugna oggi una morale largamente permissiva. Pur ammettendo che in passato si è stati un po’ troppo rigidi su certi punti, i giovani non devono accettare quella permissività; il loro amore dev’essere con l’A maiuscola, bello come un fiore, prezioso come una gemma e non volgare come un fondo di bicchiere.
E’ opportuno che accettino di imporsi qualche sacrificio e di tenersi lontano da persone, luoghi e divertimenti, che sono ad essi occasioni di male. ‘Non avete fiducia in me!’, tu dici. ‘Sì, abbiamo fiducia, ma non è sfiducia ricordare che tutti siamo esposti a tentazioni; ed è amore togliere dalla tua strada almeno le tentazioni non necessarie!’ Guarda gli automobilisti: trovano il vigile, il semaforo, le strisce bianche, il senso vietato, il divieto di sosta, tutte cose che sembrano, a prima vista, seccature e limiti contro l’automobilista e invece sono a favore dell’automobilista, perché lo aiutano a guidare con più sicurezza e piacere!”.

http://www.korazym.org/index.php/comunita/8-vita-comunitaria/3131-a-100-anni-dalla-nascita-di-papa-albino-luciani.html

mercoledì 17 ottobre 2012

Dal Covolo: «Luciani, modello del buon pastore»

17 ottobre 2012


TESTIMONE DEL VANGELO
Cade oggi il centesimo anniversario della nascita di Albino Lucani, l’indimenticato Giovanni Paolo I che fu Pontefice per soli 33 giorni. Una ricorrenza importante non solo per la cifra tonda ma soprattutto perché proprio oggi si compie a Roma un gesto importante nel cammino che potrebbe portare, forse anche in tempi brevi, il "Papa del sorriso" all’onore degli altari. Alla vigilia di questo evento Avvenire ha intervistato il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense e postulatore della causa di papa Luciani.

Eccellenza in che cosa consiste la cerimonia odierna?
Si tratta di un evento semplice ma significativo, della consegna del Summarium, cioè della prima parte dell’interaPositio, al prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale Angelo Amato. Come è noto, la Positio è il dossier che dimostra al meglio l’eroicità della vita e delle virtù della persona di cui si parla. Il Summarium è una sorta di sintesi delle testimonianze offerte al riguardo dai testimoni interrogati. Nel caso di Luciani, si tratta di 167 testimoni. Alla cerimonia parteciperanno da una parte i superiori del dicastero; dall’altra io stesso, la mia collaboratrice per la causa, la dottoressa Stefania Falasca e un rappresentate del vescovo di Belluno-Feltre, don Davide Fiocco.

Quando è prevista la consegna della Positio completa?
La seconda parte della Positio, quella che raccoglie i documenti e, in generale, le questioni storico-biografiche, è quasi pronta. Così avremo due grossi volumi, elegantemente rilegati in tela rossa, come vuole la prassi, ed entro la fine dell’anno la Congregazione dei Santi avrà a sua disposizione la "Positio" completa per gli esami di rito.


Quali saranno i passaggi successivi della Causa?
Gli esami di rito sono due: uno da parte dei Consultori della Congregazione, l’altro da parte dei cardinali e vescovi membri del dicastero. Se, come speriamo, l’esito sarà positivo, il Santo Padre darà ordine alla Congregazione di preparare il Decreto sull’eroicità, il che comporterà per Luciani il titolo di "Venerabile".


Si può fare una previsione di tempi?
Se intende alludere alla beatificazione, devo aggiungere che - dopo l’approvazione della Positio - occorrerà ancora concludere il processo parallelo sul presunto miracolo. Come si vede, si tratta di un iter alquanto complesso. Nella migliore delle ipotesi, ci vorranno ancora quattro o cinque anni. 


Benedetto XVI per la causa del suo predecessore Giovanni Paolo II oltre a concedere una deroga per l’inizio del processo ha disposto anche che l’iter seguisse una corsia preferenziale. Prevede che lo stesso potrà accadere con Giovanni Paolo I accorciando così sensibilmente i tempi per vedere papa Lucani salire all’onore degli altari?
Naturalmente è ciò che io spero. Ma questo appartiene alla libera decisione del Papa...


La Positio affronta questioni che hanno particolarmente solleticato il nostro mondo mediatico, come le circostanze della morte di Giovanni Paolo I, o i suoi colloqui con suor Lucia a Fatima o la sua famosa frase su Dio "padre" e anche "madre"?
Sì, tutte le questioni vengono affrontate. Posso anticipare che verrà dissipato ogni dubbio su una presunta "morte indotta" di Luciani; che l’attribuzione di una sorta di profezia sull’elezione di Luciani a papa e sulla sua rapida morte, da parte di suor Lucia, non ha fondamento alcuno; che la famosa frase su Dio padre e madre, ricondotta al suo contesto proprio, risulta perfettamente ortodossa.


Al termine dell’udienza generale dello scorso 26 settembre lei, insieme al vescovo Giuseppe Andrich di Belluno-Feltre, ha avuto modo di parlare a Benedetto XVI della causa di beatificazione di papa Luciani. Cosa ci può dire di quel colloquio? 
Abbiamo aggiornato il Papa sull’andamento della causa e gli abbiamo anticipato l’evento del 17 ottobre. Il Papa si è mostrato molto interessato. Egli non ha mai nascosto la sua grande ammirazione per Giovanni Paolo I. Basti pensare a quanto disse nel 2003 l’allora cardinale Joseph Ratzinger alla rivista 30Giorni. «Personalmente - spiegò in quella intervista - sono convintissimo che era un santo. Per la sua grande bontà, semplicità, umiltà. E per il suo grande coraggio. Perché aveva anche il coraggio di dire le cose con grande chiarezza, anche andando contro le opinioni correnti. E anche per la sua grande cultura di fede. Non era solo un semplice parroco che per caso era diventato patriarca. Era un uomo di grande cultura teologica e di grande senso ed esperienza pastorale. I suoi scritti sulla catechesi sono preziosi. Ed è bellissimo il suo libro Illustrissimi, che lessi subito dopo l’elezione. Sì, sono convintissimo che è un santo».


Qual è la cifra della santità di Giovanni Paolo I, che ha retto il soglio di Pietro per appena 33 giorni, e qual è il messaggio che la sua testimonianza può dare alla Chiesa di oggi?
Sono convinto che se - come speriamo - Giovanni Paolo I giungerà all’onore degli altari, questo sarà perché egli incarna il modello del buon pastore, che dà la vita per il suo gregge. L’accettazione stessa del supremo impegno pastorale fu un gesto di autentico eroismo, come apparirà chiaramente dalla Positio.


Eccellenza, lei ha avuto modo di conoscere personalmente Albino Luciani. Che ricordo ne ha? 
L’ho già raccontato più volte, quindi non mi dilungo sui dettagli. Posso dire che quel giovane prete (eravamo nei primi anni Cinquanta: lui aveva poco più di quarant’anni, e io molti, molti anni di meno...) mi affascinava. Col senno di poi, direi che mi sembrava un salesiano. Non escludo che la sua testimonianza sacerdotale possa aver avuto un peso non indifferente nella mia storia di vocazione.

Gianni Cardinale

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/luciani-modello-del-buon-pastore.aspx