martedì 30 ottobre 2012

In ricordo di Albino Luciani: messa solenne a S. Marco con il Patriarca e i Vescovi del Nordest

APPUNTAMENTO - VENEZIA

Martedi, 30 Ottobre 2012

Venezia ricorda solennemente nella giornata di martedì 30 ottobre il centenario della nascita di Albino Luciani, già Patriarca della diocesi lagunare prima di diventare nel 1978, e per soli 33 giorni, Papa Giovanni Paolo I. Il doppio appuntamento prevede innanzitutto alle ore 18.00, nella basilica cattedrale di S. Marco, la S. Messa presieduta dal Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia insieme ai vescovi della Conferenza episcopale triveneta. Subito dopo, alle ore 20.30, si terrà un singolare concerto di musica sacra offerto dalla Procuratoria della Basilica di San Marco, dall'Istituto Polacco di Roma e dalla Fondazione Capella Cracoviensis di Cracovia con il contributo del Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale della Repubblica di Polonia e della Città di Cracovia. Il concerto avrà tre intervalli, durante i quali è prevista la lettura di altrettanti testi di Albino Luciani. L'ingresso al concerto è libero fino a esaurimento posti. Il programma del concerto prevede le composizioni di due tra i massimi esponenti della scuola veneziana del XVII secolo: Giovanni Gabrieli, compositore, organista e maestro di cappella della Basilica di San Marco del quale ricorrono i 400 anni dalla morte (1612) e Mikolaj Zielenski, compositore, organista e maestro di cappella legato alla Collegiata di Lowicz (sede del Primate polacco). Le composizioni di Mikolaj Zielenski verranno presentate per la prima volta nella Basilica di San Marco dopo la loro pubblicazione avvenuta nel 1611 nell'officina di Giacomo Vincenti a Venezia. Ad eseguire il concerto sarà il Collegium Zielenski diretto da Stanislaw Galonski, uno dei massimi esperti nel campo dell'esecuzione e promozione della musica antica, insieme a Joel Frederiksen (basso profondo) e ai solisti dell'ensemble Collegium Zielenski.

giovedì 25 ottobre 2012

Papa Luciani, pontefice di tutti

Venerdì 12 Ottobre 2012

Scritto da Daniele Trabucco




La notte tra il 28 e il 29 settembre 1978 ci lasciava Papa Luciani, il Papa del sorriso di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. A dare i natali ad Albino Luciani Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo, nel bellunese, dove è nato il 17 ottobre 1912. Al di là delle etichette e degli slogan, è da chiedersi che cosa nascondesse quel sorriso. Il cardinale Carlo Confalonieri, all’epoca decano del Sacro Collegio, nel corso dell’omelia funebre tenutasi il 4 ottobre 1978, disse: «Non è la durata che caratterizza una vita ed un pontificato, ma lo spirito che li informa». E lo spirito di Giovanni Paolo I è stato quello di una fedeltà alla Chiesa ed alla sua tradizione, ove l’autorità che gli era propria era sempre coniugata all’amore ed all’attenzione per il volto dell’altro. Questo ha fatto di Albino Luciani il Papa di tutti, credenti e non. La sua, infatti, era l’attenzione prestata all’humanum, la cui dignità andava sostenuta ed affermata contro ogni ideologia ed al di là di qualunque fede o credo. Papa Luciani rifiutava ogni demagogia della società consumistica in nome di una civiltà dell’amore che fosse in grado di superare l’alienazione dell’uomo e la sua tendenza a puntare l’arma dei propri diritti soggettivi contro il suo simile. Richiamandosi più di una volta, nel corso dell’ultima udienza generale dedicata al tema della carità, alla lettera enciclica del suo predecessore Paolo VI, la Populorum Progressio, invitava ogni uomo a cooperare ad uno sviluppo integrale della società che implicava, a sua volta, una rivoluzione antropologica, ossia uno sviluppo solidale che partiva dall’uomo per arrivare all’uomo. L’altro, dunque, non costituiva solo l’occasione per uscire dalla soggettività umana spesso egoistica e autocentrica, ma piuttosto un dono che provocava e metteva in gioco la libertà dell’uomo, che solleticava la dimensione dinamica di quell’essere per gli altri, al fine di trasformare “quello che si è” nella forma più alta di servizio e, dunque, di carità.

* Costituzionalista presso l’Università degli Studi di Padova


http://ilpuntontc.com/contrappunto/5003-papa-luciani-pontefice-di-tutti.html

domenica 21 ottobre 2012

Come una sola voce: «Papa Luciani santo subito»

A Canale d’Agordo si sono concluse le celebrazioni per i cento anni dalla nascita. Un migliaio di pellegrini giunti da tutta Italia

di Alessia Forzin

CANALE D'AGORDO. «Papa Luciani deve essere santo subito». Nel giorno in cui a Canale si celebra il centenario della nascita di Albino Luciani, passeggiando tra il migliaio di pellegrini che hanno raggiunto il piccolo comune che diede i natali al Papa del sorriso, si avverte un bisogno impellente: quello di festeggiare la beatificazione di don Albino.

I tempi per completare il processo sono ancora lunghi, ma i fedeli chiedono di accelerarli: «Lo merita, per tutto quello che ha fatto nella sua vita, non solo come pontefice», raccontano alcune signore che arrivano da Imperia. E non sono nemmeno le più lontane: con l'abito talare c'è un monaco dell'abbazia di Grinberg, paesino belga nei dintorni di Bruxelles. Il gruppo ligure è devoto a Papa Luciani, ma ancora più legati alla sua figura sono gli oltre settecento pellegrini giunti dal trevigiano: Vittorio Veneto, Oderzo, Mansuè, paesi dove l'impronta di Albino Luciani è rimasta impressa negli anni Sessanta, quando era il Vescovo di quella diocesi. Diciassette i pullman arrivati per celebrare la sua nascita. Tra la folla ci sono tanti fedeli che don Albino lo hanno conosciuto: Santina Gerardo e Lucia Bucciol hanno ricevuto la cresima dalle sue mani. Il loro racconta mescola ricordo e commozione, torna alla memoria quel suo sorriso, quella carezza sulla guancia di un bambino, quel suo modo di parlare «che infondeva tanta pace, ma insieme tanta forza».

Una forza che Angela Napol, Luigia Simon e Albertina Vareschini, da Vittorio Veneto, avvertono ancora oggi, tanto da avere la sensazione di essere da lui guidate. Protette, aiutate nei momenti di difficoltà. Anche dai loro racconti traspare l'umiltà di don Albino, quel suo saper essere sempre vicino alla gente. Lui che veniva da una famiglia povera, ma «piena di vita», ha spiegato il vescovo di Belluno, Giuseppe Andrich, poco prima dell'inaugurazione della formella di Franco Murer, di fronte alla casa natale di don Albino.

Anche Andrich è di Canale, e ricorda con affetto quel giorno in cui, «chierichetto, andai a portargli la comunione, a casa, perché era convalescente da una malattia. Una casa piena di vita, la sua, dove ha ricevuto i primi insegnamenti dalla madre e dal padre, imparando a mettersi accanto alle persone». Anche il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, durante la sua omelia ha ricordato il valore della famiglia, e ha concluso con un «Preghiamo affinché venga riconosciuta presto la sua santità».

Secondo il vescovo di Belluno-Feltre i tempi previsti (cinque anni) non sono così lunghi, «considerando anche le cause che hanno portato alla beatificazione di altri Papi. Noi tutti desideriamo vedere questa beatificazione, e sappiamo che anche Papa Benedetto la vuole». Del resto, per dirla con le parole di don Mariano Baldovin, parroco di Canale, «Papa Luciani voleva che le cose venissero fatte bene e senza clamori. Attendiamo fiduciosi che le congregazioni facciano il loro lavoro».

Ieri Canale ha vissuto l'ultimo dei momenti organizzati quest'anno per il centenario della nascita di Papa Luciani. Lo ha sottolineato anche Monsignor Andrich nell'omelia, durante la messa celebrata alle 18.30 per i pellegrini bellunesi (prima, alle 16.30, era stato Monsignor Pizziolo a celebrare la liturgia per i pellegrini giunti dal Trevigiano): «Tutto iniziò qui 100 anni fa, dalla nascita e dal battesimo», ha detto Andrich. Fondamentale, per la sua crescita, è stata l'istruzione ricevuta fin da bambino: «Da vescovo dirà: “Un educatore, a una mamma che chiedeva quando dovesse incominciare l'istruzione religiosa del suo bambino di due anni rispose: Subito. Siete per lo meno in ritardo di tre anni”. Voleva dire che i bambini sono capaci di impressioni religiose fin dai primi istanti della loro vita», ha aggiunto Andrich. «Questo centenario è stato giustamente impostato privilegiando il riferimento alla famiglia. Il futuro Papa ha condiviso molto le ansie e i problemi delle famiglie, dell’educazione dei figli». Quei figli che ieri hanno affollato Canale, per rendere omaggio al Papa del sorriso, chiedendo a gran voce la sua beatificazione.

18 ottobre 2012

http://mattinopadova.gelocal.it/regione/2012/10/18/news/come-una-sola-voce-papa-luciani-santo-subito-1.5882081

sabato 20 ottobre 2012

Attesi oltre mille pellegrini per il centenario di Luciani




Canale d’Agordo si prepara ad accogliere oggi i fedeli per le commemorazioni A Roma il postulatore deposita una sintesi dei documenti per la beatificazione

CANALE D’AGORDO. «Papa Luciani? Santo subito».

 Anche dagli Stati Uniti e, più in generale, dal mondo anglosassone, arriva questo appello.

L’hanno certificato Loris Serafini della “Fondazione Luciani” e la nipote di Giovanni Paolo I, Pia Luciani, che nei giorni scorsi, a New York, hanno partecipato ad una conferenza insieme al professor Guernon, allo scrittore Paul Spackman e alla dottoressa Lori Pieper che si stanno occupando di biografie in inglese del “papa del sorriso”.

Oggi, in Vaticano, in occasione del primo centenario della nascita, il postulatore della causa di beatificazione, il feltrino monsignor Enrico Dal Covolo, depositerà una sintesi della positio, la documentazione sulle virtù eroiche del pontefice di origini bellunesi. Ieri, in un’intervista radiofonica, Dal Covolo ha sottolineato come Benedetto XVI vorrebbe procedere con una “corsia privilegiata” alla beatificazione di Luciani, ma che, in ogni caso, «ci vorranno ancora 4-5 anni per vedere Luciani agli onori degli altari». Il processo canonico è iniziato nel 2003 e si concluderà, pertanto, dopo circa 15 anni.

Decisamente troppo, a sentire Luca Zaia, presidente della Regione, che come la gran parte dei devoti di Luciani lo vorrebbe “santo subito”. Oggi, a Canale, proprio questa sarà la preghiera dei numerosi pellegrini vittoriesi e bellunesi che, in oltre mille, sosterranno in riflessione davanti alla statua di “don Albino”, come lo chiamano a Canale, all’ingresso della Chiesa.

I fedeli della diocesi di Vittorio Veneto, alle 16 si raduneranno intorno alla casa natale di Luciani, che potrebbe presto diventare un museo, dove assisteranno ad una rievocazione e poi, in processione, si recheranno in chiesa per la messa, alle 16.30; presiederà il vescovo Corrado Pizziolo. Alle 18.30, invece, sarà il vescovo di Belluno Feltre, Giuseppe Andrich, a celebrare la messa per il pellegrinaggio diocesano.

«Negli Stati Uniti», riferisce Serafini, «abbiamo riscontrato molta devozione nei confronti di Luciani, una figura che da parte degli intelettuali, ma non solo, si vuole riscoprire. Abbiamo avuto modo di ascoltare, ad esempio, un’interessante riflessione di Spackman su come Luciani considerava le donne ed il loro ruolo nella chiesa. Era contrario al sacerdozio femminile, ma molto attento al ruolo della donna nella Chiesa e nella società».

Intanto si riparla della morte di Luciani. Dal Covolo a ribadito ieri che è avvenuta per cause naturali: «si è trattato di un colasso cardiocircolatorio», ha detto sulla base delle testimonianze raccolte da lui stesso e dai collaboratori. Ed è ciò che ha sempre sostenuto anche il medico vittoriese Antonio Da Ros, che ha seguito Luciani da vescovo di Vittorio Veneto, da patriarca di Venezia e da papa.

«Visitavo il papa, come di consuetudine, ogni settimana, anche da vescovo e da patriarca», ha testimoniato Da Ros nell’ultimo libro uscito “Giovanni paolo I. Il sorriso dell’umile”. «Il motivo di queste visite così frequenti non era dato dalla salute, come dissero in molti, cagionevole. Erano normali controlli periodici della pressione e dello stato di salute generale. Il papa stava bene e questo che le dico (precisa Da Ros all’autore del libro, Ivan Marsura, ndr) è l’assoluta verità. Papa Luciani godeva di buona salute».

Da Ros ha visitato Luciani anche dopo l’udienza concessa dal pontefice il 3 settembre 1978, a pochi giorni dall’elezione. È la prima delle tre visite compiute da Da Ros durante i 33 giorni del più breve pontificato della storia.

Francesco Dal Mas

17 ottobre 2012

http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/10/17/news/attesi-oltre-mille-pellegrini-per-il-centenario-di-luciani-1.5881448

venerdì 19 ottobre 2012

Speciale TV2000


Dalle 12:20 alle 13:20

SPECIALE PAPA LUCIANI. DON ALBINO LE RADICI DI UN PAPA

"Don Albino le radici di un Papa", un documentario che racconta sul filo della memoria l'infanzia , la giovinezza, e la terra d'origine del Papa del sorriso. Ricordi e testimonianze di chi l'ha conosciuto. I luoghi a Canale d'Agordo, provincia di Belluno, paese natale di Luciani, che hanno visto il giovane Albino maturare la scelta del sacerdozio. Le immagini della casa natale, la parrocchia originaria, l'ambiente familiare e le memorie dei nipoti del futuro pontefice. Un viaggio dentro l'antica cultura contadina e la devozione cristiana che tanto influenzò l'agire ed il pensare di Giovanni Paolo I.


Processo lungo e complesso...

Così ha detto il card. Amato...

Lungo... L'anno prossimo, il 23 novembre, si compieranno i 10 anni dall'inizio del processo di beatificazione. Ero presente quel giorno lì alla cattedrale di Belluno quando il vice-postulatore della causa, mons. Giorgio Lise, ed i suoi collaboratori hanno prestato giuramento davanti  all'allora card. Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Saraiva Martins, alla presenza dell'allora Vescovo di Belluno-Feltre, il compianto mons. Vincenzo Savio. 




Che dire... Un'emozione profonda essere testimone di un evento storico dopo tanti anni di attesa e preghiera. Naturalmente i devoti di Papa Luciani ci auguravamo tempi veloci vista la brevità del pontificato. Invece, si vede che la durata di un pontificato è inversamente proporzionale a quella della sua causa di beatificazione...

Complesso... Non ho dubbi del rigore per quanto riguarda la raccolta di documentazione per preparare la "Positio" nella dovuta maniera. E' una cosa importante che dimostra la serietà con cui si lavora. Per questo la "Positio" non è ancora pronta. Ci auguriamo veramente che sia consegnata a dicembre.

E dopo?  Dipende dal Santo Padre se vorrà anche per Luciani stabilire una "corsia preferenziale"...
Luciani Santo Subito? Perché no! Preghiamo!

Per Papa Luciani "Beatificazione lunga e complessa"

Cardinale Amato: "Documentazione non completa"


CITTA' DEL VATICANO - Sarà un processo "lungo e complesso" quello riguardante la causa di beatificazione di Giovanni Paolo I, il "Papa dei 33 giorni", che è stato anche vescovo di Vittorio Veneto. Lo ha detto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cui ieri il postulatore della causa, il vescovo Enrico Dal Covolo, nel centenario della nascita di Albino Luciani, ha consegnato il "Summarium testium", cioé il primo dei quattro documenti che contribuiranno a preparare la "Positio" sulle virtù eroiche del Servo di Dio Giovanni Paolo I.

Il cardinale Amato ha spiegato che la documentazione consegnata ieri dovrà essere "accompagnata e completata da altri dossier che ancora mancano. Tra questi la 'Informatio super virtutibus', che - ha spiegato - è la parte più significativa della documentazione perché riguarda la prova dell'eroicità delle virtù teologali (fede, speranza e carità) e delle virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) con le altre virtù annesse, come umiltà, povertà, obbedienza, castità. Questa parte - ha ribadito il porporato - è la più rilevante, perché offre la chiave di lettura dell'intero dossier: è la 'disquisitio' sulla santità del Servo di Dio".

Sui tempi della conclusione del processo, il cardinale Amato ha specificato che si tratta appunto di un processo lungo e complesso. "E' vero - ha chiarito -, si tratta di una procedura canonica raffinata, perché la beatificazione e la canonizzazione di una persona richiedono un accertamento serio delle virtù cristiane. Non si va per sentito dire, ma per oggettiva documentazione".

Su quando avverrà la beatificazione, Amato ha risposto: "Il tempo che va fino alla beatificazione, è un tempo benedetto. Non è un tempo vuoto, ma pieno: deve essere riempito dalla conoscenza del Servo di Dio, dall'ammirazione delle sue virtù, dalla contemplazione della vita e soprattutto dall'imitazione della sua santità. Inoltre - ha aggiunto - è un tempo di supplica e di preghiera al Servo di Dio, per ottenere l'intercessione con grazie e con miracoli. Si tratta - ha concluso - di un tempo benedetto, che aiuterà tutti noi a pensare alla nostra personale santificazione".

Amato ha infine ringraziato il postulatore della causa mons. Dal Covolo per il suo "contagioso entusiasmo", che - ha auspicato - "porterà a buon termine e al più presto possibile" quella che ha definito una vera e propria "impresa gigantesca". Anche dal Covolo ha ringraziato Amato e la Congregazione da lui presieduta per la sollecitudine con cui egli guarda alla causa e per lo slancio pastorale profuso. "Le cause - ha sottolineato il Rettore della Pontificia Università Lateranense - non sono momenti burocratici, ma occasioni vive di promozione della santità". E ha ricordato la concomitanza "provvidenziale" di questo giorno di consegna (il 17 ottobre ricorrono i cento anni dalla nascita di papa Luciani) con il Sinodo dei vescovi in corso di svolgimento.

"Sono convinto - ha detto il presule - che Giovanni Paolo I possa essere un modello di Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede, proprio per la sua straordinaria capacità di comunicazione con i fedeli. Per questo sono contento che la sua figura sia stata presentata oggi all'assemblea sinodale". Infine il vescovo ha condiviso il perché della beatitudine o santificazione di Giovanni Paolo I: "Perché - ha spiegato - egli è un modello di buon pastore che dà la vita per il suo gregge".

Data pubblicazione: 18/10/2012

In mille per Papa Luciani «Testimonianza di bontà»

Il vescovo a Canale d’Agordo, città natale di Giovanni Paolo I, morto 33 giorni dopo l'elezione. Beatificazione, tempi lunghi

CANALE D’AGORDO (Belluno) —Cent’anni dalla venuta al mondo, e forse cinque alla beatificazione: sono iniziate mercoledì le celebrazioni per il centenario della nascita di Albino Luciani, «Papa del sorriso» per 33 giorni con il nome di Giovanni Paolo I. A Canale D’Agordo, paese natale del predecessore di Papa Wojtyla, scomparso nel 1978, oltre a una folta schiera di credenti c’erano il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, che ha celebrato la messa in onore di Luciani, e il vescovo di Belluno-Feltre Giuseppe Andrich, che ha officiato una seconda cerimonia. Durante l’omelia, monsignor Andrich ha ricordato alcuni momenti della vita di Albino Luciani, uomo particolarmente legato alla sua terra d’origine e alle persone che vi abitavano. «Aveva imparato qui, in queste parrocchie dell’antica Pieve di Canale, quanto determinanti fossero le chiamate speciali alla vita consacrata e al sacerdozio, - ha ricordato il vescovo bellunese - e quanto andassero accompagnate con preghiere e cure affettuose».

E ancora: «Quanto il futuro Papa ha condiviso le ansie e i problemi delle famiglie, dell’educazione dei figli. E poi, c’era la sua insistenza, affinché la comunità fosse unita, sempre pronta a seguire il suo pastore. I giorni del suo papato hanno mostrato alla Chiesa e al mondo intero un pastore umile, pronto a perdere la propria vita e capace di esprimere bontà e fede gioiosa anche nelle sofferenze». Nel pomeriggio, si è tenuta una rappresentazione davanti alla casa di Luciani, l’inaugurazione di una scultura bronzea realizzata dall’artista Franco Murer, e la presentazione di un francobollo speciale. Le celebrazioni, a Canale D’Agordo, continueranno anche venerdì e domenica.

Nel frattempo, si attendono notizie da Roma, dove mercoledì si è tenuta una messa alla presenza di vescovi e prelati veneti. Infatti, il monsignore feltrino Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense e curatore della causa di beatificazione di Papa Luciani, ha consegnato una sintesi della positio, primo atto dell’iter che aggiungerebbe il nome del religioso agordino alla schiera dei Beati. In ogni caso, per un giudizio definitivo occorrerà aspettare almeno quattro o cinque anni: per il quarantennale della scomparsa di Albino Luciani, che cadrebbe nel 2018, il processo di beatificazione dovrebbe comunque essere concluso.

Andrea Zucco
18 ottobre 2012

«Luciani santo subito» Zaia ritorna alla carica

Il governatore: «Ho l’impressione ci siano beati di serie A e di serie B» Canale si prepara all’arrivo dei pellegrini per i cento anni dalla nascita

Francesco Dal Mas

CANALE D’AGORDO. «Papa Luciani? Santo subito, ovviamente». Lo ribadisce, più convinto che mai, Luca Zaia, presidente della Regione, alla scadenza del centesimo anniversario della nascita di Giovanni Paolo I.
«Lo riaffermo», spiega il governatore del Veneto, «perché ho l'impressione che ci siano beati di serie A e di serie B. Questo lo debbo dire perché sembra che papa Luciani abbia avuto la sfortuna di essere uno dei nostri, dei veneti».
Grande attesa, in effetti, per le celebrazioni dei primi cento anni dalla nascita Luciani. Nella giornata di mercoledì prossimo, 17 ottobre, sono previsti numerosi pellegrinaggi a Canale d’Agordo, in particolare quelli delle diocesi di Vittorio Veneto, alle 16, e di Belluno, alle 18.30.
Le concelebrazioni saranno presiedute dai rispettivi vescovi, monsignor Corrado Pizziolo e monsignor Giuseppe Andrich.
Ma l’aspettativa maggiore è per quanto avverrà a Roma. A meno di sorprese dell’ultima ora monsignor Enrico Dal Covolo, promotore della causa di beatificazione, consegnerà una relazione sulle virtù eroiche di Luciani, passo preliminare alla deposizione, probabilmente entro l’anno, della “positio” alla congregazione vaticana per le cause dei santi.
Si tratta di una documentazione che certifica la straordinarietà, dal punto di vista delle pratiche cristiane, di Luciani, per tutta la sua vita. Un motivo in più, come dicono in parrocchia a Canale, per pregarlo. E lo faranno davvero in tanti durante questi giorni. Già ieri il paese e particolarmente la chiesa sono stati frequentati da gruppi di pellegrini, altrettanto avverrà oggi. Per la giornata di mercoledì sono in programmi, oltre ai due pellegrinaggi, la visita organizzata di gruppi provenienti addirittura dalla Liguria.
Alla fondazione Papa Luciani si ritiene che il 2012 possa registrare complessivamente ben più dei 50 mila fedeli e visitatori che erano stati previsti. Si moltiplicano anche le iniziative che fanno memoria del “papa del sorriso”. E proprio “Papa Luciani: Giovanni Paolo I, il sorriso dell'umile” s’intitola il volume che Ivan Marsura ha scritto e consegnerà mercoledì prossimo a Benedetto XVI.
Marsura è originario di Pieve di Soligo e da alcuni anni vive a Padova dove ha fondato l'Archivio Albino Luciani (al momento è un archivio privato) raccogliendo oltre 12 mila fotografie, oggetti personali, scritti, rassegna stampa, libri su Papa Luciani. Un archivio, tra l’altro, in via di digitalizzazione, a cui seguirà la costituzione di un piccolo museo sui Papi a partire da Pio VII, oltre 280 oggetti di uso quotidiano dei pontefici sino ad oggi.
Per mercoledì mattina ha prenotato le grotte vaticane per una celebrazione per Papa Luciani (alla quale saranno presenti il cardinale Prosper Grech e il cardinale Comastri), appunto per ricordare il centenario di Luciani.
«All'udienza del mercoledì consegnerò al Santo Padre il mio volume e lo scultore Carlo Balljana», fa sapere Marsura, «un bassorilievo in bronzo».
Un altro bronzo, dedicato al Luciani in giovanissima età sarà presentato sempre mercoledì a Canale d’Agordo, opera dell’artista falcadino Franco Murer. I pellegrini di Vittorio Veneto, fra l’altro, si sono dati appuntamento alle 16 davanti alla casa natale di Giovanni Paolo I, per una rievocazione.

Papa Wojtyla visitò in incognito il fratello di Luciani a Canale


Il segreto è stato svelato nel libro di Ivan Marsura che sarà presentato mercoledì «Il pontefice lo fece durante i suoi soggiorni a Lorenzago». Attesa anche la cantante Patti Smith


    Francesco Dal Mas

CANALE D’AGORDO. Papa Wojtyla non è stato a Canale d’Agordo solo il 26 agosto 1979, un anno dopo l’elezione di Albino Luciani al soglio pontificio, ma anche altre volte, forse addirittura due, negli anni in cui trascorse le vacanze a Lorenzago. Lo rivela Ivan Marsura, che ha da poco pubblicato “Giovanni Paolo I. Il sorriso dell’umile”, volume che consegnerà mercoledì prossimo, 17 ottobre, giorno del centesimo anniversario della nascita di Giovanni Paolo I, nelle mani di Benedetto XVI.
A svelare quello che doveva restare un segreto è stato Edoardo Luciani, fratello di Albino, perché proprio da lui si presentò Giovanni Paolo II.
«Mi disse che Wojtyla arrivò a Canale ovviamente in incognito, tanto che vestiva una veste talare nera. E che era accompagnato dal segretario, mons. Stanislao Dziwisz – racconta Marsura -. I due erano in macchina, non in elicottero, appunto per non dare nell’occhio». Quante volte Wojtyla tornò nel paese natale di Luciani non è dato sapere.
Marsura ricorda che Edoardo gli parlò di «almeno una volta». Rinaldo De Rocco, sindaco di Canale d’Agordo, precisa che «furono senz’altro almeno due volte. Quando, con don Mariano e don Adalberto, ci recammo in Polonia, a Cracovia, in visita al cardinale Dziwisz, questi ci disse che conosceva il nostro paese», racconta De Rocco. «Rimanemmo sorpresi, perché nel 1979 non fu Dziwisz ad accompagnare Giovanni Paolo II. Ed allora gli chiedemmo quando ebbe modo di venire e lui ci rispose che c’era stato alcune volte, durante i soggiorni a Lorenzago, insieme al papa, per far visita ad Edoardo Luciani, svelando che la cosa non si seppe mai».
Gli anni di queste visite? Né Dziwisz le ha precisate alla delegazione di Canale né Marsura s’è ricordato di chiederlo ad Edoardo Luciani. Certo fa stupore immaginare il blindatissimo Wojtyla girare per la provincia di Belluno, senza alcun seguito. Nei cinque anni dei suoi riposi a Lorenzago i giornalisti avevano messo in conto visite a Canale d’Agordo, ma ufficiali. Come pure da parte di papa Ratzinger. «Il fatto è che tra Luciani e Wojtyla c’era non solo reciproca conoscenza, ma anche una forte relazione, quanto meno epistolare. I due cardinali si scrivevano spesso e la documentazione è custodita negli archivi di Cracovia. Anzi, taluno che è venuto in possesso di queste lettere, ha messo in vendita un’intera confezione», fa sapere Marsura.
A Canale, intanto, si parla di una prossima visita, anch’essa importante e anch’essa in incognito, da parte di una persona che si definisce “molto devota” di Papa Luciani. Si tratta di Patti Smith, la cosiddetta sacerdotessa del rock. Sia De Rocco che Loris Serafini, della Fondazione Luciani, hanno avuto modo di incontrarla, a suo tempo, a Venezia. Per Smith Luciani «è stato un papa veramente rivoluzionario, capiva ed amava i giovani e i poveri. Ha guardato dentro la situazione finanziaria del Vaticano per dare aiuti ai poveri». Nessuno dei due sa quando Smith salirà a Canale d’Agordo. Ma lo scrittore Marsura sì. «Ho l’impegno di rilevarlo a visita compiuta», precisa.
A Canale, intanto, si attendono i pellegrinaggi e le cerimonie di mercoledì. «Sarà anche l’occasione – anticipa il sindaco – di inaugurare la stele di Franco Murer dedicata agli anni giovanili di don Albino, come io preferisco chiamarlo. Partirà da quella stele la “via dei papi” che arriverà fino a Lorenzago».
15 ottobre 2012

giovedì 18 ottobre 2012

Giovanni Paolo I: solo 33 giorni per diventare il “Papa del sorriso”

15 ottobre 2012
giovanni_paolo_i
Esce il 17 ottobre 2012, giorno della sua nascita avvenuta nel 1912, il francobollo che l’Italia dedicata a Giovanni Paolo I nel centenario della nascita. Si tratta di quell’Albino Luciani, bellunese di Forno di Canale, che tutti i collezionisti conoscono per essere stato il Papa con il più breve pontificato nella storia dello Stato della Città del Vaticano: Papa Luciani morì, infatti, dopo soli 33 giorni dall’elezione al soglio pontificio. In questo breve periodo (dal 26 agosto 197 al 28/09/1978) il suo piccolo catalogo filatelico contiene una sola emissione: quella in tre valori del 23 agosto dello stesso anno, realizzata per la Sede Vacante!
Un pontificato brevissimo, quindi, ma sufficiente ad attribuirgli l’appellativo di “papa del sorriso” (ma anche “sorriso di Dio”), a testimonianza del suo carattere mite e generoso. “Disdegnava la sontuosità, il cerimoniale, il ‘noi maiestatico’, le distinzioni che allontanano, tutto ciò che potesse far passare in secondo ordine la dimensione pastorale”, ha scritto di lui mons. Giulio Nicolini nella biografia intitolata “Trentatré giorni, un pontificato” (1981). Fu il primo papa a parlare di sé in termini umani, con grande schiettezza: «Nessuno è venuto a dirmi: “Tu diventerai Papa”. Oh! se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più!». Attualmente Albino Luciani è Servo di Dio, mentre si è in attesa della conclusione della causa di canonizzazione avviata nel 2003.
Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, autoadesiva Kraft monosiliconata da 60 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta e formato stampa: mm 48 x 40; formato tracciatura: mm 54 x 47; dentellatura: 11 effettuata con fustellatura; colori: cinque; tiratura: due milioni e ottocentomila esemplari; foglio:  ventotto esemplari, valore “€ 16,80”.
La vignetta raffigura, a sinistra, Papa Giovanni Paolo I nell’atto di benedire i fedeli; sulla destra, un particolare della Basilica di San Pietro in Vaticano e la cupola michelangiolesca.
Completano il francobollo la leggenda “GIOVANNI PAOLO I”, le date “1912-1978”, la scritta “ITALIA”  e  il valore “€ 0,60”.
Bozzettista: Cristina Bruscaglia.
A commento dell’emissione verrà posto in vendita il bollettino illustrativo con articolo a firma di Rinaldo De Rocco, presidente della Fondazione Papa Luciani e di Loris Serafini, direttore della Fondazione Papa Luciani.
L’Ufficio Postale di Canale d’Agordo (BL) utilizzerà, il giorno di emissione, l’annullo speciale realizzato a cura della Filatelia di Poste Italiane.

A 100 anni dalla nascita di papa Albino Luciani

Scritto da Simone Baroncia  
Mercoledì 17 Ottobre 2012 01:13

Il rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di papa Giovanni Paolo I, mons. Enrico Dal Covolo, nella festività dei santi Pietro e Paolo, patroni di Agordo, in provincia di Belluno, aveva annunciato: “Il 17 ottobre, nel centenario della nascita di Albino Luciani, assieme alla collaboratrice Stefania Falasca, consegnerò ufficialmente al cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la causa dei Santi, la ‘positio’ relativa al ‘Servo di Dio’ Giovanni Paolo I… La positio è un dossier consistente in due grossi volumi rossi: il primo raccoglie le testimonianze sulla vita e le virtù di Luciani, mentre il secondo è incentrato soprattutto sulla storia del personaggio. In tali opere si trovano attestati al meglio l'eroicità e le virtù di Giovanni Paolo I che saranno quindi esaminati a due livelli: dagli esperti della Congregazione e successivamente dai membri della stessa. Se l’esito di tale esame sarà positivo, come sono certo, allora il papa autorizzerà l’attribuzione del titolo di ‘venerabile’. Il processo proseguirà quindi sulla completa verifica del miracolo, sigillo dell'iter, già avviato molto bene, per cui entro pochi anni il vostro illustre conterraneo salirà all'onore degli altari come beato”. La città di Agordo è stata molto legata a papa Albino Luciani, in quanto due mesi prima di essere eletto papa, il patriarca di Venezia, come ha ricordato mons. Dal Covolo, visitò la comunità: “In quell'occasione Luciani ricordò con commozione il periodo più bello della sua vita trascorso ad Agordo accanto ai bambini, alle persone semplici, ai poveri e ai minatori di Valle Imperina”.

E nei giorni scorsi Stefania Falasca, vice-postulatrice nella Causa per la beatificazione di Papa Luciani, ha discusso all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma una tesi di ricerca post-laurea, intitolata: ‘Sermo humilis e referenze letterarie negli scritti di papa Luciani: il caso di Illustrissimi’, che è una la raccolta di quaranta lettere immaginarie a personaggi romanzeschi o a illustri autori del passato, da Dickens a Bernardo di Chiaravalle, da Péguy a Quintiliano, da Figaro, barbiere di Siviglia a Manzoni, da Ippocrate a Mark Twain, pubblicate mensilmente sulla rivista Messaggero di Sant’Antonio, dal maggio 1971 al novembre 1974, offrendo una luce nuova sullo stile di Giovanni Paolo I, sull’ampiezza e la profondità del suo orizzonte teologico e culturale a partire dai sovrabbondanti riferimenti letterari del suo ministero pastorale. Avvalendosi della consultazione delle carte personali di papa Luciani, quaderni, bloc notes, agende, conservati presso l’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, e attraverso una serrata analisi intertestuale condotta sulla base della documentazione inedita, il lavoro di ricerca ha potuto ricostruire l’intero processo di redazione di Illustrissimi. L’indagine ha avuto il merito di aver fatto rinvenire una parte dei volumi della ricca biblioteca personale di Luciani, dispersi dall’incuria nel tempo e solo in parte confluiti nella biblioteca dello Studium Marcianum a Venezia. In realtà la tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare la semplicità di Luciani per mediocrità intellettuale. Nelle pagine introduttive Stefania Falasca scrive: “Come Agostino, Luciani riconosce che ogni verità rivelata va proposta suaviter, con delicatezza. Si deve in qualche modo adattare alle possibilità di ricezione di chi la riceve”.

Sbirciando queste lettere è interessante leggere ciò che scriveva a Pinocchio, come in un colloquio con i giovani: “Caro Pinocchio, avevo sette anni quando lessi la prima volta le tue Avventure. Non ti so dire quanto mi son piaciute e quante volte poi le ho rilette. In te fanciullo riconoscevo me stesso, nel tuo ambiente il mio ambiente.  Quante volte correvi in mezzo al bosco, attraverso i campi, sulla spiaggia, sulle strade! E con te correvano la Volpe e il Gatto, il cane Medoro, i ragazzi della battaglia dei libri. Parevano le mie corse, i miei compagni, le strade ed i campi del mio paese… Anch’io, andando e tornando da scuola, venivo coinvolto nelle ‘battaglie’: a base di palle di neve nella stagione invernale; a base di ‘cazzotti’ e generi affini in tutte le stagioni dell’anno; un po’ ‘incassavo’, un po’ davo, cercando di pareggiare entrate e uscite e di non piagnucolare con quelli di casa, che, se mi fossi lagnato, mi avrebbero, forse, dato ‘il resto’!.. Quanta paura di essere diverso dagli altri! Dove va la banda, tu vuoi andare. Dove la banda si ferma, tu vuoi fermarti. Gli scherzi, il linguaggio, i passatempi degli altri, li fai tuoi. Quel che essi indossano, tu indossi: un mese tutti i ragazzi vanno in maglione e blue-jeans; il mese dopo tutti portano giacconi di cuoio, calzoni colorati, lacci bianchi per scarpe nere. In certe cose, anticonformisti; in altre cose, senza che nemmeno vi accorgiate, conformisti al cento per cento…

Nel viaggio verso l’autonomia, come quasi tutti i giovani sui 17-20 anni, caro Pinocchio, urterai forse anche tu contro un duro scoglio: il problema della fede.  Respirerai, infatti, obiezioni antireligiose come si respira l’aria a scuola, in fabbrica, al cinema, ecc. Se la tua fede è un mucchio di buon frumento, ci sarà tutto un esercito di topi a prenderlo d’assalto. Se è un vestito, cento mani tenteranno di lacerartelo. Se è una casa, il piccone la vorrà smantellare pezzo per pezzo. Bisognerà difendersi: oggi, della fede si conserva solo ciò che si difende. Per molte obiezioni c’è una risposta persuasiva. Per altre, una risposta esauriente non è ancora stata trovata. Che fare? Non gettar via la fede! ‘Diecimila difficoltà, diceva Newman, non formano ancora un dubbio’… In materia, qualcuno propugna oggi una morale largamente permissiva. Pur ammettendo che in passato si è stati un po’ troppo rigidi su certi punti, i giovani non devono accettare quella permissività; il loro amore dev’essere con l’A maiuscola, bello come un fiore, prezioso come una gemma e non volgare come un fondo di bicchiere.
E’ opportuno che accettino di imporsi qualche sacrificio e di tenersi lontano da persone, luoghi e divertimenti, che sono ad essi occasioni di male. ‘Non avete fiducia in me!’, tu dici. ‘Sì, abbiamo fiducia, ma non è sfiducia ricordare che tutti siamo esposti a tentazioni; ed è amore togliere dalla tua strada almeno le tentazioni non necessarie!’ Guarda gli automobilisti: trovano il vigile, il semaforo, le strisce bianche, il senso vietato, il divieto di sosta, tutte cose che sembrano, a prima vista, seccature e limiti contro l’automobilista e invece sono a favore dell’automobilista, perché lo aiutano a guidare con più sicurezza e piacere!”.

http://www.korazym.org/index.php/comunita/8-vita-comunitaria/3131-a-100-anni-dalla-nascita-di-papa-albino-luciani.html

mercoledì 17 ottobre 2012

Dal Covolo: «Luciani, modello del buon pastore»

17 ottobre 2012


TESTIMONE DEL VANGELO
Cade oggi il centesimo anniversario della nascita di Albino Lucani, l’indimenticato Giovanni Paolo I che fu Pontefice per soli 33 giorni. Una ricorrenza importante non solo per la cifra tonda ma soprattutto perché proprio oggi si compie a Roma un gesto importante nel cammino che potrebbe portare, forse anche in tempi brevi, il "Papa del sorriso" all’onore degli altari. Alla vigilia di questo evento Avvenire ha intervistato il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Lateranense e postulatore della causa di papa Luciani.

Eccellenza in che cosa consiste la cerimonia odierna?
Si tratta di un evento semplice ma significativo, della consegna del Summarium, cioè della prima parte dell’interaPositio, al prefetto della Congregazione delle cause dei santi, il cardinale Angelo Amato. Come è noto, la Positio è il dossier che dimostra al meglio l’eroicità della vita e delle virtù della persona di cui si parla. Il Summarium è una sorta di sintesi delle testimonianze offerte al riguardo dai testimoni interrogati. Nel caso di Luciani, si tratta di 167 testimoni. Alla cerimonia parteciperanno da una parte i superiori del dicastero; dall’altra io stesso, la mia collaboratrice per la causa, la dottoressa Stefania Falasca e un rappresentate del vescovo di Belluno-Feltre, don Davide Fiocco.

Quando è prevista la consegna della Positio completa?
La seconda parte della Positio, quella che raccoglie i documenti e, in generale, le questioni storico-biografiche, è quasi pronta. Così avremo due grossi volumi, elegantemente rilegati in tela rossa, come vuole la prassi, ed entro la fine dell’anno la Congregazione dei Santi avrà a sua disposizione la "Positio" completa per gli esami di rito.


Quali saranno i passaggi successivi della Causa?
Gli esami di rito sono due: uno da parte dei Consultori della Congregazione, l’altro da parte dei cardinali e vescovi membri del dicastero. Se, come speriamo, l’esito sarà positivo, il Santo Padre darà ordine alla Congregazione di preparare il Decreto sull’eroicità, il che comporterà per Luciani il titolo di "Venerabile".


Si può fare una previsione di tempi?
Se intende alludere alla beatificazione, devo aggiungere che - dopo l’approvazione della Positio - occorrerà ancora concludere il processo parallelo sul presunto miracolo. Come si vede, si tratta di un iter alquanto complesso. Nella migliore delle ipotesi, ci vorranno ancora quattro o cinque anni. 


Benedetto XVI per la causa del suo predecessore Giovanni Paolo II oltre a concedere una deroga per l’inizio del processo ha disposto anche che l’iter seguisse una corsia preferenziale. Prevede che lo stesso potrà accadere con Giovanni Paolo I accorciando così sensibilmente i tempi per vedere papa Lucani salire all’onore degli altari?
Naturalmente è ciò che io spero. Ma questo appartiene alla libera decisione del Papa...


La Positio affronta questioni che hanno particolarmente solleticato il nostro mondo mediatico, come le circostanze della morte di Giovanni Paolo I, o i suoi colloqui con suor Lucia a Fatima o la sua famosa frase su Dio "padre" e anche "madre"?
Sì, tutte le questioni vengono affrontate. Posso anticipare che verrà dissipato ogni dubbio su una presunta "morte indotta" di Luciani; che l’attribuzione di una sorta di profezia sull’elezione di Luciani a papa e sulla sua rapida morte, da parte di suor Lucia, non ha fondamento alcuno; che la famosa frase su Dio padre e madre, ricondotta al suo contesto proprio, risulta perfettamente ortodossa.


Al termine dell’udienza generale dello scorso 26 settembre lei, insieme al vescovo Giuseppe Andrich di Belluno-Feltre, ha avuto modo di parlare a Benedetto XVI della causa di beatificazione di papa Luciani. Cosa ci può dire di quel colloquio? 
Abbiamo aggiornato il Papa sull’andamento della causa e gli abbiamo anticipato l’evento del 17 ottobre. Il Papa si è mostrato molto interessato. Egli non ha mai nascosto la sua grande ammirazione per Giovanni Paolo I. Basti pensare a quanto disse nel 2003 l’allora cardinale Joseph Ratzinger alla rivista 30Giorni. «Personalmente - spiegò in quella intervista - sono convintissimo che era un santo. Per la sua grande bontà, semplicità, umiltà. E per il suo grande coraggio. Perché aveva anche il coraggio di dire le cose con grande chiarezza, anche andando contro le opinioni correnti. E anche per la sua grande cultura di fede. Non era solo un semplice parroco che per caso era diventato patriarca. Era un uomo di grande cultura teologica e di grande senso ed esperienza pastorale. I suoi scritti sulla catechesi sono preziosi. Ed è bellissimo il suo libro Illustrissimi, che lessi subito dopo l’elezione. Sì, sono convintissimo che è un santo».


Qual è la cifra della santità di Giovanni Paolo I, che ha retto il soglio di Pietro per appena 33 giorni, e qual è il messaggio che la sua testimonianza può dare alla Chiesa di oggi?
Sono convinto che se - come speriamo - Giovanni Paolo I giungerà all’onore degli altari, questo sarà perché egli incarna il modello del buon pastore, che dà la vita per il suo gregge. L’accettazione stessa del supremo impegno pastorale fu un gesto di autentico eroismo, come apparirà chiaramente dalla Positio.


Eccellenza, lei ha avuto modo di conoscere personalmente Albino Luciani. Che ricordo ne ha? 
L’ho già raccontato più volte, quindi non mi dilungo sui dettagli. Posso dire che quel giovane prete (eravamo nei primi anni Cinquanta: lui aveva poco più di quarant’anni, e io molti, molti anni di meno...) mi affascinava. Col senno di poi, direi che mi sembrava un salesiano. Non escludo che la sua testimonianza sacerdotale possa aver avuto un peso non indifferente nella mia storia di vocazione.

Gianni Cardinale

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/luciani-modello-del-buon-pastore.aspx

«Quella di Luciani fu morte naturale»

Canale d’Agordo, il postulatore Dal Covolo ne è certo dopo aver esaminato i documenti della causa di beatificazione

di Francesco Dal Mas
CANALE D’AGORDO. Alla vigilia del primo centenario della nascita di Albino Luciani, il futuro papa Giovanni Paolo I, che porterà domani a Canale numerosi pellegrinaggi, fra i quali quelli di Belluno e Vittorio Veneto, viene chiarito, probabilmente in via definitiva, il giallo della morte. E la chiarificazione arriva da una fonte autorevole, quella del bellunese monsignor Enrico Dal Covolo, postulatore della causa di beatificazione.
Dalla documentazione sulla quale Stefania Falasca sta lavorando per preparare la “positio”, «vengono fuori delle novità interessanti, emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta», ha detto ieri Dal Covolo.
Domani il monsignore di origini feltrine consegnerà al prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato, una prima parte della “positio”, ovvero di tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul presunto miracolo compiuto da Giovanni Paolo I.
«Il giorno 17 consegneremo la “positio”, fa sapere infatti Dal Covolo, «da lì riprenderà il processo sul miracolo e sono convinto che entro poco tempo, non sappiamo di preciso quanto, il Papa sarà beato. Tutto è appeso a fili molto sottili, bisogna esser prudenti».
Ci vorranno, probabilmente, altri due o tre anni, mentre pare procedere più speditamente la causa di beatificazione di Paolo VI, il predecessore di Luciani. «Papa Benedetto XVI che ho incontrato qualche settimana fa», aggiunge Dal Covolo, «mi ha confermato di esser molto contento per questo passo in avanti verso la beatificazione e mi ha invitato alla prudenza. Lui sostiene con forza questa causa, con affetto e attenzione. Ha dato una benedizione speciale».
Quando l’allora cardinale Ratzinger venne a Belluno, pochi mesi prima di essere eletto papa, confermò infatti di pregare ogni giorno Luciani come fosse già santo. Ed è quanto accade anche ai pellegrini che si recano a Canale d’Agordo. Riscontri puntuali della morte naturale di Luciani si ricavano anche dall’ultimo libro di Ivan Marsura, che sempre domani sarà consegnato al Papa. Marsura ha ascoltato il medico personale di Luciani, Antonio Da Ros, che vive a Vittorio Veneto, uno dei suoi segretari, monsignor Jhon Magee, già segretario di papa Luciani e ora vescovo in Inghilterra, una guardia svizzera che aveva accesso, in quei tempi, all’appartamento pontificio. Tutti hanno escluso il decesso indotto.
È pur vero che il dottor Da Ros ha riconfermato che Luciani, in quel periodo, si trovava in buone condizioni di salute, ancorché negli ultimi giorni avesse le gambe gonfie, come successivamente testimoniò l’allora vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Maffeo Ducoli.

lunedì 15 ottobre 2012

" Mio fratello Papa seppe tutto a Fatima "

L' INTERVISTA / L' OTTANTUNENNE CONGIUNTO DI GIOVANNI PAOLO I SVELA PER LA PRIMA VOLTA PARTICOLARI INEDITI SULLA VITA E SULLA FINE DI ALBINO

Edoardo Luciani: suor Lucia gli predisse il Pontificato e subito dopo la morte " Quando torno' da quel viaggio venne qui in paese ed era sconvolto A un' altra religiosa rivelo' che il suo successore sarebbe stato straniero "


----------------------------------------------------------------- L'INTERVISTA / L'ottantunenne congiunto di Giovanni Paolo I svela per la prima volta particolari inediti sulla vita e sulla fine di Albino "Mio fratello Papa seppe tutto a Fatima" Edoardo Luciani: suor Lucia gli predisse il Pontificato e subito dopo la morte "Quando torno' da quel viaggio venne qui in paese ed era sconvolto A un'altra religiosa rivelo' che il suo successore sarebbe stato straniero" DAL NOSTRO INVIATO CANALE D'AGORDO (Belluno) - "E' venuto fin quassu' per parlare con me? E cosa vuole che abbia da dirle, io? Ho 81 anni, sono vecchio, e anche un po' sordo...". Invece ha tante cose da dire Edoardo Luciani, fratello di quel "Papa del sorriso" di cui si parla in questi giorni, tra ventennale dell'elezione e ventennale della morte. Ha tanto da dire lui, e ha tanto da dire anche questo piccolo paese di montagna che ha avuto un Papa e che non fa nulla per esibirlo, salvo una statua discreta, quasi nascosta dietro la porta d'ingresso della chiesa parrocchiale. Non si riesce a capire davvero chi fu papa Luciani se non si viene qui, in questo suo piccolo paese, se non si parla con i suoi familiari, se non si entra nella casa dov'e' nato, una vecchia casa da montanari dove nulla, ne' una targa ne' un busto, ricorda l'illustre inquilino. Parli con Edoardo Luciani e ti sembra di vedere, come in uno specchio, l'umilta' e la semplicita' di un pontefice che aveva sorpreso e colpito milioni di persone, con quel modo di fare da parroco, cosi' inedito in quella cattedra. "Lei e' del Corriere? Ah, ma io non leggo il Corriere, compro solo il Gazzettino la domenica. Comunque venga su, ha fatto tanta strada, un bicchiere di vino se l'e' meritato". Ottantun anni, ex maestro di scuola elementare, ex sindaco del paese ("Tre volte ho fatto il sindaco. Per chi? Ma per la Dc, si capisce!"), dieci figli e ventitre' nipoti: un esercito, ma neanche un prete ne' una suora. "Come mai? Mah, ce l'ha chiesto anche il segretario del Santo Padre, l'anno scorso, mentre eravamo a cena da lui: "Come mai nessun sacerdote?". Ma prima di noi ha risposto il Papa: "Lo Spirito soffia dove vuole". "Lei mi chiede di mio fratello, mio fratello papa. Ma i ricordi piu' cari che ho sono quelli di quando eravamo ragazzi, e andavamo in montagna insieme. Partivamo all'una e mezza, al massimo alle due di notte: cosi' vedevamo l'alba dalle cime. Lui era cinque anni piu' vecchio, per me era una guida. Un uomo semplice, e' vero. Ma non ingenuo. Dopo cinque minuti che aveva davanti una persona, l'aveva gia' "pesata". Era un furbo, altro che. Furbo, che non vuol dire furbastro". Un Papa che e' durato un soffio. "Ha sorriso solo 33 giorni", titolo' il Corriere il 30 settembre 1978. C'e' chi dice che Albino Luciani sapesse tutto. Sapeva qual era il suo destino, sapeva che sarebbe diventato Papa e che sarebbe morto poco dopo. Forse glielo rivelo' suor Lucia, l'ultima delle veggenti di Fatima ancora in vita. "Guardi, almeno un fatto e' certo e posso confermarglielo io, perche' e' una cosa che ho visto con i miei occhi, e che ho sentito con le mie orecchie. Nel marzo del '78, quando era patriarca di Venezia, ando' in pellegrinaggio a Fatima. Al ritorno venne qui a Canale per guidare in parrocchia una meditazione sulla Quaresima. Siccome in canonica non c'era il riscaldamento, e faceva freddo, e lui era malato, venne a stare qui da me. Il giorno del suo arrivo io ero stato a Belluno, e rincasai verso sera. Mia moglie mi venne incontro e mi disse: "Guarda che se ne sta sempre solo, pare che stia poco bene". Lo vidi qui, in questa stanza, che e' poi quella dov'e' nato. Guardi, era seduto proprio li' dov'e' seduto lei adesso. Solo e pensieroso. Gli chiesi cos'avesse. Mi rispose: "Sai che sono stato a Fatima?". Certo, dissi. "Ma sai anche che suor Lucia mi ha mandato a chiamare, e mi ha voluto parlare?". Questo no, questo non lo sapevo, risposi. E lui: "Sai che continuo a pensare a quello che mi ha detto?". Subito dopo prese il breviario e ando' in camera a pregare". E non aggiunse altro? "No. Il giorno dopo era ancora cosi', strano, e ancora mi disse che continuava a pensare a quello che gli aveva detto suor Lucia. Non mi ha mai voluto svelare il contenuto di quel colloquio a Fatima. Quando mori', il suo segretario, che l'aveva accompagnato a Fatima, mi racconto' che quel colloquio con suor Lucia era durato due ore, che mio fratello ne era uscito sconvolto e che per tutto il viaggio di ritorno non aveva aperto bocca. Posso dirlo? Secondo me lui sapeva che sarebbe diventato Papa, e che sarebbe morto poco dopo". E ci sarebbero altri segnali, altri indizi in questo senso? "Quando e' morto, abbiamo ricevuto una lettera da Manila. Ci riferivano che poche ore prima che mio fratello morisse, durante una conferenza pubblica, l'arcivescovo di Manila, cardinale Jaime Sin (ancora vivo e in carica, ndr) aveva raccontato che il giorno dell'insediamento era andato a complimentarsi con lui, e Albino gli aveva risposto: "Ma il mio pontificato sara' breve". E non e' l'unica testimonianza di una simile "profezia". "No, una cosa simile ce l'ha detta suor Vincenza Taffarel, la religiosa infermiera che l'ha seguito fin dai tempi in cui era vescovo di Vittorio Veneto. Ci ha raccontato che un giorno, nello studio del pontefice, lui le disse: "Su questa sedia rimarro' poco, perche' presto ci sara' uno straniero". Chissa' quanti sorrideranno, increduli. C'e' pero' un altro fatto, misterioso, che chiunque puo' verificare, perche' e' un fatto pubblico, ed e' stato pure filmato. Il 16 settembre 1972 papa Paolo VI, diretto al congresso eucaristico di Udine, fece sosta a Venezia, dove Luciani era patriarca. Nella piazza gremita dai fedeli Paolo VI, con un gesto senza precedenti, si tolse la stola papale e la mise sulle spalle di colui che sei anni piu' tardi gli sarebbe succeduto. "Io c'ero, quel giorno. Ricordo benissimo che Paolo VI, prima di dare la stola a mio fratello, si giro' verso la folla come per dire: guardate bene cosa sto facendo, e cercate di capirne il significato. Albino divento' rosso come non l'avevo mai visto, e a me vennero i brividi". Ricorda l'ultima volta che vide suo fratello? "Ricordo. Mi saluto' come non aveva mai fatto, abbracciandomi piu' volte. E guardi che non ci eravamo mai abbracciati, io e lui, neanche da ragazzi... Eppure, quando ci lasciammo torno' indietro, mi raggiunse all'ascensore e mi riabbraccio' ancora una volta". E se l'avessero ucciso? C'e' chi ha scritto dei libri, su quest'ipotesi. Il primo fu David Yallop, con quel suo "In nome di Dio". "Hanno messo insieme una serie di "gialli" che non stanno in piedi. Come quello dell'orologio scomparso. "Dov'e' finito l'orologio del papa?", si chiede Yallop. Guardi li' dov'e' finito", dice Edoardo Luciani, e indica il polso di sua moglie. Eccolo qui, l'orologio che fu prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo I. Sul retro della cassa e' inciso lo stemma di papa Montini. + un Longines di metallo, un orologio economico. Michele Brambilla 


----------------------------------------------------------------- UN NUOVO LIBRO E due sere prima di spirare previde l'avvento di Wojtyla MILANO - Agli "indizi" riferiti da Edoardo Luciani nell'intervista qui sopra, se ne aggiungono ora altri che confermano l'ipotesi di una misteriosa "conoscenza", da parte di Albino Luciani, di cio' che gli sarebbe accaduto. Due sono raccontati in un libro appena uscito e scritto da due giornalisti del "Giornale", Andrea Tornielli e Alessandro Zangrando. In questo libro, "Papa Luciani, il parroco del mondo" (Edizioni Segno di Udine, 225 pagine, 20.000 lire), si riferisce un particolare, finora inedito, che da' un significato nuovo al clamoroso gesto di Paolo VI. Tornielli e Zangrando hanno scoperto che la mattina del 16 settembre 1972, alle 7.30, poco prima di partire per Venezia, Papa Montini scrisse di suo pugno una "nota complementare" al suo testamento. Quel giorno, quindi, Paolo VI pensava alla sua morte, e al suo successore. E con un gesto senza precedenti nella storia della Chiesa si tolse la stola papale per metterla sulle spalle di chi sarebbe stato, sei anni piu' tardi, il futuro pontefice. Sempre nel libro "Papa Luciani, il parroco del mondo" e' riportato anche il racconto di John Magee, oggi vescovo irlandese. Magee ricorda che due sere prima di morire Luciani gli disse che presto al suo posto sarebbe stato eletto quel vescovo che, al conclave, stava seduto davanti a lui. E di fronte a Luciani, al conclave, era seduto proprio Karol Wojtyla. Un'altra testimonianza sul misterioso presentimento di papa Luciani e' quella di monsignor Maffeo Ducoli, vescovo emerito di Belluno - Feltre, che in un'intervista che apparira' sul prossimo numero di "Tracce", mensile di Comunione e liberazione, racconta di una telefonata la sera dell'elezione e di una cena due giorni prima della morte. -------------------------------------------------------------


---- LA VITA * NASCITA Giovanni Paolo I nasce a Forno di Canale (Belluno), il 17 ottobre 1912 * LA MISSIONE Nel 1935 e' ordinato sacerdote * PONTIFICATO Il 26 agosto 1978 diventa Papa. Muore 33 giorni dopo, il 28 settembre 1978


Brambilla Michele

(16 settembre 1998) - Corriere della Sera

“C’è la conferma, Papa Luciani non fu ucciso”. A Tgcom24 parla Mons. Enrico dal Covolo

15-10-2012


Giovanni Paolo I

Tra due giorni, il 17 ottobre 2012, sarà il centesimo anniversario della nascita di Papa Luciani, Giovanni Paolo I, scomparso dopo soli 33 giorni di pomtificato. Mercoledì, il postulatore della causa di beatificazione di Albino Luciani, Mons. Enrico dal Covolo, rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense, consegnerà al Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il Card. Angelo Amato, una prima parte della positio, ovvero di tutta la documentazione raccolta sulle virtù eroiche, sulla vita e sul presunto miracolo compiuto da Giovanni Paolo I.

“Vengono fuori delle novità interessanti”, dice a Stanze Vaticane – Tgcom24 Mons. dal Covolo, ” emergono nuovi dettagli sullo stato di salute di Papa Luciani e, grazie alle testimonianze (167 persone sentite) e ai documenti medici raccolti, la conferma definitiva che scagiona qualsiasi sospetto di morte indotta”.
Mons. dal Covolo dopo queste novità quale sarà il prossimo passo?
Giorno 17 consegneremo la positio, da lì riprenderà il processo sul miracolo e sono convinto che entro poco tempo, non sappiamo di preciso ancora quanto, il  Papa sarà beato. Tutto è appeso a fili molto sottili, bisogna esser prudenti!
Esser prudenti è l’invito che le è arrivato anche dal Papa?
Papa Benedetto XVI che ho incontrato qualche settimana fa mi ha confermato di esser molto contento per questo passo in avanti verso la beatificazione e mi ha invitato alla prudenza. Lui sostiene con forza questa causa, con affetto e attenzione. Ha dato una benedizione speciale.
Perché Giovanni Paolo I diventerà beato?
Lo diventa perchè è il pastore buono che ha dato la sua vita senza risparmio per la santa Chiesa. Nonostante lo stato di salute precario, l’accettazione del pontificato da parte sua è stato eroico.
È stato comunque un Pontefice molto amato, definito “Papa del Sorriso”…
Nonostante gli appellativi dei fedeli, devo dire che non sempre ha incontrato l’amore della gente: era una persona molto rigorosa su ciò che riguarda la dottrina della fede, non transigeva affatto e vari episodi della sua vita lo dimostrano (come quando da Vescovo di Vittorio Veneto portò via il Santissimo dal tabernacolo dalla chiesa di Montaner dopo che la comunità di fedeli – diventati poi scismatici ortodossi – aveva, per protesta, impedito al parroco da lui nominato di insediarsi in parrocchia – cfr. M. Roncalli, Giovanni Paolo I, Edizioni San Paolo).
“Noi siamo oggetti da parte di Dio di un amore intramontabile. E’ papà; più ancora è madre. Non vuol farci del male; vuol farci solo del bene, a tutti“, disse Papa Luciani durante l’Angelus del 10 settembre 1978. Anche per questa affermazione venne molto criticato…
Per la elaborazione della positio questa affermazione ê stata esaminata dai nostri consultori con molta attenzione perchè estrapolata dal contesto poteva apparire poco ortodossa…
E a che conclusione si è giunti?
Oggi possiamo dire che c’è certezza che il Papa si espresse in modo corretto. Dio è Padre, ma ama i suoi figli con le viscere materne, il che appartiene alla tradizione biblica (vedi il cantico del Benedictus).  Dio quindi ci ama come un padre e allo stesso tempo con l’affetto che darebbe anche una madre!
Dicevamo era un Papa rigido sulla dottrina ma allo stesso molto umile…
Sì, era un suo tratto distintivo. Ricordo che da Patriarca di Venezia fu invitato ad un pranzo in una parrocchia; a tavola gli versarono il vino, lui in genere beveva pochissimo, bagnava solo le labbra, invece questa volta finì tutto il bicchiere. Dopo un po’ si accorsero che al posto del vino avevano versato dell’aceto. “Eminenza”, gli dissero dopo il pranzo in disparte, “non si è accorto che era aceto?”. E lui rispose: “È vero, anche a me era sembrato aceto”. Quella volta bevve tutto senza fiatare per evitare che il parroco che lo aveva invitato facesse brutta figura. Copriva spesso le mancanze degli altri in silenzio, ovviamente tranne che sulla morale cattolica!
Un carattere buono insomma…
Era sempre stato così, io l’ho conosciuto quando era sacerdote a Feltre, era coetaneo di mio zio e si conoscevano molto bene… Lui poi veniva spesso a casa di mia nonna perchè lei si confessava con Don Luciani. Noi bambini eravamo molto presi, affascinati da questo pretino giovane. Voleva insegnarci a giocare a scacchi o a dama, ma non ci riuscì: eravamo un po’ troppo monelli per quei giochi!
E poi da grande si è ritrovato a seguire la sua causa di beatificazione…
Sì, e quando sono stato nominato dal Papa rettore della Lateranense ho dovuto abbandonare le cause dei salesiani che seguivo (tra queste ho tenuto soltanto quella di Jan Tyranowsky, il laico salesiano, guida spirituale di Giovanni Paolo II sepolto a Cracovia che portò avanti l’iniziativa del rosario vivente). Oltre a questa causa, ho chiesto ovviamente di tenere anche quella di Papa Luciani proprio per una questione di affetto, per il legame con questa figura e soprattutto per far andare avanti per bene il processo di beatificazione.  Un cambio di postulatore avrebbe di certo rallentato tutto l’iter per la consegna della positio.
Dalla positio vengono fuori anche novità sull’incontro tra Albino Luciani e Suor Lucia di Fatima?
Non ci fu nessuna profezia sul pontificato o sui 33 giorni, fu un incontro cordiale e molto semplice. Lo stesso Card. Bertone ha detto più volte che Suor Lucia non pronunciò mai quelle parole. È tutta una bufala!

sabato 13 ottobre 2012

Giovanni Paolo I: il papa del sorriso

1/10/2012 

I due papi
GIOVANNI PAOLO I CON IL CARDINALE KAROL WOJTYLA SUO SUCCESSORE

Nai dimenticato e ora rivalutato per le sue intuizioni e sfide, umanamente incompiute, per la brevità del suo pontificato

LORENZO CARLESSO
ROMA

Venerdì 29 settembre 1978 i telespettatori della Rai videro interrotti i consueti programmi d’inizio mattinata. La linea fu data a Giuseppe Vannucchi del Tg1. Sistemati gli occhiali e congiunte le mani il giornalista annunciò: «Questa edizione straordinaria del telegiornale si apre per una notizia che già sta facendo il giro del mondo: è morto il papa […] Giovanni Paolo I. È morto dopo appena trentaquattro giorni dalla sua elezione, uno dei più brevi pontificati della storia». In precedenza la notizia era già stata trasmessa nel corso del giornale radio delle ore 7,30.

La scomparsa di papa Luciani, avvenuta nella notte del giorno prima, provocò sgomento e dolore. Eletto al soglio di Pietro il 26 agosto, Giovanni Paolo I aveva colpito tutti per la sua semplicità e bonarietà. Sacerdote della diocesi di Belluno, era stato nominato vescovo di Vittorio Veneto da Giovanni XXIII e successivamente, patriarca di Venezia e cardinale da Paolo VI. Accettata l’elezione a Pontefice, Luciani decise di ripagare la fiducia dei suoi due predecessori adottandone i nomi. Una novità senza precedenti per la storia della Chiesa.

La sua morte improvvisa diede adito negli anni successivi a congetture, sospetti e storie fantasiose. Articoli di giornale, trasmissioni televisive e libri si interrogarono sulle ultime ore di vita del Papa. Qualcuno arrivò ad ipotizzare una morte non naturale. Tra i più fantasiosi il libro di David Yallop, In nome di DioLa morte di Papa Luciani. In realtà nessuna di queste ricostruzioni è stata in grado di fornire una sola prova. Si tratta di voci, in parte alimentate dalla confusa gestione della notizia della morte, caratterizzata da imprecisioni, errori, ingenuità di chi fu chiamato in quel triste frangente a ricoprire un ruolo di primo piano

A distanza di anni è stato possibile chiarire le principali discordanze trapelate a poche ore dalla morte: 1) a scoprire la salma di Luciani, non fu, come si disse, uno dei due segretari del Papa, l’irlandese John Magee, ma la fedele suor Vincenza; 2) il Papa non leggeva il noto testo medievale L’imitazione di Cristo, o dei documenti relativi alla Segreteria di Stato, ma delle sue vecchie omelie; 3) la causa del decesso non fu con  molta probabilità infarto al miocardio, che lascia visibili segni di sofferenza, ma embolia polmonare, che provoca una morte istantanea. Già nel 1975, nel corso di un viaggio in Brasile, Luciani aveva sofferto a causa di un embolo poi rivelatosi non fatale. Negli anni Sessanta aveva subito due operazioni chirurgiche; in gioventù era stato ricoverato due volte per sospetta tubercolosi. Appena nato era stato battezzato dalla levatrice Maria Fiocco, per timore che non potesse sopravvivere.

Poche ore prima di morire il Papa manifestò dei malesseri. Ricordò il suo segretario, don Diego Lorenzi: «Quella sera, l’ultima sera in cui fu in vita, ha accusato delle fitte al petto verso metà della cena. Alla nostra richiesta di convocare un medico, ha risposto: mi sta passando, mi sta passando. E siccome la nostra educazione nel rispettare i superiori, tanto più un Papa, ci impediva di disobbedire abbiamo ritenuto opportuno non chiamare il medico. Fu una omissione di cui non potemmo valutare la gravità». 

Nelle prime ore del giorno seguente la tragica scoperta di suor Vincenza, che corse ad avvisare padre Magee. Avvisati del trapasso, i familiari di Luciani raggiunsero Roma. Tra i ricordi, quello della nipote Lina Petri, rimane tra i più significativi: «Nel letto c’era mio zio morto, che guardava con la faccia rivolta verso la porta da cui io sono entrata; con un sorriso, cioè sorrideva, un sorriso lieve, ma sorrideva. Questa è un’immagine che mi è rimasta impressa sempre, anche ora dopo tanti anni. Tanto è vero che io ho avuto come un sobbalzo e ho pensato: ecco lui ha sorriso a qualcuno, cioè, nel momento in cui moriva vedeva qualcuno, forse un qualcuno con la maiuscola. Lui gli ha sorriso». Quasi una conferma di quanto chiesto al Signore da Luciani: «Ti chiedo una grazia: vorrei che Tu mi fossi vicino nell’ora in cui chiuderò gli occhi alla terra. Vorrei che tu tenessi la mia mano nella tua, come fa la mamma con il suo bambino nell’ora del pericolo. Grazie, Signore».

Tra gli epitaffi qualcuno ricordò quello utilizzato per Leone XI, Pontefice per pochi giorni nell’aprile del 1605: magis ostentus quam datus (più mostrato che dato). Alle accuse rivoltegli per i suoi atteggiamenti semplici Luciani aveva risposto: «Io so che molti criticano i discorsi che faccio, e i miei modi di essere Papa. Qualcuno mi ha definito un Papa insignificante. Io l’ho sempre saputo e il Signore prima di me. Posso essere una ciabatta rotta, ma è Dio che opera in me».

I funerali di Giovanni Paolo I si tennero in piazza San Pietro il 4 ottobre del 1978, alla presenza di autorità e fedeli provenienti da tutto il mondo. La salma, deposta in una bara dal legno chiaro, fu seppellita nelle grotte vaticane accanto ai suoi predecessori. A tutt’oggi è ricordato come il Papa del sorriso, molto amato dai fedeli del Veneto sua terra d’origine.

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