venerdì 28 agosto 2015

Luciani progressista? Nient'affatto!


Ho visto in rete qualche intervista di quasi mezz'ora dove Gesù è completamente assente dal discorso sulla personalità di Luciani...
Invece, era tutto centrato sul CVII. A sentire chi parlava, sembrava che Giovanni Paolo I aveva come priorità fondamentali l'applicazione del concilio, l'ecumenismo, la libertà religiosa, cioè tutti temi che, negli ultimi anni hanno sollevato non poche perplessità per come vengono interpretati. Forse anche l'implementazione delirante di una "nuova chiesa". A questo aggiungiamo un certo "aperturismo" che Luciani avrebbe impostato alla Chiesa, più o meno, in sintonia con l'attuale successore. Nulla di tutto ciò! Chi veramente si prende la briga di leggere i nove volumi dell'Opera Omnia, si farà un quadro di Luciani completamente diverso a quello che tentano di farci ingoiare certi mezzi di comunicazione che portano l'acqua verso i loro mulini del progressismo, dell'aperturismo, del pauperismo nella Chiesa. Chi parla, e scusatemi se devo usare dei toni un po' duri, è una che ha studiato Luciani per anni, che ha vissuto nei suoi luoghi, che ha condiviso con la sua famiglia tanti ricordi, che ha seguito da vicino la sua causa di beatificazione ed a contatto con chi di dovere.
Scusate, però questo dipinto di Luciani che ci vogliono far passare non corrisponde al vero! Forse mi sono sbagliata io che non ho capito nulla, dalla lettura dei suoi scritti, dalle sue prese di posizioni, qual'è il vero pensiero di Luciani sulla Chiesa?

Ho scelto questo articolo che mi sembra rifletta meglio chi era Luciani, trascurando però il paragrafo finale perché veramente, chi conosce Luciani e conosce Bergoglio, sa che tra lui e Bergoglio c'è un abisso!
Ad esempio, la chiarezza e fermezza dottrinale di Luciani! Ma non voglio approfondire perché sarebbe molto lungo il discorso.
Poi si fa cenno ad una Chiesa dal "volto umano" incarnata da Luciani ed, adesso, dal suo attuale successore. Perché? La Chiesa non era umana prima? Non esercitava la misericordia? E' una nuova scoperta questa?

Come ben dice l'autore dell'articolo: "In realtà la storia di Luciani, è la storia di un cardinale tutt’altro che progressista". Un vescovo, come Luciani, che ha preferito provocare un mini-scima anzicché consegnare la sua autorità episcopale alle pretese di un gruppo di parrocchiani disobbedienti, può farci immaginare quale impronta avrebbe dato alla Chiesa come Sommo Pontefice. Una mostra di come avrebbe esercitato la sua autorità pontificia è la sua lettera postuma indirizzata ai gesuiti: http://www.papaluciani.com/ita/insegnamenti/vaticano1978/discomelie.htm#AI%20GESUITI , dove, tra l'altro, invita loro a presentare "una dottrina solida e sicura, pienamente conforme all’ insegnamento della Chiesa" e gli esorta all'obbedienza. Ma la lettera merita di essere letta per intero!

Chi voglia intendere, intenda!

Gloria C. Molinari
Ioannes Paulus PP.I - Papa Luciani - Blog​
papaluciani.com


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La vera storia di Papa Luciani, in odore di santità
 
28 agosto 2015, Americo Mascarucci
 
 
La vera storia di Papa Luciani, in odore di santità
 
 
Altro che progressista, Papa Luciani era un conservatore nel vero senso della parola, un integerrimo difensore delle prerogative della Chiesa e delle sue gerarchie. Giovanni Paolo I sarà presto elevato agli onori dell’altare, il processo di beatificazione sembra ormai giunto alle fasi finali. 

Anche il Papa emerito Benedetto XVI ha deposto in favore della beatificazione del suo amico Albino Luciani ed è la prima volta nella storia della Chiesa che un papa testimonia in favore di un predecessore. Giovanni Paolo I fu papa per soli trentatrè giorni , eletto nell’agosto del 1978 dopo la morte di Paolo VI.  

Sulle cause del suo decesso, inatteso quanto improvviso, se ne sono raccontate e scritte tante, tesi e congetture hanno tenuto banco per anni, come quella più frequente di un complotto ordito dal potente presidente dello Ior Paul Marcinkus che Luciani, si disse, voleva licenziare. Altri sostengono che sarebbe stato avvelenato perché intenzionato a riformare la Curia, fare piazza pulita di tutti i potenti cardinali del “partito romano”; altri ancora riferiscono di un suo eccessivo progressismo che avrebbe rischiato di danneggiare la Chiesa aprendo a concessioni troppo rivoluzionarie. 

Quest’ultima tesi, quella del papa aperto al mondo, eccessivamente sensibile al tema dei diritti civili e dell’utilizzo dei contraccettivi, desideroso di modernizzare la Chiesa, è stata anche sposata dalla fiction che alcuni anni fa ha tentato di raccontare la vita del Pontefice. In realtà la storia di Luciani, è la storia di un cardinale tutt’altro che progressista. 

E’ la storia di un vescovo che a Vittorio Veneto arrivò a provocare uno scisma nella comunità di Montaner dove un gruppo nutrito di fedeli si era ribellato alla nomina di un parroco non gradito alla popolazione. I parrocchiani ribelli bloccarono l’ingresso della Chiesa ed impedirono di fatto al nuovo parroco di mettervi piede. Non solo, gli stessi fedeli scesi in piazza per chiedere a Luciani la nomina di un altro prete in sostituzione di quello scelto dal vescovo, arrivarono persino a minacciare l’adesione alla Chiesa ortodossa nel caso in cui non fosse tornato sui suoi passi. 

Il futuro pontefice non soltanto non indietreggiò, ma scortato dai carabinieri andò personalmente a Montaner dove sconsacrò la chiesa parrocchiale vietando a qualsiasi altro sacerdote di celebrarvi l’Eucaristia dietro la minaccia di provvedimenti canonici. Un gesto di forza rivolto a ristabilire l’autorità del vescovo diocesano messa in discussione dalla ribellione dei parrocchiani. Lo scisma ci fu veramente ma Luciani restò fermo sulle sue posizioni. 

La stessa fermezza la ebbe anni dopo da patriarca di Venezia quando la Fuci veneziana, la federazione degli universitari cattolici, si schierò in occasione del referendum sul divorzio del 1974 contro l’abrogazione della legge Fortuna-Basili seguendo le indicazioni dei cattolici progressisti in contrasto con le gerarchie. Di fronte all’indisponibilità degli studenti a rivedere le loro posizioni, Luciani sciolse l’organizzazione studentesca. Un uomo fermo, risoluto, anche autoritario sotto certi aspetti. 

Da vescovo proibì nelle sue diocesi i pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo perché, essendo vissuto al fianco del vescovo di Padova, il cappuccino Girolamo Bortignon grande nemico di Padre Pio non ha mai creduto alla sua santità. La sua elezione avvenne all’insegna della mediazione fra conservatori e progressisti, i primi decisi a sostenere l’arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, i secondi orientati sull’ex segretario di stato di Paolo VI Giovanni Benelli. Alla fine fu scelto lui che sin da subito si mostrò per certi versi innovativo. 

Avrebbe voluto chiamarsi Pio XIII per dimostrare la sua continuità ideale con Pio XII ma fu sconsigliato dal farlo perché quel nome poteva suonare come un ritorno al passato, una sconfessione del Concilio Vaticano II. Scelse allora di chiamarsi Giovanni Paolo in onore ai suoi predecessori, Giovanni XIII e Paolo VI, il primo lo aveva voluto vescovo, il secondo cardinale. Avrebbe voluto parlare alla folla in piazza San Pietro il giorno dell’elezione ma gli fu spiegato che il protocollo non lo prevedeva (Giovanni Paolo II due mesi dopo avrebbe infranto questa regola che né Benedetto XVI, né Francesco hanno più rispettato); sostituì la cerimonia dell’incoronazione con una sobria celebrazione di inizio pontificato; abolì il pluralia maiestatis parlando in prima persona ai fedeli, rinunciò ai formalismi in favore di un linguaggio semplice, chiaro, anche schietto in certi momenti, scandalizzando i rigidi custodi del protocollo vaticano. Che non amasse Marcinkus è risaputo, già da vescovo e da cardinale ebbe a lamentarsi di lui e del suo modo di gestire lo Ior. 

Forse è anche vero che fosse sul punto di licenziarlo, ipotesi però che non ha mai trovato conferme ufficiali. Guidò la Chiesa per soli trentatre giorni ma seppur per poche settimane seppe conquistare il cuore della gente per la sua semplicità, la sua timidezza sbandierata e mai nascosta e per il suo straordinario sorriso. Voleva riformare la Chiesa? Voleva liberarla dall’eccesivo potere dei curiali? E’ stato tolto di mezzo per questo? Lasciamo queste teorie, per giunta mai dimostrate, agli appassionati di dietrologie, complotti e misteri. 

La beatificazione renderà onore ad un grande papa che, seppur per pochi giorni, ha saputo mostrare al mondo l’immagine di una Chiesa dal volto “umano”, la stessa che oggi è incarnata da papa Francesco, da quella sua semplicità forse riscontrabile soltanto in Albino Luciani.  Ma per favore, non dipingetelo per quello che non era, perché il patriarca che sciolse la Fuci veneziana perché favorevole al divorzio, non avrebbe potuto da papa comportarsi in maniera opposta. 
 
 
 


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